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Norman Atlantic: il numero delle vittime sale. Sono almeno 10

by Francesco Pezzuto
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Foto esclusiva de Il Primato Nazionale

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Otranto, 30 dic – Il sacrificio di vite umane, che di ora in ora aumenta la sua portata, non sembra placare la furia degli elementi, in questo turbinio di fuoco, acqua e vento che dall’alba di domenica ha dato inizio all’odissea del traghetto italiano Norman Atlantic e dei suoi passeggeri. Sono da poco trascorse le 22 del lunedì quando, sul molo nord del porto di Otranto, giunge la motovedetta della Guardia costiera con a bordo le salme di due delle dieci vittime finora accertate. Le manovre di attracco sono complesse, il mare gonfio non concede tregua neanche all’interno del porto, sembra non voler cedere ancora quei corpi che considera suoi.

Dopo circa un’ora di operazioni, svolte in un silenzio umano che lascia spazio solo al fragore delle onde infrante sui frangiflutti e al cigolio delle barche smosse dalla tramontana, i due corpi vengono adagiati sulla banchina per essere sottoposti alla verifica del medico legale. L’uomo, probabilmente, è un greco di 57 anni, la donna, finora l’unica fra le vittime, è sconosciuta. A entrambi viene assegnato un codice alfa-numerico, in attesa di essere traslati nelle bare e condotti a Bari, dove saranno radunati tutti i cadaveri.

Foto esclusiva de Il Primato Nazionale

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Proprio quando le salme vengono adagiate nei feretri, e i corpi martoriati finalmente deposti in cerca di pace, una folata più violenta strappa dalle mani di un guardacoste il sacco blu che conteneva la salma della donna, e lo trascina lungo la banchina, a consumarsi sul cemento: l’ultimo oltraggio possibile, il ghigno finale di una natura che sta duellando con l’uomo. Mentre le auto si allontanano, scortate dalle forze dell’ordine, la motovedetta si sposta di un centinaio di metri e si dispone per il rifornimento di carburante. Chiediamo al capitano se dovranno uscire ancora questa notte: ci dice che si tengono pronti per un’eventuale chiamata ma sottolinea che sono in mare da oltre 24 ore, senza sosta. E’ chiaro che gradirebbe un avvicendamento, il giusto riposo per sé e per l’equipaggio ma la parola “stanchezza”, di fronte alla tragedia a cui stanno assistendo e alla sfida lanciata dal mare, dalle sue labbra non uscirà mai.

Francesco Pezzuto

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