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Dai gas ai forni crematori: quante bufale sulla Siria dobbiamo sopportare?

by La Redazione
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attaco chimico bufale fake news siria forni crematoriRoma, 16 mag – Dopo il falso attacco chimico, i fabbricatori professionisti di fake news contro la Siria di Assad ne inventano un’altra: i forni crematori. Riporto da Corriere della Sera del 15 maggio: “Siria, l’accusa degli Usa ad Assad: ’50 impiccagioni al giorno e forni crematori nel carcere di Sednaya’ – Il Dipartimento di Stato Usa mostra una serie di immagini satellitari che provano la costruzione di una struttura per bruciare i corpi degli oppositori detenuti e uccisi nella prigione militare. La Casa Bianca: ‘Siria non sicura fino a quando ci sarà Assad'”. Ci mancava solo il forno crematorio, lo hanno visto i satelliti! E direi che dei “Grandi Media” non manca proprio nessuno. Magari leggendo l’articolo si scopre che nel titolo ne impiccava 50 al giorno, nel testo 50 alla settimana e a guardare l’immagine del satellite c’è scritto “Probable crematorium”. Insomma fuffa, chiacchiere, gossip da comari, ma se la panzana è autorevole non è bene sottilizzare. Non è che siamo dubbiosi per malvagità, ma stiamo parlando di chi appena un mese fa con gli stessi sistemi ha dato per certo l’attacco col Sarin senza neanche accorgersi che il “video dell’orrore” (i bambini) era stato caricato su youtube il giorno prima, potete verificare.

Poi registriamo gli accodati, esempio il ministro degli Esteri di Francia: “a breve vi daremo le prove!” Che proprio non si sono viste. Ma ha fatto la sua figura, magari Macron lo riconferma. Lasciamoli perdere, noi siamo persone serie e andiamo avanti seriamente. Abbiamo sostenuto, in una conferenza stampa fatta il 10/5/2017 nella sala convegni di CasaPound a Roma che si sia trattato di una “false flag”. E in questo caso l’obiettivo di chi la ha creata è evidente: ottenere un intervento per creare una “no fly zone” sui territori controllati dai “Ribelli Democratici” (terroristi) che si riducevano sempre di più grazie all’uso tattico dell’aviazione siriana e russa che secondo le teorie elaborate dall’italiano Amedeo Mecozzi già negli anni ’30, prevedono la stretta collaborazione dell’aeronautica con le forze di terra e di mare, teorie che sono poi state applicate già nella II Guerra mondiale e fino ai giorni nostri (un richiamo storico ci sta bene). Senza l’uso tattico dell’aviazione i terroristi costringono le forze armate siriane in un quadro sfavorevole, costringendole ad avanzare sul terreno “casa per casa e strada per strada”, imponendo gravi perdite umane e di mezzi, e privandole anche del supporto dell’aviazione russa che dalla base in Siria di Latakia ha rovesciato le sorti della guerra prima sfavorevoli al governo siriano di Bashar Al Assad.

Per cui la “false flag” sui gas è stata preparata con cura e su un retroterra di cultura militare e politico del tutto verificabile (già Obama aveva dichiarato nel 2013 che l’uso dei gas rappresentava la “linea rossa”). Dal punto di vista militare possiamo citare la preparazione da parte degli Alleati del celebre sbarco in Normandia (il D-Day) quando i tedeschi cercavano di sapere “dove” e “quando” sarebbe avvenuto e gli Alleati cercavano di confonderli. Il “dove” più probabile sembrava essere il Passo di Calais (il punto di minor distanza fra la costa britannica e quella francese) e dove infatti i tedeschi avevano concentrato due divisioni corazzate. Ma invece che confermare ai tedeschi le loro previsioni (li avrebbe insospettiti) i servizi segreti inglesi fecero in modo che ogni agente tedesco sapesse “dove” in punti tutti diversi fra cui quello vero, che insieme agli altri “dove” che giungevano fu trasmesso a Berlino da un agente tedesco maltese che lavorava come cameriere all’ambasciata inglese di Malta. Ma il capolavoro fu di prendere un vero ufficiale inglese morto di malattia a Londra, legargli con le manette a un polso una cartella che conteneva tutti i piani di invasione sul Passo di Calais, e abbandonarlo in mare davanti alla costa spagnola in un punto dove sapevano che le correnti avrebbero portato la salma sulla spiaggia, contando sul fatto che gli spagnoli avrebbero passato i documenti a Berlino. E così fu. Confermati i pezzi grossi nelle loro aspettative, gli inglesi provvidero anche a comunicare il “quando” creando un falso traffico radio militare sul Passo di Calais e infine inviando via radio come messaggio alla resistenza francese un brano di una poesia di Paul Verlain (“I lunghi singhiozzi dei violini d’autunno, feriscono il mio cuore con monotono languore”) che significava che il D-Day sarebbe avvenuto nelle 48 ore successive. E sapevano che i tedeschi lo sapevano. Quindici giorni dopo lo sbarco in Normandia del 6 Giugno 1944 le due divisioni corazzate e le truppe tedesche erano ancora ferme a Calais ad aspettare il “vero” sbarco, i pezzi grossi non potevano smentirsi sulle loro previsioni fatte nelle riunioni con gli altri pezzi grossi. E persero la guerra. E lo sapevano pure: in preparazione dell’attacco all’URSS l’Abwer (i servizi segreti della Wermacth) aveva preparato un dettagliato piano di colpo di Stato in seno all’Armata Rossa per detronizzare Stalin, facendolo avere al capo del Partito Comunista Cecoslovacco contando che questi lo avrebbe passato a Stalin. Così fu e Stalin avviò una purga terribile (si parla di migliaia di ufficiali fucilati, fino ai gradi di colonnello) e sostituendoli con Commissari Politici di sicura fede ma digiuni di arte militare. La Wermacth entrò in URSS come un coltello nel burro e l’Armata Rossa perse nelle prime settimane di guerra circa un milione di uomini e quantità smisurate di materiali. Altro cenno storico per dire né gli analisti della CIA né i “ribelli Democratici” si sono inventati niente.

