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Né Gomorra né Suburra: “Il più grande sogno” di Mirko Frezza

by Davide Di Stefano
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Mirko Frezza Il più grande sognoRoma, 25 nov – Un “bandito” irresistibile e un amico fidato: insieme sognano di trasformare l’indifferenza del quartiere in solidarietà, l’asfalto grigio in un campo di pomodori. E’ questo “Il più grande sogno” di Mirko Frezza, protagonista insieme all’astro nascente del cinema italiano Alessandro Borghi (“Numero 8” in Suburra) della pellicola firmata dal regista esordiente Michele Vannucci, in proiezione in alcune sale romane in questi giorni. Una storia di vita vissuta, un racconto ambientato nella periferia romana della Rustica che però, come racconta al Primato Nazionale lo stesso Frezza “potrebbe essere qualsiasi periferia italiana, dalle Vallette di Torino a Scampia a Napoli”. E’ la storia di Mirko, uscito di galera alla soglia dei 40 anni, che decide di cambiare vita quando, divenuto padre, viene eletto a furor di popolo presidente del Comitato di Quartiere.

Mirko, qual è il tuo più grande sogno?

Il mio più grande sogno è poter invecchiare con mia moglie e con lei crescere i miei figli, diventare nonno e vedere la periferia con più verde.

Il film che ti vede protagonista è una storia di periferia e di riscatto sociale, tema ricorrente nel cinema italiano. Cosa lo rende speciale?

Tutto ruota intorno alla paternità. E’ la paternità la molla che fa scattare la voglia di riscatto, una paternità da ottenere a qualsiasi prezzo, insegnare ai propri figli cos’è il bene. Ovviamente nel film si racconta anche la vita precedente, la vita criminale e al limite. Ma è proprio la conquista del rispetto della propria famiglia e dei propri figli che induce al cambiamento. Non mi sentivo idoneo. 

Che Roma è quella raccontata da Michele Vannucci?

Non è solo la periferia romana ad essere raccontata, ma la periferia in genere sia essa Le Vallette a Torino o Scampia a Napoli. Noi non abbiamo voluto fare né Gomorra né Suburra, il film racconta la tolleranza e la forza che esiste in periferia. Cosa vuol dire prendere un ko e poi rialzarsi. Ci classificano e a volte ci classifichiamo come cittadini di serie b, ma qui la verità è che le opportunità te le devi andare a cercare.

Con un richiamo alla realtà così forte non c’era il rischio di realizzare un documentario più che un film?

Non è un Docu-Film ma un film vero e proprio. L’idea nasce dopo la realizzazione di un corto intitolato “Una Storia Normale”. Da lì siamo partiti per fare questo film, con il regista che si è trasferito per quattro mesi a La Rustica e ha messo insieme diverse storie 

Dai festival internazionali alla prima nei cinema di Roma, che accoglienza ha avuto il film?

Ieri ai parioli ci sono stati sette minuti di applausi, a Roma Est ho visto la gente piangere. Tutti si riconoscono dentro questo film, perché è una storia di paternità, di mettersi in gioco per la propria famiglia ma anche per il proprio paese, quando ti accorgi che le cose funzionano in modo sbagliato. La volgia di lavorare su bambini e giovani, perché quelli grossi ormai sono deviati. Io ho avuto la forza di ricominciare a quarant’anni, di prendere i miei scheletri nell’armadio e di appenderli fuori dalla finestra. Altri non hanno lo stesso coraggio. 

a cura di Davide Di Stefano

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3 comments

dina 26 Novembre 2016 - 8:17

mamme credeteci non perdete la speranza i sogni si avverano film stupendo

Reply
No satan 27 Novembre 2016 - 2:01

Sarà proiettato in tutta Italia isole comprese ?

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Andrea C. 29 Novembre 2016 - 7:05

Spero di riuscire a vederlo ma la vedo dura. Peccato. Speriamo bene comunque.

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