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Soldi e droga in cambio di sesso con minorenne: prete di Milano nei guai

by Giuliano Lebelli
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preti-pedofiliRoma, 25 mar – Avrebbe pagato un minorenne per fare sesso con lui e, allo stesso scopo, gli avrebbe anche fornito della droga. Sono queste le gravi accuse mosse contro don Alberto Paolo Lesmo, parroco a Milano S. Marcellina e decano di Milano-Baggio. Gli episodi, secondo l’accusa, sarebbero avvenuti fra il 2009 e il 2011 e con l’aggravante di avere approfittato del suo ruolo di sacerdote. All’epoca dei fatti, il ragazzo aveva tra i 14 e i 17 anni. Nel procedimento sarebbe indagata anche un’altra persona, che frequentava lo stesso minore e che, sembra, in un’occasione avrebbe anche violentato il ragazzo, cosa non contestata, tuttavia, al parroco. Il pm Giovanni Polizzi, titolare dell’inchiesta sul religioso, nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio per il sacerdote. La data dell’udienza preliminare non è ancora stata fissata.

A don Lesmo viene contestata l’accusa di prostituzione minorile (ossia, come prevede la legge, il fatto di aver pagato un minore per rapporti sessuali) e quella di cessione di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver agito per ottenere prestazioni sessuali da un minorenne. L’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha intanto sospeso da ogni incarico don Alberto Paolo Lesmo. L’arcivescovo e i suoi collaboratori esprimono “sconcerto e dolore” per la vicenda e “pregano fin da ora per la vittima dei fatti contestati e i suoi familiari e per don Lesmo. Una preghiera particolare – spiegano in una nota – anche per i fedeli della comunità cristiana di S. Marcellina, ai quali si domanda di offrire spiritualmente la sofferenza causata da questo scandalo e di restare uniti intorno al Mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo che si stanno celebrando in questi giorni santi”. In un comunicato si spiega come l’Arcidiocesi sia venuta a conoscenza dell’indagine a carico del sacerdote il 2 marzo 2016 e abbia appreso che nel 2013 don Lesmo fu oggetto di una perquisizione in parrocchia, “senza però che il prete ne desse in alcun modo notizia ai suoi superiori diocesani”. “Solo in questi ultimi giorni – sottolinea la Curia – è stato possibile appurare la facoltà per l’Arcidiocesi di intervenire con questi provvedimenti così che non configurassero intralcio alle indagini”.

Giuliano Lebelli

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