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Regionali 2015: il 31 maggio si decide il governo di un terzo delle regioni italiane

by Ettore Maltempo
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[ezcol_2third]elezioni-regionali-2015Roma, 28 apr – Sta per entrare nel vivo la campagna elettorale per le elezioni regionali. Fra poco più di un mese, il 31 maggio prossimo, si terrà infatti l’Election day che riguarderà anche il rinnovo di alcuni consigli comunali. Ad essere chiamati al voto i residenti di ben sette regioni, oltre un terzo delle regioni italiane, per un totale di circa 17 milioni di elettori potenziali. Diciamo potenziali, perché si sa già  che l’astensionismo sarà il grande vincitore della tornata.

Dove si vota: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.

Campania: i sondaggi non si sbilanciano e prospettano un testa a testa fra il governatore uscente di Forza Italia Stefano Caldoro e il candidato del PD Vincenzo De Luca. Caldoro ha dalla sua il vantaggio di chi difende il titolo e aspetta l’appoggio di tutte le forze non schierate a sinistra. Per questo rimane in bilico la situazione del Nuovo Centro Destra, che a Roma governa con il PD e nelle regioni si muove con la libertà di chi pare volersi dare al miglior offerente. All’angolo rosso sta invece Vincenzo De Luca, il ‘plurisindaco’ di Salerno che mette in imbarazzo il PD; non solo perché ha vinto le primarie lasciando la solita scia di accuse di broglio, ma perché rischia in caso di elezione di essere dichiarato decaduto. Su di lui pende infatti una condanna per abuso di ufficio, con conseguente inibizione dai pubblici uffici. Una situazione grottesca che non spaventa certo De Luca, già dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Salerno, per non aver lasciato al tempo il ruolo ministeriale nel governo Letta. Si sono invece autodichiarati decaduti, per cercare il colpo in regione, alcuni sindaci campani saliti sul carro di De Luca; fra questi Franco Alfieri, sindaco PD di Agropoli e imputato di corruzione per alcuni appalti.
Fra i due litiganti, Caldoro e De Luca, si trova la candidata del Movimento 5 stelle Valeria Ciarambino, ma difficilmente sarà ‘il terzo che gode’.

Liguria: la regione delle due riviere, ponente e levante, esprime una duplice anima anche in questa tornata elettorale. Sia a destra che a sinistra si sono giocate puntate multiple che lasciano sul tavolo, al momento, due candidati: Giovanni Toti da una parte, Raffaella Paita dall’altra. Toti è praticamente subentrato in corsa al candidato leghista Edoardo Rixi, ben messo nei sondaggi ma ritiratosi dopo l’accordo Lega Nord-Forza Italia, che ha coinvolto anche Veneto e Campania. La Paita invece è restata in piedi dopo vari terremoti: prima le accuse di broglio alla primarie vinte contro Cofferati, poi la sua iscrizione nel registro degli indagati per la “mancata allerta” dell’alluvione del 2014 a Genova, quando ricopriva la carica di assessore regionale alla protezione civile. Le polemiche intorno alla Paita hanno però creato una fronda nel PD, che ha trovato nel civatiano Luca Pastorino il proprio competitore, appoggiato anche da SEL e comunisti vari. La faida a sinistra può regalare qualche chance di vittoria a Toti, indietro nei sondaggi, e alla candidata M5S Alice Salvatore.

Marche: nomen omen, il governatore uscente Gian Mario Spacca porta nel suo cognome un destino. Dopo aver governato eletto con il PD, tenta il secondo mandato con una lista propria, appoggiata però dal centro destra. Il PD marchigiano opporrà, al proprio ex, Luca Ceriscioli, appoggiato anche dall’UDC. Ancora più a sinistra spunta Edoardo Mentrasti, appoggiato da SEL e dal fossile di Rifondazione comunista. Il M5S presenta nelle Marche uno dei suoi candidati più anziani, il cinquantenne Giovanni Maggi, passato dalle multinazionali ai grillini. Per quanto riguarda la Lega Nord, a differenza che in altre regioni, nelle Marche l’accordo non è con FI – che appoggerà Spacca – ma con Fratelli d’Italia; il nome del candidato è Luca Rodolfo Paolini, militante leghista della prima ora.

