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Gli immigrati non scappano dalla guerra. La grande scoperta del Corriere della Sera

by Davide Di Stefano
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Immigrati: partito corteo a Castel Volturno, 'Stop Razzismo'Vibo Valentia, 26 apr – Sono dovuti andare fino a Vibo Valentia a realizzare un’impegnativa inchiesta giornalistica per arrivare a questo risultato: i centri di accoglienza per immigrati non funzionano, sono uno spreco di soldi e la maggior parte dei richiedenti asilo fa richiesta solo per perdere tempo e non sta scappando da nessuna guerra. Quello che per i lettori de Il Primato Nazionale è un’ovvietà appare invece come una grande scoperta per quelli del Corriere della Sera, giornale solitamente schierato in favore dell’accoglienza e sempre pronto, insieme ai colleghi di Repubblica, a raccontarci qualche storia strappalacrime tesa a farci accettare l’arrivo di enormi masse allogene. Questa volta però anche l’autorevole quotidiano non può fare a meno di raccontare la realtà. Una realtà fatta di giovani ragazzoni provenienti dall’Africa subsahariana come Fofana Samba, che da due anni staziona in un albergo sul mare a spese dei contribuenti italiani e che passa le sue giornate mangiando, dormendo, giocando a calcio e utilizzando il suo tablet. Non fa nemmeno le pulizie visto che ci pensa la donna delle pulizie (pagata da chi?,ndr) mentre alla domanda se si prepari almeno da mangiare la risposta è: “No. Vedo il cibo quando è pronto. Io non cucino”. Gli altri ragazzi conducono più o meno la stessa vita del maliano Fofana Samba, sbattuti in un angoletto all’ombra dei pini in attesa dei ricorsi e controricorsi rispetto alla domanda d’asilo che hanno presentato, come ammette lo stesso Corrieresolo per prendere tempo, visto che nessuno qui fugge da guerre e persecuzioni“.

Tutte le domande presentate in questo centro di Vibo Valentia sono state respinte. E c’è di più, nessuno dei 219 ospiti del centro di Vibo Valentia si è presentato ai corsi di italiano e da elettricista, fabbro, pizzaiolo, cartongesso, guida macchine agricole, salvataggio e primo soccorso in spiaggia, teatro. Niente di niente, hanno preferito rimanere a sonnecchiare sbattuti nel centro. Questi corsi sono stati organizzati dall’associazione Monteleone, una di quelle che ha l’appalto per a gestione dell’accoglienza per conto delle Prefetture, che in bilancio ha 1100 euro da impiegare per ciascun immigrato ospite del centro di accoglienza! Uno spreco enorme di denaro pubblico. Solo il centro computer all’hotel dell’accoglienza è costato 85 mila euro. Ma il peggio deve ancora venire. Per invogliare gli immigrati a partecipare ai corsi gratuiti a loro destinati, la presidente dell’associazione, tale Lelia Zangara, ammette candidamente di aver dato 50 euro a ciascun ospite del centro in cambio della partecipazione! Roba da pazzi.

