Roma, 8 set – La scorsa settimana la Banca centrale europea ha emesso un comunicato in cui da un lato si facevano notare i progressi in tema di crediti deteriorati nel sistema bancario europeo, evidenziandone la notevole diminuzione, dall’altro si invitavano gli istituti di credito a proseguire con il loro smantellamento, dettando ulteriori regole e fissando nuove scadenze. Cerchiamo di capire innanzitutto cosa sono questi crediti deteriorati e perché la Bce li vuole combattere strenuamente.
Cosa sono i crediti deteriorati e perché si sono formati
Con il termine Non Performing Loans (Npl, in italiano crediti deteriorati) si intendono i crediti la cui riscossione da parte delle banche è incerta. In realtà sono a loro volta una parte di un insieme più ampio, le Non Performing Exposures che si dividono in tre categorie a seconda delle diverse probabilità di recuperare i crediti:
- Past Due, ovvero i prestiti o gli affidamenti scaduti da oltre 90 giorni
- Unlikely to Pay, ovvero le esposizioni in cui vi è il sospetto che il debitore non possa adempiere in maniere integrale alle sue obbligazioni.
- Non Performing Loans, ovvero le sofferenze vere e proprie, esposizioni verso soggetti che sono in stato di insolvenza.
La lunga crisi che dal 2007 ha colpito le economie di tutto il mondo ha portato ad una impennata dei crediti deteriorati, banalmente aziende e privati non sono stati più in grado di fare fronte ai propri impegni finanziari privando il sistema bancario di una parte consistente delle proprie entrate in seguito al mancato rientro dei capitali prestati e dei relativi interessi, ed allo stesso tempo comportando forti problematiche nella contabilizzazione di questi Npl. Ma se la crisi economica ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita degli Npl nelle banche di tutto il mondo, sono in molti a ritenere che il fenomeno sia stato aggravato da alcuni fattori specifici del nostro Paese.
Primo fra questi le pratiche poco rigorose in tema di concessioni dei prestiti, emerse in tutta la loro evidenza anche recentemente in seguito ai noti scandali bancari che hanno colpito diversi istituti di credito, in cui i denari venivano spesso concessi più per motivi “politici” che seguendo stringenti criteri contabili. Inoltre la lunghezza delle pratiche burocratiche e della giustizia italiana, ha portato a tempi lunghissimi per il recupero di detti crediti, basti pensare che servono diversi anni per chiudere una procedura fallimentare, ed anche in presenza di garanzie reali ad esempio prestiti garantiti da beni immobili, i tempi per l’espropriazione e la vendita di tali beni risultano davvero troppo lunghi. Per tutti questi motivi è molto difficile per le banche “liberarsi” in tempi brevi degli Npl che affliggono i loro bilanci.
Perché la Bce vuole tenerli sotto controllo: il progetto dell’Unione Bancaria
Il rapporto tra Npl e totale dei crediti ha toccato il suo picco all’interno dell’Unione Europea alla fine del 2011 quando ha raggiunto il 7,5%, ovvero per ogni 100 euro di impieghi all’interno del sistema bancario europeo più di sette venivano considerati inesigibili. Da allora le cose sono migliorate sostanzialmente a causa sia di una dismissione più o meno forzata come vedremo in seguito da parte delle banche di questi crediti, sia da una diminuzione generale dei crediti concessi dalle banche, che sono diventate molto più attente quanto si tratta di prestare soldi. La Bce ritiene che grandi volumi di Npl siano la causa della minore profittabilità delle banche, e di conseguenza possano rendere il sistema bancario meno efficiente nel finanziare l’economia reale. Ad oggi questo rapporto tra Npl e totale dei crediti è sceso al 3,5% su scala europea, ancora molto lontano dall’1% del Giappone o degli Stati Uniti, ma più che il dato medio è l’eterogeneità di questa percentuale all’interno dei singoli stati a destare maggiore preoccupazione.
I Paesi maggiormente colpiti dalla crisi del credito, come la Grecia e Cipro, hanno un rapporto NPL/totale crediti pari rispettivamente al 45% e al 34%, il Portogallo del 12,4%. L’Italia si attesta oggi al 9,5% avendo fatto segnare rapidi miglioramenti considerando che nel 2016 era ben oltre il 16%, ma con quasi 200 miliardi di Npl su un totale europeo vicino ai 600 miliardi, rimane il principale detentore di crediti deteriorati in Europa.
Nel contesto dell’Unione Europea una riduzione omogenea della massa di Npl è vista da alcune nazioni, principalmente la Germania, come una condizione necessaria per arrivare a meccanismi comunitari di garanzia contro potenziali default, e l’unica via per il completamento di una vera e propria “Unione Bancaria”. Ed è questa la partita principale che si sta giocando. Lo sviluppo di una politica europea atta a ridurre i crediti deteriorati è infatti parte di un piano più ampio volto a creare una vera e propria unione del mercato dei capitali. Per questo motivo le istituzioni europee stanno studiando una serie di misure come la revisione dei requisiti patrimoniali per le banche, la creazione di un mercato secondario per i Npl, la riforma delle leggi sulle procedure di insolvenza e sul recupero dei crediti. Ad oggi non vi è una visione comune sulla creazione di meccanismi di garanzia europei che vadano a far diminuire drasticamente il rischio di insolvenza delle banche nei singoli stati membri; ma prevale comunque la linea che vorrebbe concedere queste garanzie solo alle nazioni che raggiungano livelli molto bassi di crediti deteriorati.