Puglia: nello stivale d’Italia si cerca dopo dieci anni il successore di Nichi Vendola. Il centrosinistra punta a mantenere il controllo della regione grazie ad uno dei tanti magistrati che ha cambiato la casacca di arbitro con quella di una delle squadre in campo. Si tratta di Michele Emiliano, già sindaco di Bari, baciato dal sole delle classifiche sul gradimento dei sindaci, ma coperto dall’ombra di un’inchiesta di appalti facili dati dal suo comune alla ditta di costruzioni Degennaro, ben rappresentata dentro ai palazzi del potere e del PD barese. Emiliano potrà comune sfruttare le spaccature della destra, dove si consuma il dramma interiore di Francesco Schittulli, da un lato candidato di Forza Italia e dall’altro obbiettivo dei ribelli di Raffaele Fitto, che ha di fatto rubato il candidato di Berlusconi. Anche Adriana Poli Bortone si trova ad affrontare una separazione difficile: l’esponente di Fratelli d’Italia, infatti, correrà appoggiata non dal suo partito, ma da Salvini e dalla parte di Forza Italia che scarica Schitulli. In questo mare di pesci, il M5S farà nuotare la studentessa di architettura Antonella Laricchia.

ItaliaToscana: il governatore uscente, Enrico Rossi, è alla caccia di una riconferma che sembra alla portata. La Toscana resta infatti una delle roccaforti della sinistra, radicata nei gangli della società e non osteggiata mai veramente dal centro destra. Rossi non teme quindi la perdita della fucina di voti de Il Forteto – la comunità di pedofili smantellata dopo trent’anni di abusi e protetta dal PCI prima e dal PD poi – e nemmeno le polemiche che lo riguardano, in particolare quelle relative alla sanità, materia da lui maneggiata già come assessore regionale dal 2000 al 2009. Proprio in quel periodo la ASL di Massa ha costruito un clamoroso ammanco di 400 milioni di euro, per il quale Rossi è indagato. Altri 10 milioni di euro di ammanco gli ha fatti l’ASL di Siena, di cui era direttore generale la moglie di Rossi, Laura Benedetto; la stessa è stata poi rinviata a giudizio per abuso di ufficio per alcuni incarichi dati. Anche la ASL di Firenze ha nascosto qualcosa, sotto lo sguardo poco vigile di Rossi: un partita di giro che ha visto 8 milioni di euro di soldi pubblici essere dati dalla regione alla ASL, per un immobile comprato a prezzo gonfiato da un’immobiliare che, al momento della vendita, non ne era nemmeno proprietaria. Lo ha comprato infatti il giorno dopo, ad un terzo della cifra, dalla vera proprietaria. L’immobile è ora abbandonato.

Nonostante tutto questo, come detto, Rossi parte avvantaggiato, rispetto a una destra che ha sempre faticato a trovare un candidato di peso da opporre e che a questa tornata parte spaccata in tre: il neo costituito asse Lega Nord – Fratelli d’Italia promuove Claudio Borghi (Lega) alla presidenza e Giovanni Donzelli (FdI) alla vicepresidenza; NCD e UDC appoggiano Gianni Lamioni, mentre Forza Italia candida Stefano Mugnai. Borghi, economista professore alla Cattolica di Milano, candidato credibile da opporre a Rossi, ha rischiato il tentativo solitario per il mancato appoggio degli altri partiti di centro destra; l’accordo dell’ultimo minuto fra Lega Nord e Fratelli d’Italia ha invece imposto Borghi come possibile catalizzatore di tutte le forze anti-Rossi. Giacomo Giannarelli è infine il candidato di M5S.

Umbria: i sondaggi sembrano non mettere in discussione la rielezione di Catiuscia Marini, governatore uscente. Il PD si sente quindi la vittoria in tasca, nonostante la miracolosa convergenza a destra nei confronti di Claudio Ricci, appoggiato da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Area Popolare e Lega Nord. Laura Alunni sarà invece la candidata del M5S. Grande attesa per l’outsider della competizione, il candidato di Sovranità Simone Di Stefano, che in questa regione correrà in totale autonomia.

Veneto: il favorito è Luca Zaia (Lega Nord), avendo il governatore in carica già neutralizzato l’avversario principale, il sindaco di Verona Flavio Tosi. Il suo colpo di mano all’interno della Lega non ha infatti funzionato, e Tosi ha subìto lo scacco di Salvini in due mosse: prima l’ha fatto uscire dalla Lega e poi l’ha emarginato grazie all’accordo con Forza Italia. Il partito di Berlusconi infatti appoggerà Zaia, in cambio del voto leghista in Liguria e della non belligeranza in Campania. Tosi potrà avere al suo fianco solo NCD: un appoggio che presenta più svantaggi che benefici.
In questo scenario il PD schiera l’eurodeputata Alessandra Moretti, ‘figlia d’arte’ (suo padre era un dirigente del PCI), mentre il M5S gioca la carta del giovane Jacopo Berti.

Come si vota: ogni regione applica un proprio sistema elettorale; le differenze riguardano il ballottaggio (previsto solo in Toscana), i premi di maggioranza, le soglie di sbarramento, la possibilità del voto disgiunto.

Ettore Maltempo

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