Per il Corriere però, questi sprechi non sono dovuti alla folle logica che c’è dietro la gestione dei flussi migratori, ad una politica autolesionista nei confronti degli italiani, “etnomasochista”, ma alla cultura assistenziale e sprecona degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, la stessa che ha creato il debito pubblico. Dunque in una nazione in cui per una giovane coppia fare un figlio è un’impresa, la casa un miraggio e il lavoro sempre più precario e senza tutele, il fatto che lo Stato scelga di destinare 1100 euro alla formazione e all’accoglienza di ogni ultimo arrivato, soldi che puntualmente finiscono a ingrassare le cooperative e le associazioni come questa Monteleone, è solo una questione di lasciti del secolo scorso. Ma di fronte alla disfatta dell’accoglienza dei poveri migranti di casa nostra, la soluzione del Corriere della Sera come si chiama? Blocco dell’immigrazione? Destinazione di quelle risorse alle famiglie italiane? Aiuti concreti nei paesi d’origine degli immigrati? Nient’affatto, la soluzione è la Germania. In Germania funziona tutto, l’accoglienza è una bomba. “Non deve per forza finire così, neanche nei Paesi più aperti agli stranieri. Perché il problema non è se accogliere o no, ma come farlo”. L’accoglienza firmata Angela Merkel appare l’unica speranza per il nostro reporter del Corsera. Perché, a differenza di noi italiani dai baffi neri, “la cancelliera ha spiegato che l’obiettivo è rendere più facile per chi richiede asilo accedere al mondo del lavoro. Non renderli alienati, passivi e depressi, con un futuro da accattoni o da manovalanza criminale. Il modo per farlo è superare il welfare paternalista e chiedere ai migranti qualcosa in cambio di qualcos’altro”. Che stupidi, come avevamo fatto a non pensarci prima? La soluzione è lì, ad un passo. Magari il giornalista del Corriere della Sera il prossimo reportage lo potrebbe fare direttamente da Colonia, così ci racconta come funziona il modello di integrazione tedesco.

Davide Di Stefano

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8 comments

Adeline Maria Plesa 26 Aprile 2016 - 6:24

Salve,Sono Adeline,da Firenze,vorrei condividere un soggeto con qualche ….collegamento a questo.Ho una storia vera,con prove,etc.e dramatica.Vi lascio miei recapiti (tel.3880565483)se avete interesso vi ringrazio in anticipo!
(Infermiera regolare,invalida in seguito un intervento mallandato,che deve fare una vita de condanatta e paria a 49 anni,in situazione de …farla finita…..VI PREGO CONTATATTEMI!)

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Paolo 26 Aprile 2016 - 9:05

La fonte? In questo caso il rimando all’articolo del Corsera?

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verita' 26 Aprile 2016 - 9:10

L’INCHIESTA
Migranti e assistenzialismo
Gli errori nell’accoglienza
Vitto e alloggio senza lavorare né studiare: è l’assistenzialismo dei centri di accoglienza.L’esatto opposto del modello tedesco. Il Viminale ha scritto ai sindaci invitandoli a far fare ai richiedenti asilo piccoli lavori per i Comuni. Non è successo quasi nulla
di Federico Fubini