In altre parole, l’eventuale Unione Bancaria Europea non darà alcun tipo di aiuto alle banche in difficoltà in quei paesi che non abbiano raggiunto obbligatoriamente un determinato rapporto tra Npl e totale dei crediti e questa non è sicuramente una buona notizia per i sistemi bancari dei paesi del Sud Europa come Italia e Grecia ma anche Spagna e Portogallo.
Npl in Italia ed economia reale
Se appaiono chiare le intenzioni dell’Unione Europea, diventa più difficile capire come sia possibile arrivare ad una drastica riduzione del rischio di credito in una situazione economica difficile, con una probabile recessione o un rallentamento dell’economia alle porte, le incertezze derivanti dalla guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina, e una politica monetaria caratterizzata da bassi tassi di interesse.
L’esperienza degli ultimi anni ha infatti mostrato che la tanto auspicata diminuzione delle posizioni deteriorate che avrebbe dovuto togliere pressione alle banche e liberare quindi risorse per sostenere la nostra economia, abbia portato in realtà a risultati estremamente modesti in termini di crescita economica.
Le ragioni di questo impatto relativamente ridotto sono essenzialmente due: una certa ritrosia delle banche italiane, soprattutto quelle medio piccole, a privarsi di crediti che secondo il loro giudizio hanno delle percentuali di recupero superiori a quanto offerto dal mercato, ed una maggiore attenzione alla concessione dei finanziamenti che hanno si portato ad una migliore efficienza nella gestione dei crediti, ma allo stesso tempo hanno reso più complicato per aziende e imprese italiane ricorrere al credito bancario.
Per molti critici le normative europee sono state pensate su misura per i grandi gruppi bancari europei, un modello lontanissimo da quello italiano basato su una rete capillare di Banche popolari e di credito cooperativo che con la loro attenzione al territorio hanno da sempre dato un sostegno fondamentale alla piccola media impresa, la vera forza economica della nostra Nazione. I tassi di sofferenza di queste realtà sono molto inferiori alla media del sistema e la svendita forzosa degli Npl sta causando danni patrimoniali notevolissimi a banche tradizionalmente molto solide, mettendo duramente alla prova il loro rapporto con le aziende del territorio e di conseguenza frenando la ripresa economica.
Claudio Freschi
10 comments
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N.P.L. ormai sono come i prodotti scaduti e invendiibili.inutili ..quindi tapparsi il naso ..e svendere e ricominciate da 0 cercando un nuovo miracolo Italiano con leggi vere per far risorgere economia. ad esempio rendere obsoleto alcune case costruite anni 1960 radere e ricostruire dare forza a le piccole e medie aziende artigianali ..buona fortuna a tutti
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Questa svendita obbligata è stata voluta dai poteri occulti della finanza straniera per mettere in crisi le banche di cui non si sono gia’ impossesati al fine di comperarsele e schiavizzare completamente i paesi.Pensate che la regoletta fatta da questi prevede che le banche siano costrette a svendere a circa il 10% del valore del credito solo a istituzioni ufficiali e non possono chiedere al debitore di dargli a saldo di tutto il debito una cifra maggiore(ad esempio il 15% del totale) costringendolo al fallimento.Cosi’ si raggiunge l’obiettivo degli oligarchi di depredare le ricchezze rimanenti del paese .
Dopo la svendita da parte di traditori delle ex banche pubbliche che detenevano anche la maggioranza delle quote di banca d’italia, oggi chiunque è al governo deve accattonare fondi alla BCE che è privata e che stampa denaro a costo zero ed esentasse (creazione primaria) e lo stesso dicasi per le banche(creazione secondaria).Infatti se uno versa 10 mila euro in una banca questa crea 90 mila euro subito concedendo un mutuo da 100 mila euro dato che deve tenere solo il 10% in contanti(riserva obbligatoria).Anche nei casi di tassi negativi sui mutui in cui la banca prende meno di quanto prestato c’è un emorme guadagno visto che hanno creato quei soldi dal nulla!!
Con i poltici necessariamente servi della BCE è ovvio che qualsiasi cosa facciano deve essere approvata dai burocrati stranieri burattini delle oligarchie occulte e lo vediamo dalla riforma fornero,da Renzi che ha firmato che tutti gli immigrati venissero in Italia,dal jobs act che ha tolto ai giovani la possibilita’ di ottenere un mutuo e mettere su famiglia non avendo un posto fisso,etc.etc.,etc.Agli oligarchi và bene questo impoverimento del popolo italiano che potranno schiavizzare del tutto ed evitare cosi’ che un giorno reclamami indietro quanto gli è stato rubato con l’inganno ed il tradimento.
Questa è una sintetica illustrazione del problema , padre di tutti i problemi dei cittadini europei : NOI , per intenderci, che deleghiamo alla politica la realizzazione della nostra felicità. Mi chiedo perché la BCE non possa e debba fare per gli stati dell’U.E. ciò che facevano le banche nazionali per ogni singolo stato cioè ” battere moneta ” secondo necessità ” consentendo di non vessarci con la iniqua tassazione in vigore. Perché la BCE versa migliaia di miliardi ( creati dal nulla ) alle banche e non direttamente agli stati ? Se questa massa di denaro corrispondesse poi ad opere pubbliche effettivamente realizzate, a servizi pubblici effettivamente resi , non genererebbe neppure inflazione , dato che ne verrebbe realizzata compiutamente la vera funzione : essere simbolo di lavoro veramente svolto, di servizi veramente prestati ,di beni veramente prodotti. Domanda ed offerta in equilibrio.Da cittadino comune gradirei risposta da qualcuno competente in materia.
Chiedo scusa.Doppia pubblicazione involontaria.