Roma, 16 mag – Tiziana Petucci è stata nominata da Nicola Zingaretti a capo della Direzione regionale per lo Sviluppo Economico, le Attività Produttive e Lazio Creativo: peccato che sia anche imputata nell’ambito in un processo per truffa nei confronti del suo stesso ente, la Regione Lazio.

La sentenza al 26 giugno

La vicenda che coinvolge la Petucci è relativa  all’inchiesta della Procura di Roma sulla  truffa da 163 milioni di euro ai danni del sistema sanitario della Regione Lazio. Gli imputati  sono Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia e suo figlio Giampaolo. Ai fini di garantire l’impunità della casa di cura San Raffaele di Velletri (convenzionata con la Regione) i due e altri imputti avrebbero messo in piedi una vera organizzazione criminale: oltre ai due sono imputate altre 13 persone. Tra di essi, dirigenti della casa di cura e funzionari regionali. Tiziana Petucci è una di loro. La sentenza dovrebbe essere  prevista per il prossimo 26 giugno.

163 milioni di euro di danno al SSN

La regione di cui è dirigente Zingaretti si è anche costituita parte civile. Se l’inchiesta si dovesse concludere con una colpevolezza della Petucci, la richiesta sarebbe di 10 anni di carcere. Per l’incarico a cui l’ha assegnata il nuovo leader del Partito Democratico sono previsti circa  155mila euro l’anno di compenso, più l’indennità di risultato. Sarebbero stati gli esponenti della Lega a notare la scarsa opportunità di una tale nomina: Orlando Tripodi, capogruppo per il Carroccio alla Regione Lazio, il 3 maggio scorso ha depositato un’interrogazione urgente  che è arrivata direttamente sulla scrivania di Zingaretti: “Nicola Zingaretti si scopre garantista e giustizialista a seconda della convenienza. Qui c’è una dirigente imputata che rischia una condanna a 10 anni, contro cui la Regione si è pure costituita parte civile, che viene addirittura promossa. Noi siamo garantisti, ma non si poteva attendere la sentenza del 26 giugno? Perché le ha conferito un incarico quinquennale?”.

Il “garantismo” della Regione Lazio

“L’incarico è stato scelto su valutazione dei curriculum” risponde la Regione Lazio. “I criteri oggettivi del bando hanno determinato come la dottoressa Petucci fosse la più titolata ad occupare quel ruolo fra i dirigenti interni che hanno risposto. La dirigente è una dipendente della Regione Lazio e finché non si conclude il processo esiste la presunzione d’innocenza. Se l’avessimo discriminata per questo, in caso di assoluzione avrebbe potuto rivalersi sull’Ente aprendo anche scenari di danno erariale. Se la dottoressa Petucci dovesse essere condannata, la Regione prenderà tutti i provvedimenti di legge del caso”.  E sul caso iterviene anche il Direr, il sindacato dei dirigenti, molto critico nei confronti di Zingaretti: “Anche l’Anac ha censurato le scelte del presidente, che ormai fa come gli pare. La Regione ha la facoltà di legge di tenere i dirigenti imputati per reati così gravi al minimo sindacale, con incarichi che comunque sfiorano i 100mila euro l’anno”.

Ilaria Paoletti

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