New York, 1 feb – Dimenticate i tempi di “Walk like an egyptian” o “Turning japanese”: d’ora in poi se un artista occidentale “oserà” anche solo citare un’altra cultura diversa dalla propria, verrà tacciato di appropriazione culturale se non di razzismo.
L’ultima star ad essere incorsa in tale polemica è la “piccola” Ariana Grande. Che piaccia o meno, la cantante di Boca Raton ha un timbro vocale molto profondo e simile a quello di una voce nera. E questo non può semplicemente essere accettato come un dato di fatto: la vocalità soul della Grande le è costata la prima accusa di “appropriazione culturale”, ovvero di far suo uno stile da “neri” quando è “solamente” caucasica. Inutile dire che dall’ispirazione per il rhythm n blues è nato il rock n roll e nessuno all’epoca sognò di accusare Elvis di razzismo.
Ma non sono solo gli afroamericani a tempestare di messaggi negativi tutti i social della Grande: al centro delle critiche vi è anche la decisione della cantante di inserire nel suo ultimo video (nonchè nel merchandising) elementi che possono essere definiti “kawaii”, ovvero ispirati a font, simboli e stile della produzione popolare giapponese. Questo, neanche a dirlo, lo hanno notato più i “bianchi” che i giapponesi i quali, invece, sembrano essere entusiasti della cosa. E questo nonostante la “cantantina” abbia recentemente sfoggiato un tatuaggio in giapponese – che però non significa niente di simile a ciò che lei pensava.
Questo della Grande non è che l’ennesimo esempio della follia politicamente corretta (di cui persino la madrina di Prada, Miuccia, si è spinta a lamentarsi) che ormai sta portando gli artisti o le star di Hollywood a camminare sulle uova: la stessa Kim Kardashian, di origini armene e sposata col rapper di colore Kanye West con cui ha avuto tre figli, è stata accusata di razzismo per aver abbigliato i propri capelli in treccine afro.
Ilaria Paoletti
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Sei troYa? Puoi essere Ariana Grande(troYa).