Roma, 17 feb – Il Presidente della Regione Abruzzo ed esponente del Partito Democratico, Luciano D’Alfonso, è coinvolto in un’indagine dove è stato accusato di corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio nel corso di una inchiesta dei Carabinieri, iniziata nell’autunno del 2015. Insieme a lui sono state coinvolte un’altra quindicina di persone, tra funzionari ed imprenditori. Il presidente della regione dichiara che la sua posizione dalle accuse, di tre reati in tre distinti casi, è “assolutamente estranea a qualsivoglia fattispecie di reato” e aggiunge “auspico ad un espletamento rapidissimo di ogni indagine”.
L’indagine avviata dalla Procura nei confronti dell’esponente del Pd, ha portato a tre casi diversi, quello principale riguarda i lavori di restauro di Palazzo Centi a L’Aquila, in piazza Santa Giusta. Il palazzo fu acquisito dal patrimonio della Regione nel 2002 e, dopo tre anni di restauro, è divenuto sede della presidenza della Regione dal 2006. Divenuto inagibile a causa del tristemente noto terremoto del 2009, che ha distrutto gran parte della città, l’edificio è stato al centro di una serie di procedure burocratiche per l’assegnazione dell’appalto di ristrutturazione, in cui sono stati stanziati circa 13 milioni totali, e che in seguito è stato vinto dalla Edil Costruzioni Generali di Isernia.
Gli altri due casi in cui Luciano D’Alfonso sembra essere coinvolto, oltre il restauro di Palazzo Centi, sembrerebbero riguardare interventi di rigenerazione e manutenzione di alcune case popolari a Pescara e di alcune operazioni edilizie a Penne, nella provincia della suddetta città. Il presidente D’Alfonso si dichiara pienamente fiducioso nell’operato della magistratura “come quando è stata sempre accertata la liceità delle mie condotte amministrative”. Sono ancora in corso accertamenti e perquisizioni nella regione, dove sono stati sequestrati i documenti ritenuti necessari per lo svolgimento delle indagini che, qualora si rivelassero fondate le accuse, porterebbero ad un ennesimo scandalo regionale riguardante un sistema burocratico di appalti notoriamente corrotto ed inefficiente.
Davide D’Anselmi