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Ecco cosa accade nei locali etnici milanesi: sette chiusure in un mese per carenze igieniche

by admin
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Milano, 16 nov – Cibo avariato, scaduto, insetti, topi. Non è un film di fantascienza, ma la normalità di molti esercizi commerciali gestiti da immigrati, meglio conosciuti con il nome alla moda di locali etnici. A Milano ne sono stati chiusi sette in meno di un mese. A fornire questi dati i carabinieri dei Nas, tracciano un bilancio del solo mese di ottobre.

In tutto si tratta di sei ristoranti e un minimarket, dislocati in varie zone della città, compreso il centro. Tutti gli esercizi erano gestiti da “risorse” egiziane e asiatiche, che conservavano male il cibo, rifilavano pesce avariato, soprattutto in quei locali spacciati per giapponesi, ma spesso gestiti da cinesi. A tutti questi esercenti sono state rifilate multe da mille e 5 mila euro, e chiusi i locali con il ritiro della licenza, fino a che non si metteranno in regola con le norme igieniche previste in Italia.

L’operazione die Nas è cominciata il primo di ottobre, quando a essere chiuso è stato un ristorante in zona Porta Romana, centralissimo quindi. Un finto giapponese dove sono state trovate carenze igieniche e strutturali e dove veniva rifilato cibo avariato e pesce crudo non abbattuto e mal conservato. Più o meno la stessa scena che i Nas si sono trovati davanti in un’altra zona della movida milanese, i Navigli, dove qualche giorno dopo un ristoratore cinese si è visto mettere i sigilli al proprio locale. Addirittura lui faceva mangiare ai suoi clienti cibo scaduto.

In altri casi è stato scoperto che anche le modalità di conservazione del cibo sano erano inadatte. Come nel locale di un egiziano in viale Fulvio Testi, dove non c’era nemmeno il rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro. Lo stesso per un altro cinese che si spacciava per giapponese, in zona Maciachini. Teneva il cibo in magazzini interrati non a norma e congelava, scongelava e ricongelava il cibo da somministrare crudo a suo piacimento, senza tener conto della cosiddetta “catena del freddo”, facendo correre forti rischi a quanti consumano il cibo trattato in quel modo. Nella stessa zona è stato fatto chiudere anche un supermercato etnico, specializzato in cibi asiatici, insetti e topi, dal momento che tali “ospiti” sono stati trovati nel locale e nel cibo venduto.

Non è andata meglio in provincia, sia a Pieve Emanuele sia a Bellinzago Lombardo due ristoratori cinesi sono stati fatti chiudere per gli stessi motivi, topi in cucina inclusi, a cui si deve aggiungere l’aggravante di avere locali fatiscenti.

Anna Pedri

 

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4 comments

serena 16 Novembre 2017 - 4:29

Se ti offrono il “all you can eat” a 15/20 euro a persona, e nel menù ci sono pietanze costose che preparate a casa costerebbero almeno il doppio, come puoi pensare che siano di qualità?

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ANTERO 16 Novembre 2017 - 4:51

Ma questi sono abituati alla cucina della tribù, che ti puoi aspettare da loro …

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cenzino 16 Novembre 2017 - 5:07

Ottima cosa, dovrebbero decuplicare i controlli ed espellere i recidivi. Capisco che magiare in luoghi del genere faccia trendy alla persone Giuste le faccia sentire connesse col meraviglioso Mondo intero e le faccia sentire benefattrici dell’umanità sfortunata, ma chiedersi la sproporzione tra prezzi e prodotti proposti non dovrebbe essere difficile; anche per i Giusti.

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myollnir 17 Novembre 2017 - 1:18

Solo una piccola precisazione: ad essere abbattuto non è il pesce, che di solito è già morto (le risparmio la vecchia bazelletta: “ma se po campà cussì?”), ma la temperatura a cui deve essere conservato.

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