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“The Eternal City”, quando il Duce recitò per Hollywood

by Saverio Andreani
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Pordenone, 9 ott. – Straordinaria proiezione alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone di 28 minuti del film del 1923 “The Eternal City”, girato a Roma e prodotto da Samuel Goldwyn, con la partecipazione di Benito Mussolini come uomo della provvidenza. Il Duce che già pensava al cinema come “l’arma più forte” era entusiasta e mise a disposizione migliaia di comparse.
Dopo l’Orson Welles ritrovato lo scorso anno, le Giornate del Cinema Muto di Pordenone tirano fuori dagli archivi il primo «approccio» di Benito Mussolini con il cinema.
Il soggetto prescelto era un adattamento del romanzo di Hall Caine, «The Eternal City» (La città eterna), che aveva già avuto un adattamento teatrale e altre versioni cinematografiche.

La sceneggiatrice Ouida Bergère, moglie del regista George Fitzmaurice, decise di trasportare la storia al tempo presente. Il fascismo si era appena insediato e gli americani guardavano con interesse, e simpatia, alla figura di un giovane leader (Mussolini aveva 39 anni) che si poneva come argine al pericolo comunista.
L’interesse storico del materiale sta nel fatto che le didascalie sono decisamente filo-regime (Mussolini viene esplicitamente indicato come «uomo della Provvidenza») e più ancora nel fatto che il leader del fascismo è un personaggio della storia, il deus ex machina che ne permette il lieto fine.
Nella scena in cui appare, si vede chiaramente un Mussolini compiaciuto del ruolo che sta recitando: siamo nell’estate del 1923, non è ancora passato un anno dalla Marcia su Roma, e questo documento testimonia l’inizio del lungo amore del Duce per il cinema, di cui intuì subito la potenza propagandistica.

Lionel Barrymore, che nel film interpreta il malvagio comunista Bonelli, ricorda come Mussolini fosse «tutto il tempo sul set» e nel 1941 confidò alla regina del gossip cinematografico hollywoodiano, Louella Parsons: «L’ho conosciuto e non era male. Non avrebbe mai dovuto cacciarsi in quella trappola dell’Asse».
A uscire trionfatore dal film è proprio Mussolini. Che intuendo il ritorno d’immagine internazionale garantito da quella superproduzione, si prodigò in ogni modo. In cambio il film si riempiva di fez, e saluti romani. Fino alla scena culminante in cui Mussolini in persona, alla sua scrivania, grazia l’eroe e suggella l’happy end con bacio tra i due amanti ritrovati sullo sfondo di piazza Venezia. Ironicamente, e per ragioni mai chiarite, The Eternal City non arrivò mai in Italia ma provocò lunghe code e manifestazioni di giubilo fra gli italoamericani di New York. La storia poi avrebbe preso un’altra direzione. Ma quella frazione di secondo in cui l’occhio del Duce incontra la macchina di Hollywood, mette ancora i brividi.

Saverio Andreani

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