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Sgomberi Via del Colosseo: ecco come il Comune potrebbe insabbiare tutto

by La Redazione
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Via del ColosseoRoma, 8 feb – “Invoco la vendetta divina su chi mi ha ridotto così senza alcuna pietà”. E’ lo sfogo della signora Laura (una delle signore con disabilità e che versa in stato di indigenza che è stata sgomberata dalla casa nella quale viveva da anni a Roma) affidato a Facebook qualche ora fa, ormai esasperata dopo essere stata ingiustamente sgomberata da casa sua a Via del Colosseo 73 e aver subito a partire dal 14 luglio scorso 2016 una vicenda personale veramente inquietante. Forse non a caso il suo nick name su Facebook è “Maga Magò” e si deve dire che dal giorno in cui è stata definitivamente buttata in strada dalle truppe inviate dal Sindaco Raggi e dal suo “Cerchio Magico”, il 29 settembre 2016, questa maledizione un qualche effetto lo abbia avuto.

La “Suburra” (in latino “Subura”, sub urbe) è una valle che dal Colle Esquilino digrada verso l’attuale parco archeologico romano, segue praticamente il percorso di Via Merulana fino a Largo Corrado Ricci da cui si vede a sinistra l’imponente mole del Colosseo, al centro i Fori Romani e a destra il colle del Campidoglio. Via del Colosseo è l’ultima traversa, un vicolo, prima di Via dei Fori Imperiali che separa la città dagli antichi ruderi. Già nell’antica Roma delle origini la Suburra era un quartiere malfamato e sottoproletario, tant’è che nell’età augustea si eresse un enorme muro ancora oggi in parte esistente per separare il quartiere dal Foro Romano nel frattempo diventato il centro politico, economico e sociale dell’antica Roma, mentre un parziale risanamento fu opera di Mecenate, il famoso protettore dei poeti e amico personale di Augusto, che nella parte alta della Suburra edificò il suo “Auditorium di Mecenate” che esiste ancora oggi. Con la caduta dell’Impero Romano Il Colosseo, il Foro e il Campidoglio vennero abbandonati (Roma passò da circa un milione e mezzo di abitanti, la più grande metropoli dell’antichità, a circa 20.000). Cominciavano i “secoli bui”, il Colosseo fu invaso dalla vegetazione e quasi scomparve alla vista, il Foro subì l’interramento e da suolo spuntavano tetre solo le colonne degli antichi templi. La Suburra subi la stessa sorte: gli antichi edifici popolari a più piani costruiti in legno crollarono, il legname di risulta fu usato per riedificare una sorta di baraccopoli, e in questa area ormai oscura e miserabile cominciarono a fiorire leggende.

La più importante e diffusa era quella che narrava della presenza di una Porta degli Inferi all’interno delle rovine del Colosseo, nascosta nell’intrico della vegetazione, e che questa fosse nota a Maghi e Fattucchiere della Suburra, e attraverso la quale entravano in contatto con le forze demoniache, e che da queste ricevevano poteri magici e ricette per preparare veleni con i quali si colpivano gli avversari e si risolvevano financo i contrasti familiari. Famosissima l’ “Acqua Tofana” che fu messa a punto nel 1600 dalla Fattucchiera di origine palermitana Giulia Tofana che vendendo questo veleno divenne famosa e ricchissima (una miscela di arsenico, piombo e belladonna. Veniva comunemente usata per “divorziare”). La ragione di questa “Porta degli Inferi” dentro al Colosseo risiedeva nel fatto che dal momento in cui l’arena era impregnata del sangue di decine di migliaia di persone morte in modo violento, dai gladiatori, ai condannati, fino alle stragi di Cristiani delle varie persecuzioni da Nerone a Diocleziano, tutta l’area si considerava invasa dai fantasmi di questi “perseguitati” che non trovavano pace, per cui il Demonio gli offriva una porta per gli inferi nel luogo del loro martirio. E forse proprio per questo fra il 1675 e il 1750 il Papa Clemente X e Benedetto XIV risanarono l’area decretando il Colosseo monumento cristiano ed edificando nuovi edifici, e infatti tutta Via del Colosseo risulta edificata nella seconda metà del 1600 (proprio ai tempi dell’Acqua Tofana) e comprende anche la Casa Generale dei Cistercensi Foglianti, un ordine religioso fondato in Francia nel 1098 (il ramo dei “Foglianti” si dedicava al recupero cristiano e alla vita monastica delle donne, sia nobili che popolane).sgomberi CasaPound Via del Colosseo

