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La ragazza No Tav: “Lancio le pietre ma non so perché”

by Paolo Mauri
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imageChiomonte, 30 giu – Nella giornata di domenica scorsa in Val di Susa si è assistito al solito copione di guerriglia urbana messo in atto dai No Tav: un corteo non autorizzato formato da circa 1200 persone, dirigendosi verso il cantiere dell’Alta Velocità, è degenerato, come di consueto, in scontri con le forze dell’ordine caratterizzati da lanci di pietre e petardi che hanno provocato il ferimento di almeno 4 agenti di Polizia.

Il Corriere della Sera è riuscito ad intervistare una ragazza partecipante alla manifestazione, Mara C. di 19 anni, la quale risulta una habitué di tali manifestazioni nonostante la giovane età.

“Io vado dove mi chiamano” racconta Mara, mentre vestita di nero e col volto coperto stringe in mano un limone per difendersi contro il gas CS, ammettendo candidamente di non sapere nulla della causa No Tav: “Sabato, due che conosco mi hanno chiesto se mi andava di venire qui in Piemonte. Ho detto di sì, anche se non ho capito bene a fare cosa, della Tav io non so niente. Siamo partiti in pullman e mi hanno spiegato che bisognava attaccare la polizia. Che dovevo lanciare le pietre, ma non i petardi perché non sono capace. La prossima volta lo farò anch’io”.

La ragazza originaria di Palermo durante l’intervista confessa inoltre di avere perso i genitori e quindi la sua stessa storia. Vive alla giornata da quando, circa un anno fa, arrivò a Roma dove entrò in contatto con la rete antagonista. “Ho conosciuto gente, amici. Si discute di tutto. Se vuoi dormire lì non ci sono problemi” e sempre nel centro sociale romano arriva la “formazione” di Mara: “Mi hanno detto che è giusto fare così, per aiutare chi vive qui. Con il cantiere distruggono quello che c’è”. Per la ragazza tanto basta, le hanno detto che è giusto così e si fida, non approfondisce, non si documenta, del resto, come lei stessa sostiene, sono i suoi nuovi amici che non la tradiranno mai, quelli che le dicono cosa fare e cosa non fare, gli stessi che a Milano, in occasione dei violenti scontri di piazza concomitanti con l’inaugurazione di Expo, non le hanno permesso di fare nulla dato che era la sua prima volta.

Amici che non le hanno dato nessuna base culturale e tanto meno spirituale però, perché, come dice la giovane palermitana, “me l’hanno chiesto in tanti se sono anarchica o dell’autonomia. Per il momento non saprei, non so bene cosa significhi esserlo. Io sono per conto mio. Seguo i miei amici”. L’alienazione dal reale di Mara segue la stessa fenomenologia che è venuta alla luce proprio durante gli scontri di Milano del maggio scorso, quando un giovane ragazzo della provincia (Lacchiarella), intervistato sul perché fosse in piazza a protestare rispose, altrettanto candidamente come la nostra guerrigliera improvvisata, che era lì perché “minchia si fa bordello”, prendendosi del “pirla” dal padre, e da quasi tutta l’Italia.

È interessante sottolineare, oltre alla mancanza di forti basi culturali, come all’interno del movimento antagonista vi sia una organizzazione militante che prende in carico e organizza, quasi minuziosamente come si è potuto vedere a Milano, le operazioni di guerriglia urbana: Mara questa volta ha tirato solo le pietre, per i petardi deve aspettare, come lei stessa dice, perché ancora non ne è capace, va istruita. Del resto non è un segreto che in certi ambienti circolino manuali del perfetto antagonista, volti a dare un inquadramento “militare” alle proteste di piazza.

I giovani ribelli di oggi prendono la jungeriana “via del bosco” non motivati da profonde ragioni filosofiche di rifiuto dell’ordine imperante, non mossi dalla maturata convinzione che occorra prendere una posizione di contrasto ideologico al di fuori sia dell’ignavia che della propaganda ufficiale come vuole il Ribelle del filosofo tedesco, bensì solo per seguire la massa, perché “fa figo”, perché glielo hanno detto gli “amici”. Non rendendosi nemmeno conto di come questa scelta, priva di fondamenti culturali, comporti l’adeguarsi ad un altro ordine imperante che non pone vero contrasto al sistema che essi vorrebbero combattere ma che ne è una diretta emanazione sia ideologica che finanziaria. Utili idioti del sistema capitalistico che essi stessi vorrebbero distruggere.

Paolo Mauri

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