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Governo, Fico al Colle. Salvini e Di Maio bloccati dal Cav. Tocca al Pd?

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 23 apr – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato per le 17 il presidente della Camera Roberto Fico al Quirinale. Il capo dello Stato a quanto pare avrebbe riunito i suoi consiglieri per valutare come procedere dopo il fallimento dei due giri di consultazioni e del mandato esplorativo della presidente del Senato, la berlusconiana Maria Elisabetta Alberti Casellati, che doveva verificare l’ipotesi di un governo centrodestra-M5S.
L’ipotesi più accreditata è che il grillino Fico riceverà un mandato più ampio e non “a progetto” come nel caso della Casellati. Insomma, potrebbe ricevere l’incarico di avvicinare le posizioni dei 5 Stelle, primo partito in Parlamento, con tutte gli altri schieramenti, compresi i partiti del centrosinistra (e di sinistra). Non solo Pd, dunque.
Forse Mattarella con questa mossa vuole spingere i leader del partito più votato, Luigi Di Maio e il capo della coalizione più votata, Matteo Salvini, a farla finita con le schermaglie e decidersi a dar vita a un’intesa di governo, con buona pace di Berlusconi, che continua a frapporsi. Anche perché il Presidente ha in qualche modo accontentato i due leader, aspettando fino all’esito del voto in Molise (vittoria del centrodestra, M5S confermato primo partito, scomparsa del Pd). Adesso, a 50 giorni di distanza dalle elezioni politiche – è il monito di Mattarella – non si può più tergiversare e si deve dar vita a un “serio tavolo di incontri in trasparenza e alla luce del sole“.
Ultima chiamata quindi per un eventuale patto tra Lega e 5 Stelle. Dopo di che Fico si rivolgerà al Pd, che da giorni è diviso su due fronti – uno aperto al dialogo con i 5 Stelle sui singoli punti del programma – e l’altro, quello dei renziani, che vuole restare all’opposizione.
Centrodestra e 5Stelle governino già da questa settimana. A guidare il governo siano i primi arrivati, ma non dico Salvini o morte”, ha detto il leader della Lega a un comizio a Trieste.
“Lo dico a Di Maio – ha aggiunto – lo dico da leader del centrodestra, mettiamoci al tavolo. Riforma delle pensioni, riforma del lavoro, riduzione delle tasse, blocco degli aumenti dell’Iva e delle accise, blocco e controllo dei confini e in qualche giorno si dà un governo che dura cinque anni a questo Paese. Se tutti scendono dal loro piedistallo e si parla di cose e non di nomi, non c’è problema. Il voto molisano ne è la rappresentazione evidente”.
“Ci sono tante persone meglio di Salvini, tante, quindi non dico ‘ho vinto e comando io’, dico ‘abbiamo vinto ma per il bene del Paese siamo disponibili a ragionare con tutti a fare anche altre scelte’. Sarei onorato di essere premier ma – ha detto inoltre Salvini – se non sono io son contento lo stesso. Bene anche un nome terzo quarto quinto, basta che rappresenti il voto degli italiani e sia indicato dai partiti che hanno vinto e non da quelli che hanno perso”.
Dal canto suo, invece, Berlusconi torna ad attaccare i pentastellati: “Dal Molise esce battuto e fortemente ridimensionato il dilettantismo dei 5 Stelle rispetto al voto di protesta espresso dagli elettori alle politiche. I grillini si dimostrano del tutto non credibili per una funzione di governo”.
Il Pd, per adesso, si tiene fuori dai giochi. A meno che Di Maio non chiuda definitivamente con Salvini. “L’idea che si possa continuare a dialogare su due fronti – dice Ettore Rosato, vicepresidente della Camera – dimostra il disinteresse assoluto del M5S al confronto con il Pd. Ribadisco inoltre che le distanze programmatiche e di impostazione politica tra il Pd e il M5S sono enormi: mi sembra quasi impossibile colmarle. Una cosa è dunque aprire a un confronto con M5S quando avrà chiuso il dialogo con la Lega, altra cosa è il risultato“.
In ogni caso, fa specie che il veto anti-Berlusconi del leader dei 5 Stelle abbia finora impedito la formazione di un governo da parte delle due forze più votate sia alle ultime politiche che ieri alle elezioni in Molise. Così come sarebbe assurdo che un Pd in caduta libera – alle regionali di ieri si è fermato al 9% – si ritrovi a governare perché Mattarella, la Ue, i mercati e gli alleati militari chiedono stabilità. Alla faccia di chi ha votato per il cambiamento e in barba a chi ha premiato ancora una volta il centrodestra made in Berlusconi – tutt’altro che in declino, visto che in Molise la Lega non ha superato Forza Italia.
Adolfo Spezzaferro

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