Nel caso che stiamo trattando i “pezzi grossi” erano il neo Presidente americano Trump e i media, l’obiettivo dei terroristi di ottenere una no-fly zone sulla Siria. E possiamo analizzare la false flag esaminandone la struttura grazie a una piccola sbavatura nell’esecuzione, piccola ma fondamentale  perché né i fusi orari né i dati astronomici sono manipolabili, importantissimo perché tutta la false flag è incentrata proprio sui fusi orari, tenendo come base il meridiano di Greenwich che ci dà il “tempo Zero” del pianeta, o GMT (Greenwich Mean Time, dal 1972 diventato UTC, Coordinated Universal Time) sul quale i terroristi hanno elaborato la loro strategia mediatica. Come si vede nell’immagine alle ore Zero del 4 aprile (mezzanotte) sul meridiano di Greenwich (UTC/GMT) in Italia siamo a +1 ora (ore una del 4 aprile), in Siria a +2 ore (ore 2 del 4 aprile), mentre in California (PC, Pacific Time) siamo a -8 ore (ore 16 del 3 aprile). bufale Siria attacco chimico

E quindi se io pubblico su youtube un filmato alle 2 ora siriana del 4 aprile la data che appare poi su youtube sarà del 3 aprile. E questo perché i server di youtube sono appunto a San Bruno, California, e datano sul PT, Pacific Time.

Per ottenere la massima risonanza mediatica dalla false flag i ribelli avevano bisogno di alcuni elementi:

– La notizia, dell’attacco coi gas

– La prova della notizia, il bombardamento coi gas

– Gli effetti della notizia, le vittime dell’attacco coi gas.

La Notizia

– Viene diramata da Londra dall’Osservatorio per i diritti umani in Siria apparentemente alle ore 8:00 ora di Londra (Greenwich, UTC/GMT) del 4 aprile (ora 0:00 della California; ora 10:00 siriana)

– C’e su youtube un filmato che documenta il bombardamento sulla città di Khan Seykhun

– C’è su youtube il video dei bambini, che al più tardi è stato pubblicato su youtube 1 minuto prima delle 24:00 ora del Pacifico, 1 minuto prima delle 10:00 siriane, incompatibile perché alle 10.00 i “gasati” arrivavano in ospedale.

Nella tabella sono riportati gli eventi in coerenza di orari.

attacco chimico siria

Come si vede il più veloce a dare la notizia è stata USATODAY già alle ore 5:14 del 4/4 Eastern Time, contemporaneamente al Telegraph di Londra. Interessante anche la prestazione della TV californiana Kron4 perché fa riferimento ai lanci di Associated Press e CNN. Riportiamo il testo del lancio di USATODAY: “The Syrian anti-government activist group Idlib Media Center published photos of young children receiving medical treatment, and a video showed what appeared to be bodies of children lined up on a blanket – Il gruppo di attivisti anti-governativi siriani Idlib Media Center ha pubblicato foto di bambini piccoli che hanno ricevuto un trattamento medico e un video ha mostrato i corpi dei bambini allineati su una coperta. Dove “i corpi dei bambini allineati su una coperta” si riferisce evidentemente a questo video, quello appunto caricato minimo 5 ore prima su youtube.

In sostanza si può affermare che notizie e video sono stati funzionali alla “notte americana”, in modo che alla apertura delle redazioni c’erano già disponibili notizie e video, con 2 soggetti (Telegraph e USATODAY) che avevano “bruciato” tutti gli altri facendo riferimento al video sui bambini caricato il giorno prima. Cosa della quale, occorre notarlo, nessuno si è accorto o voluto accorgersi. Ora dobbiamo dire che benché la pubblicazione del video dei bambini al 3 aprile sia sufficiente a dimostrare la false flag (i bambini puliti e ordinati mentre i gasati stavano arrivando in ospedale) stiamo cercando riscontri a questa evidenza.

In questo video si vedono i corpi di 3 bambini riconoscibili nel video del 3 aprile ripresi “prima” che fossero esposti insieme agli altri dopo averli ripuliti dalle ferite di cui per una però si vede ancora traccia. Potete verificare sul video del 3 aprile che sono perfettamente riconoscibili. E quindi abbiamo un video caricato al 3 aprile (quello che ha fatto uscire dai gangheri Mr. Trump che se lo è trovato per primo sul monitor) già incompatibile con l’attacco avvenuto il 4 aprile e un secondo video, girato in precedenza coi bambini ancora sdraiati su un tappeto sotto un albero. C’è anche un terzo video dove si riconosce il bambino più piccolo (quello su cui si fa la brutale manovra per renderlo “fotogenico” e ci stiamo lavorando. Dei risultati parleremo in un prossimo articolo). Un grazie all’amico Filippo (che già aveva lavorato con me sul caso Marò) e che si è prestato a sbobinarmi diversi video in singoli fotogrammi che ora devo esaminare uno a uno, a braccio saranno almeno un 10.000. E penso che nemmeno quella del “crematorio” ce la beviamo.

Luigi Di Stefano

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2 comments

e 17 Maggio 2017 - 5:56

C

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Anonimo 19 Maggio 2017 - 9:10

Un appassionato grazie da parte di un vostro affezionato lettore a nome anche di tutti gli altri lettori per lo sforzo indefesso, costante e proficuo, per il tempo speso e per il sovrumano lavoro profuso al servizio della Verità.

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