Briatico (Vibo Valentia) Dice di avere diciannove anni, ma ne dimostra dieci di più. Dice che di solito si sveglia alle nove e trascorre le sue giornate in modo semplice: «Manger, dormir, Facebook, un film». Qualche volta, una partita di calcio. Tiene pulita la sua stanza? No: ci pensa la signora Antonella, la donna delle pulizie. Si prepara da mangiare? «No. Vedo il cibo quando è pronto. Io non cucino». Fofana Samba, che si dichiara cittadino del Mali, conduce precisamente questo stile di vita da quando è sbarcato senza documenti dalla Libia a Vibo Valentia nel giugno di due anni fa. Appena riemerso dal riposo del dopopranzo porge una debole stretta di mano, il tablet sottobraccio, attorno a lui tanti altri ragazzi sub-sahariani assorti nei loro smartphone all’ombra dei pini dell’hotel sul mare che oggi li accoglie. Quasi nessuno di loro viene da guerre o persecuzioni, tutti hanno presentato domanda d’asilo politico — con ricorsi e controricorsi — per guadagnare tempo e intanto restare qui. La lentezza della giustizia italiana è il loro più grande alleato.
«Voglio essere un rifugiato»
Fofana sorride con indolenza. «Voglio essere un rifugiato», è la sua posizione. In due anni un piccolo avvocato locale — Vibo Valentia è prossima al record europeo per densità di legali nella popolazione — ha presentato per lui una serie di domande di asilo. Cento euro l’una, pagate con l’argent de poche dell’accoglienza. Tutte respinte fino al ricorso attuale, pendente da mesi, ma Fofana non ha mai fatto lo sforzo di imparare una parola d’italiano. Ha capito anche lui che questo Paese, per inerzia, sta riproducendo con i migranti le peggiori tare dell’assistenzialismo degli anni 70 e 80 del secolo scorso. Forse è la sola risposta che la macchina amministrativa sia in grado di fornire nell’emergenza, se non altro perché è quella che conosce già. Questo è il welfare che dà qualcosa in cambio di niente. È un sistema che distribuisce vitalizi e protezione senza pretendere dai beneficiari lo sforzo di imparare un mestiere, né le leggi o la lingua del Paese ospitante, o anche solo senza chiedere loro una mano a tenere pulita la strada comunale qui fuori. Una perla del Mediterraneo come Briatico ne avrebbe un gran bisogno, ora che ha di nuovo un sindaco accusato di concorso in associazione mafiosa. Non deve per forza finire così, neanche nei Paesi più aperti agli stranieri. Perché il problema non è se accogliere o no, ma come farlo. Il 14 aprile scorso i leader della grande coalizione al governo in Germania sono riemersi da sette ore di negoziati fra loro con un annuncio che, visto dall’Italia, suona lunare: ci sarà una nuova legge sull’integrazione degli stranieri. La cancelliera ha spiegato che l’obiettivo è rendere più facile per chi richiede asilo accedere al mondo del lavoro. Non renderli alienati, passivi e depressi, con un futuro da accattoni o da manovalanza criminale. Il modo per farlo è superare il welfare paternalista e chiedere ai migranti qualcosa in cambio di qualcos’altro. Lo Stato federale tedesco li nutre e alloggia, proprio come lo Stato italiano versa anche una piccola diaria a chi arriva senza documenti chiedendo asilo politico.
Al bando non si è presentato nessuno
In contropartita però la Germania pretende dagli stranieri alcuni impegni specifici: obbligo di frequenza a corsi di lingua, cultura e legislazione tedesca, con regolari verifiche dell’apprendimento; per chi non adempie c’è il ritiro progressivo dei benefici. La grande coalizione di Merkel prevede anche ciò di cui avrebbero tanto bisogno Briatico e molte altre municipalità italiane che ospitano i migranti: piccole somme in più, magari un euro l’ora, a chi svolge lavoretti per la comunità locale. Vista dal fondo della Calabria, la Germania è lontana. Qui di recente l’Associazione Monteleone, una delle centinaia che gestiscono l’accoglienza per conto delle Prefetture, si è vista costretta ad andare all’estremo opposto. Nella gara vinta per la gestione dei migranti deve impegnare un bilancio che vale oltre 1.100 euro al mese per ciascuno di essi. Ha investito 85 mila euro in un centro computer nell’hotel dell’accoglienza, ha organizzato corsi di italiano e da elettricista, fabbro, pizzaiolo, cartongesso, guida macchine agricole, salvataggio e primo soccorso in spiaggia, teatro. Non si è presentato quasi nessuno. I 219 richiedenti asilo sono rimasti tutti in camera a sonnecchiare e guardare la tivù, semplicemente perché potevano. Alla fine, spiega la direttrice dell’associazione Lelia Zangara, il solo argomento per stanarne alcuni — pochi — è stato un piccolo zuccherino: 50 euro in cambio della frequenza dei corsi.
Le medicine gratis e i mal di testa
Neanche in Italia, dove i migranti in strutture «temporanee» di questo tipo sono oggi ufficialmente 82 mila, deve finire per forza così. Non è scritto nelle leggi che debba continuare a riprodursi con gli stranieri l’assistenzialismo responsabile del debito pubblico. A novembre scorso il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per l’immigrazione al ministero dell’Interno, ha scritto ai sindaci invitandoli a far fare ai richiedenti asilo piccoli lavori per i Comuni. Non è successo quasi nulla. Da settimane esiste poi al ministero della Giustizia una bozza di decreto per velocizzare nei tribunali le pratiche sui ricorsi degli stranieri. Eppure non approda in Consiglio dei ministri. A Vibo Valentia intanto l’associazione Monteleone ha fatto incetta di tic tac. Da quando i migranti hanno scoperto che qui le medicine sono gratis, lamentano ogni giorno mal di testa, mal di pancia e giradito come nell’Italia di prima del ticket. Ma almeno gli stranieri, per ora, non distinguono fra un farmaco e una caramella alla menta.
25 aprile 2016 (modifica il 26 aprile 2016 | 08:25)

