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Scandalo raccolta firme: il ministero non pubblica i documenti. Ma a sinistra non mancano gli "aiutini"

by Nicola Mattei
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Roma, 8 gen – Non c’è solo Emma Bonino, che con una “marchetta” tutta in stile prima repubblica ha risolto – lei che della lotta alla partitocrazia aveva fatto un vanto ben prima dell’arrivo di Grillo – i suoi guai. Alle prese con i problemi di raccolta firme sono anche tutte le altre liste che intendono partecipare alle prossime elezioni.
Se il Rosatellum è stato un parto, anche l’attività degli uffici elettorali al ministero degli Interni in questi giorni sembra essere decisamente in difficoltà. Definiti i collegi, i seggi e le regole, manca però tutta la modulistica relativa. Dalle scadenze agli atti per la raccolta firme, sono in tanti ad attendere più o meno pazientemente i documenti ufficiali per dare avvio le operazioni. Rischiando così di sforare pericolosamente i termini.
La legge prevede infatti che le 375 firme a collegio necessarie per poter presentare i propri candidati siano depositate a 45 giorni dalla data di apertura delle urne, dunque entro fine gennaio. Il problema è che il ministero degli Interni ha tempo fino al 18 dello stesso mese per pubblicare la documentazione, costringendo chi intende seguire la prassi ad un tour de force estenuante, una corsa alla raccolta firme (su tutto il territorio nazionale sono circa 30mila) nell’arco di poco più di 10 giorni.
L’impresa, difficile perfino per i partiti più strutturati e storicamente radicati nel territorio, è ancora più improba per chi non può contare su santi in paradiso. Fra essi, oltre alla Bonino, anche la lista di estrema sinistra “Potere al Popolo”, che ha già da tempo avviato le pratiche di raccolta firme. Sulla pagina di Rifondazione Comunista, che partecipa al progetto, sono infatti già da tempo comparsi, oltre alla guida ministeriale ufficiale (poi sparita), i moduli ufficiali, che comprendo gli atti principale e separato sia per la Camera che per il Senato. Circostanza alquanto strana, visto che almeno ufficialmente dal Viminale questi documenti non sono mai usciti. Che + Europa non sia dunque l’unica a poter godere di un qualche “aiutino”?

“Ciò dimostra ancora una volta che la legge elettorale è stata scritta per garantire lo status quo”, denuncia Simone di Stefano, candidato premier per CasaPound Italia. “La Bonino – aggiunge – ha tutti gli aiuti che chiede, l’estrema sinistra ha già i moduli: vuol dire che hanno paura di noi, ed è una paura che aumenterà perché noi raccoglieremo comunque le firme ed entreremo in parlamento”.

Nicola Mattei

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1 commento

Raffo 8 Gennaio 2018 - 7:25

Infami comunistelli e piddini del cazzo,dopo cinque anni di dittatura vogliono ancora affamarci a favore di feccia zingara e africana…….si fanno regole e controlli a loro favore, democratici di sto ca**o……..ci dovrete ammazzare……. arriviamo.

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