Prima di capire quale sarà il destino di Klose in panchina ripercorriamo, attraverso gli attimi che lo hanno reso eterno, la sua carriera da calciatore in riva al Tevere. Un’immagine su tutte, sopratutto per i tifosi della Lazio, arriva dal 16 ottobre 2011. Mancano 30 secondi alla conclusione del derby contro la Roma. Il recupero assegnato da Tavagliavento è di tre minuti, quando Ledesma riceve palla dalla rimessa laterale. L’ex centrocampista del Lecce appoggia al Profeta biancoceleste dell’epoca Hernanes. Il brasiliano fa avanzare il pallone, lo accarezza di sinistro e poi di destro, per servire il connazionale Matuzalem. Il professore scodella un pallone dentro l’area, di prima intenzione con il sinistro, il suo piede naturale. Una preghiera, l’Ave Maria che abbraccia Miroslav Klose. Miro tiene alla spalle Cassetti, porta avanti la sfera ed anticipa il rientro di De Rossi indirizzando il pallone in rete con un colpo da biliardo. Il signor Quindicipalle di Francesco Nuti. Stekelenburg si allunga per tutti i suoi centimetri, ma nulla può, mentre il polacco di Opole scivola sulle ginocchia sublimando la Curva Nord.
Di frammenti da incorniciare ne resteranno molti per gli appassionati italiani; dai cinque goal rifilati al Bologna, al controllo di petto contro il Palermo con segnatura fino alla marcatura, nella terzultima gara della scorsa serie A, rifilata all’Inter. Perfetto dialogo con Lulic e pallonetto beffardo su Handanovic. Ed ora panchina, agognata, voluta, sperata e dopo i 71 goal in 137 partite, con la divisa teutonica, ora vedrà il campo da un’altra angolatura. Ma per sempre rimarrà l’incidenza sul gioco di Klose, il suo essere alla periferia dell’attimo fuggente per sfruttarlo senza pietà.
La segnatura nel derby contro la Roma con in sottofondo le parole di Sandro Piccinini
Lorenzo Cafarchio