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Il paradosso di Popper e l’intolleranza dei presunti tolleranti

by Giovanni Damiano
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Roma, 12 mag – Poche parole sul concetto di tolleranza: è noto il paradosso sulla tolleranza di Popper, in base al quale per evitare una (del tutto ipotetica fra l’altro) vittoria degli intolleranti, un regime tollerante dovrebbe mettere al bando gli stessi intolleranti.

Salvaguardare la tolleranza? Serve intolleranza

In breve per salvaguardare la tolleranza bisogna essere intolleranti, il che significa che alla fin fine a vincere è sempre l’intolleranza, ossia proprio ciò che nelle intenzioni si voleva combattere. Per cui credo sia lecito chiedersi in cosa possa mai consistere la tolleranza di un regime che vieta le opinioni critiche o avverse. Inoltre questo paradosso è applicabile, alla lettera, ad ogni regime politico. Ad esempio un regime retto da una qualsiasi forma di fondamentalismo religioso può vietare le opinioni di coloro che, essendo intolleranti verso il fondamentalismo, possono metterne in pericolo l’esistenza.

Sostenere tutte le opinioni possibili

Ragion per cui, l’unico regime che può sottrarsi a questo paradosso è un regime che renda davvero possibile la libertà di sostenere tutte le opinioni possibili, senza eccezioni di sorta. È un regime che in tal modo potrebbe scavarsi la fossa da solo? Certo, potrebbe, ma correre questo rischio è l’unico modo possibile per evitare di cadere nell’intolleranza. Altrimenti, siamo a John Locke che scrive una lettera sulla tolleranza religiosa nella quale i cattolici sono esclusi dalla tolleranza appunto perché accusati di essere intolleranti. Mentre invece dovremmo essere a John Stuart Mill che nel suo On Liberty scrive che “dovrebbe esservi la più piena libertà di professare e discutere, in quanto questione di convinzioni etiche, qualsiasi dottrina, per quanto immorale venga considerata”. Che è poi l’unico modo di salvaguardare un pluralismo autentico (alla Berlin, per intenderci) e non un pluralismo falso che ammette solo le opinioni della maggioranza (che, non a caso, erano ammesse anche nella Russia di Stalin o nell’Italia fascista, tanto per dire).

Tolleranza è non vietare

La tolleranza, in sintesi, consiste nel non vietare, attraverso le leggi, opinioni non conformiste. Bisogna evitare il ricorso alla legge per mettere al bando le opinioni sgradite, quali che siano. Mentre invece tolleranza non significa affatto essere accondiscendenti o rispettare qualsiasi opinione o dottrina. Questa è una tolleranza inautentica, acquiescente e passiva, incapace di contrastare con durezza e senza riguardi di sorta le opinioni avverse. Il ‘politicamente corretto’, che pretende di non urtare le ‘sensibilità’ altrui, ad esempio, non ha nulla a che fare con la tolleranza, che, mi ripeto, consiste esclusivamente nell’evitare i rigori della legge per proibire opinioni o dottrine non gradite.

Insomma, riprendendo un passaggio di un testo sulla tolleranza di Bernard Williams, se ad esempio ci si trova di fronte una persona che ha “uno stile di vita peccaminoso e ripugnante […] dovremmo fare tutto ciò che di accettabile possiamo fare per persuaderla a cambiare i suoi modi e scoraggiare altri a vivere come lei. Possiamo legittimamente mettere in guardia i nostri figli dal frequentare i suoi, non condividerne la vita sociale e scoraggiare quante più persone possiamo a pensarne bene finché vive in quel modo. Tuttavia, non è appropriato che il potere statale sia impiegato in questo modo”.

Il segreto della tolleranza

Questo è il punto decisivo. Una forte disapprovazione può e deve essere espressa, sia a livello di comportamenti (ovviamente non violenti, come nel caso illustrato da Williams), sia a livello di argomentazione razionale, contro pratiche e opinioni non condivisibili, evitando al contempo di proibirle per legge (tranne, mi pare ovvio, il caso di pratiche come la pedofilia, l’incesto, la compravendita di neonati, eccetera). È questa prospettiva che salva il liberalismo dall’essere, John Ralws dixit, “soltanto una dottrina settaria”. In sintesi, e per chiudere queste sommarie riflessioni, la tolleranza deve essere esercitata proprio rispetto a quelle pratiche e a quelle opinioni che sono al contempo disapprovate e osteggiate in modo assolutamente deciso. È questo, io credo, il ‘segreto’ della tolleranza.

Giovanni Damiano

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3 comments

Jos 12 Maggio 2019 - 12:28

la libertà cammina sul filo del rasoio..”.finisce dove inizia quella altrui e non reca danno..”…..cammina sul filo del rasoio…

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Marco 16 Maggio 2019 - 10:08

La tolleranza e la libertà di opinione sono concetti distinti e come tali andrebbero analizzati. Distinti come distinti sono i comportamenti e le opinioni espressi da ogni singola persona. Ogni società si tiene su una base di regole comuni che non devono essere violate ma che devono poter essere messe in discussione e modificate.
Quindi la libertà di opinine e di espressione non è una questione di tolleranza ma di diritto. La tolleranza invece è la capacità di accettare il comportamento altrui anche se disturba le proprie opinioni, quando questo comportamento sottostia alle regole comuni che ci si è dati.
L’applicazione delle punizioni legate al comportamento fuori dalle regole non è intolleranza ma giustizia.

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 16 DICEMBRE 2019 - Detti e Scritti 16 Dicembre 2019 - 4:30

[…] in maniera schematica, sul problema della tolleranza, su cui ci siamo già soffermato in un precedente scritto. Com’è risaputo, Karl Popper nella sua opera La società aperta e i suoi nemici ha elaborato […]

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