Savona, 27 feb – Franco Bologna, sindaco di centrodestra di Carcare in provincia di Savona, è indagato e rischia seriamente la condanna da parte della procura. A chiederla è stato il procuratore Alessandro Ausiello che ha fatto appello al giudice per le indagini preliminari (gip) richiedendo la condanna del sindaco per “razzismo e discriminazione”. Alla base della richiesta vi è il provvedimento, emanato dal sindaco due anni fa, che richiedeva un “certificato di buona salute” da parte di tutti gli immigrati provenienti dall’area afroasiatica, pena il divieto di dimora nel Comune di Carcare: «È vietata la dimora anche occasionale a persone provenienti dall’area afro-asiatica prive di regolare certificato medico attestante le condizioni sanitarie» questo recita il provvedimento che, secondo le dichiarazioni rilasciate dal sindaco, si tratta di “un modo per capire chi vive nel territorio comunale e per tutelare la salute dei cittadini”.
La procura ha invece negato la condizione di pericolo per contaminazioni da parte degli immigrati, giustificando così i provvedimenti presi contro il sindaco di Carcare tramite Ausiello. Non è un caso isolato quello che ha coinvolto Franco Bologna, infatti è il secondo che si verifica nella provincia di Savona. In passato è già successo una cosa simile con Enzo Canepa, sindaco di Alasso, con un provvedimento che è sostanzialmente identico a quello di Franco Bologna (da cui probabilmente quest’ultimo ha preso ispirazione). In questo caso Canepa è stato multato per una somma che si avvicina all’incirca a 4mila euro, ma è già stato presentato il ricorso presso il giudice delle indagini preliminari Chiara Venturi.
C’è da ricordare che nel 2016, solo sul territorio dell’Ats di Milano, sono stati riscontrati 38 casi di tubercolosi e duemila di scabbia nei centri di accoglienza che ospitano gli immigrati. Tralasciando la questione se la tubercolosi e la scabbia l’abbiano portata dal loro paese di origine o se è stata contratta nel nostro Stato, è importante sottolineare le scarse condizioni igieniche in cui queste persone vivono, a cui sono da sempre abituate e che facilitano il proliferarsi di malattie, soprattutto quelle contagiose. Quindi entrambi i provvedimenti, sia quello di Carcare, sia quello di Alasso, sono assolutamente legittimi e non negano in alcun modo l’assegnazione di domicilio nei comuni agli immigrati, qualora presentino un banale certificato medico di buona salute.
Davide D’Anselmi
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