Maga Magò è stata indubbiamente “perseguitata”: dopo 29 anni in cui viveva in quella casa (chiariamolo, non era “abusiva”, le false accuse penali sono decadute in Procura) con un inganno è stata sbattuta in un campo Rom in cui resiste un mese e mezzo, dopo due ricoveri in ospedale (“stato generale gravissimo” recitano i referti medici) rientra a casa sua per salvarsi la vita. L’8 agosto 2016 ancora un inganno: la mandano al Camping Fabolous con la promessa di un bungalow che invece non c’è (lo aveva invece ottenuto uno dell’ISIS, a spese del Comune), rientra ancora a casa sua a Via del Colosseo e la denunciano per quattro reati, e infine il 29 agosto la buttano in mezzo alla strada con 60 Vigili Urbani “in armimandati dal Sindaco e dal suo ormai famoso “Raggio Magico” che ad agosto ancora è in carica, ma che subito dopo viene smantellato da dimissioni, polemiche, arresti, indagini in corso e polizze assicurative. Il vicesindaco, dimissionario; il Capo del personale, in galera; l’assicuratore indagato, la “Sindaca” in caduta libera nei sondaggi… e indagata. Che abbia avuto effetto la maledizione della Maga con vista sulla “Porta degli Inferi”? Non è che a questo punto al Raggio Magico piuttosto che gli avvocati difensori gli serve un Esorcista?

Nel frattempo la Maga continua la sua terribile odissea, entra e esce dagli ospedali con crisi ipertensive che degenerano in crisi cardiache, è ospite “a scadenza” in una organizzazione compassionevole, l’Assistente Sociale che gli invia il Comune le dice che “non ha diritto” all’assistenza pubblica (vive con 286 €/mese di pensione e pagava 117 €/mese di affitto per 29mq in una casa costruita nel 1600), che non possono mandarla nemmeno temporaneamente in una casa di riposo, e più la Maga si dispera e più quella infierisce, la vuole mandare in una RSA – Residenza Sanitaria Assistita, in manicomio. Se riescono a farla morire non rischiano che il Tribunale Civile a cui ci stiamo rivolgendo ordini di restituirgli la casa di cui ha “pieno titolo” perché le sue ragioni sono inappuntabili.
Se riescono a farla morire si supera sia il fatto che le accuse penali a suo carico, falsamente imbastite, siano decadute e si rende inefficace anche qualsiasi provvedimento di restituzione della casa da parte del Tribunale Civile, e quindi il suo sontuoso appartamento può essere passato a qualcuno che ci aveva messo gli occhi sopra, che lo ristruttura e lo trasforma in “grazioso loft con vista Porta degli Inferi” in cui poi qualche benestante riccone che se lo compra a quarantamila € ci può portare le mignotte (in romanesco si chiama “scortico”).

sgomberi Via del ColosseoNemmeno la Maga può sperare nella solidarietà dei media perché tutta l’operazione iniziò a febbraio 2016 proprio con una campagna stampa sui “furbetti del Colosseo” e quindi ora a scrivere che la Maga (e Massimo) stavano a casa loro, farebbero la figura dei fessi. Blasonatissimi, ma fessi. E poi dietro questa storia c’era un disegno mica da poco, nato prima ancora che la “Sindaca” fosse eletta (ma c’era già il Raggio Magico): Via del Colosseo era un test per dimostrare che “si poteva fare”, una volta mostrati i muscoli e date le botte sono uscite 500 lettere di sfratto (288 spedite), e poi un elenco di 60.000 contratti di affitto da “rivedere” mandandoli in Procura. Si potevano recuperare migliaia di appartamenti con quelli in zone di pregio per imbastirci saporiti business stile Mafia Capitale (rendono più della droga!) e quelli nei quartieri popolari per rimetterli in graduatoria e darli ai famosi migranti, bastava dichiarare i romani “abusivi” e usare la Procura per raggiungere rapidamente lo scopo. Per cui si capisce che se la Maga muore non avrà nemmeno un richiamo in Cronaca dai blasonatissimi Grandi Giornali.

Ma se muore, la Maga, avrà ben altri appoggi a sostenere le sue invocazioni al castigo divino, non ci sarà Esorcista che tenga. Sarebbe meglio restituirgli casa sua con tante scuse. Comunque noi che magari abbiamo la camicia nera, non la coscienza, li stiamo aiutando. Ora, l’istanza di restituzione al Tribunale Civile che ha giurisdizione sulle questioni amministrative, e poi richiesta di fare i contratti scritti come il Comune di Roma è impegnato a fare dal 15/06/2015, in base alla delibera 165 del 2014, applica tardivamente (16 anni!) il dettato della Legge 481/1998.
La legalità la facciamo rispettare noi, non le camicie bianche con le anime nere.

Luigi Di Stefano

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1 commento

filippo emanuele 8 Febbraio 2017 - 10:32

Abbandonata dalle istituzioni, servizi sociali, a dir poco imbarazzanti, non riuscire ha trovare una sistemazione dignitosa a Laura è il simbolo del fallimento dei pentastellari…
Maledetti

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