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Una spy story che gela i rapporti tra Usa e Turchia

by Carlomanno Adinolfi
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La disfatta diplomatica statunitense in Siria sembra aver decretato un’altra rottura nel fronte degli alleati anti Assad: dopo l’inasprimento dei rapporti con Israele e il raffreddamento (per lo meno apparente) con i Sauditi, ora sembra che anche i legami tra Usa e Turchia non siano più così stretti.

È infatti finito nel mirino dei media statunitensi Hakan Fidan, il direttore del Milli Istihbarat Teskilati (Mit), ovvero i servizi segreti turchi.

Secondo il Wall Street Journal, Fidan avrebbe armato i ribelli jihadisti legati ad Al-Qaeda e li avrebbe aiutati a passare il confine turco-siriano. Secondo i media americani sarebbe proprio questa la causa del fallimento dello sforzo di Obama e Kerry per trovare una soluzione internazionale a favore dei ribelli, dato che la presenza di terroristi tra le fila della coalizione anti governativa avrebbe raffreddato la posizione della UE e di molti altri teorici alleati Usa.

Secondo il Washington Post poi, sempre Fidan avrebbe rivelato al governo iraniano l’identità di 10 agenti iraniani che lavoravano per il Mossad e che si incontravano con i loro superiori proprio in Turchia, causandone così l’arresto e la seguente esecuzione. Fatto che ha esasperato i rapporti tra Turchia e Israele, tanto che il settimanale ebraico americano Jewish Press avrebbe esplicitamente e senza troppi giri di parole auspicato l’assassinio del direttore del Mit.

Per molti analisti e giornalisti turchi, questo attacco a Fidan sarebbe causato dalla politica troppo “indipendente” del Mit che ora fa capo solamente al premier Erdogan, al contrario di quanto accadeva in precedenza quando il servizio segreto era sotto il controllo dello stato maggiore militare e più facilmente influenzabile proprio da Usa e Israele, guarda caso proprio i due grandi accusatori di Fidan, che avevano stretti rapporti con i generali turchi.

Questo improvviso deterioramento dei rapporti turco statunitensi avrebbe causato il blocco della vendita alla Turchia da parte degli Usa di droni armati Predator. Sembra quasi una vendetta per la decisione turca di scegliere la Cina anziché gli Usa come fornitore di un sistema difensivo missilistico da 2 miliardi di dollari. E chissà che non sia proprio questa decisione la causa prima di questo improvviso e repentino attacco americano ai servizi segreti turchi.

Carlomanno Adinolfi

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