corriere della sera

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Eliseo 27 Aprile 2016 - 2:20

Gli italiani sono obnubilati, ipnotizzati, rincoglioniti dai medi di regime. “Italia delenda est”. Non si accorgono a quanto pare di quel che sta accadendo. Non vedono neppure la faccia di Renzi: La sua stessa faccia condanna. Si stanno lasciando condurre al macello senza fiatare.
Massa di coglioni! Dove sono i veri italiani d’altri tempi?

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Martino 27 Aprile 2016 - 4:08

La pigrizia dei negri è la piaga dell’Africa. Mangiare, cacare, scopare, fare un cazzo. Altro che colonialismo bianco.

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LRF 28 Aprile 2016 - 5:47

*** VALUTIAMO IL FUTURO DELLA UE
L’accoglienza con possibile destinazione all’occupazione è una grande cavolata perché a fronte dei nostri 5 milioni di disoccupati, di un paese che frana geologicamente (non solo culturalmente) e di un sud il cui modello di sviluppo voluto in 70 anni di MALGOVERNO impedisce di decollare, FORSE E’ MEGLIO INVESTIRE IN NOI STESSI anziché pensare ad introdurre inutile manodopera FASULLA e a investire sull’estero regalando soldi a destra e a manca!
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Però la vera questione è ben altro: aumentando i disoccupati diminuiscono le loro pretese e allora in tutta l’UE si potranno praticare i 350 euro/mese di retribuzione come già avviene in Slovenia…
Poi c’è in atto la terza spartizione del mondo ove con la UE ben impacchettata e con 350 milioni di africani introdotti entro il 2030 (come chiese un Funzionario ONU) di cui almeno 26 milioni destinati all’Italia, si potrà realizzare l’euorarabia – antico sogno degli Ottomani!
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Quindi in UE verrà rigenerato il mercato del lavoro, sarà assoggettata al volere islamico conquistato con le Leggi europee (da ricordare: “…con le vostre Leggi vi invaderemo, con le nostre vi sottometteremo…”) e sarà finanziata dai petrolnababbi ormai a loro agio in un sistema politico di natura dittatoriale gestito con l’eurogendfor per il rispetto della sharia.
Cosicché la produzione UE sarà in grado di contrapporsi alla stragrande forza dell’attuale area indocinese ridimensionandone l’importanza sui mercati e soprattutto far uscire dalle cassaforti cinesi l’equivalente del 20% della somma dei PIL occidentali!
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Bello scenario, vero?
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Kizzy 28 Aprile 2016 - 4:33

‘La pigrizia dei negri è la piaga dell’Africa. Mangiare, cacare, scopare, fare un cazzo. Altro che colonialismo bianco.’
Quoto e straquoto! L’Africa così sarà SEMPRE sottosviluppata, stavano bene sotto le colonie che almeno hanno portato un pò di civiltà!

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Massimiliano 25 Maggio 2017 - 1:48

L’immigrazione e’ il progetto del Grande Israele , Bilderberg o Trilaterale che sia ha reso i governi tutti schiavi del sistema finanziario , destra e sinistra una sola bugia , fuori dall’Europa e dall’Euro , Banca d’Italia di nuovo pubblica e illegali indietro , 3 anni e ci si rialza … I vari puppets come Mentana e De Benedetti o la Bonino se ne vadano in Israele invece di continuare ad avvelenarci per loro conto

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