disoccupazione lavoroRoma, 7 mag – In meno di un mese la disoccupazione è tornata a salire, con la percentuale per marzo 2017 all’11,7%, 0,1 in più rispetto a febbraio mentre aumenta di 0,2 punti rispetto al 2016. Rimane stabile anche il tasso di occupazione al 57,6% che rimane appunto invariato rispetto febbraio, a conferma del fatto che questa oscillazione non dipende dal numero di occupati, ma dal numero di inoccupati. Ovvero, se l’occupazione rimane stabile ma diminuisce la disoccupazione (come quella giovanile che scende nuovamente al 34,7%), significa semplicemente che sono aumentati gli inattivi, cioé coloro che non cercano lavoro per svariati motivi, ma che si possono riassumere, nel caso dei giovani, specialmente nel fenomeno del lavoro in nero o del ritorno agli studi, probabilmente in mancanza di una occupazione soddisfacente. Come se non bastasse l’Istat segnala una stagnazione dell’offerta nell’ambito del commercio estero, che “stenta a rafforzarsi”, si aggiunge inoltre che i prezzi al consumo registrano un nuovo aumento di +1,8% e l’economia, in generale, evidenzia una decelerazione.

Riassumendo, gli occupati a marzo sono diminuiti di circa 7.000 unità rispetto a febbraio, aumentano i prezzi e torna ad aumentare anche la disoccupazione. A questo punto c’è da chiedersi ancora una volta dove siano le istituzioni e tutti coloro che fino ad un mese fa esultavano per la diminuzione della disoccupazione e che dovranno ora constatare, ma probabilmente già ne erano a conoscenza, una diversa ed amara realtà.

È evidente che si trattava dell’ennesimo grande bluff, un diversivo di massa per dire “va tutto bene” nascondendo una situazione estremamente difficile per la maggior parte dei cittadini italiani, perché la disoccupazione, come anche l’occupazione precaria o in nero, entrambe mal retribuite che non garantiscono una vita dignitosa all’italiano come garantito sulla carta dall’articolo 36 della Costituzione, continuano a far parte di una realtà che è paragonabile ad una ferita sanguinante impossibile da rimarginare se non si prendono provvedimenti seri, fare finta di nulla e gridare all’ottimismo nelle prime pagine di tutti i quotidiani non è infatti la soluzione, perché non sarà mai uno 0,1% in più del Pil o dell’occupazione a dare il pane, il lavoro, la casa e la dignità al popolo italiano.

Davide D’Anselmi

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