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Attentato a Kabul: 30 morti e 50 feriti, l’Isis rivendica

by La Redazione
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attentato Isis ospedale militare di KabulRoma, 8 mar – È terminato dopo sette ore il lungo assalto che ha colpito il principale ospedale militare di Kabul, il “Sardar Mohammad Daud Khan” (dedica in onore al primo presidente della Repubblica Afgana). L’edificio si trova nel quartiere diplomatico di Wazir Akbar Khan, nei pressi dell’Ambasciata degli Stati Uniti. Alle nove di questa mattina un commando formato da quattro kamikaze, tutti vestiti da medici, ha fatto irruzione preso l’edificio, compiendo una vera e propria strage. Tre degli attentatori sono stati uccisi durante la sparatoria  mentre uno di loro è invece l’autore dell’esplosione che ha colpito l’ingresso dell’ospedale. Quest’ultima ha permesso l’irruzione dei tre terroristi rimanenti che hanno successivamente aperto il fuoco sul personale dell’ospedale e sui pazienti.

Ad annunciare la morte dei terroristi è un portavoce del ministro della Difesa afgano, il generale Daulat Waziri, che riporta anche il numero ufficiale delle vittime della strage: “ci sono almeno 30 morti, compresi dottori, altro personale dell’ospedale e pazienti, e oltre 50 feriti” aggiungendo inoltre che “tutto è finito quando le forze di sicurezza afghane, entrate nell’edificio, e contando sull’appoggio della missione ‘Resolute Support’ della Nato, hanno ucciso i militanti del commando”. Le cifre ufficiali delle vittime sono state smentite dall’Isis, che nel frattempo ha rivendicato l’attacco tramite l’organo di stampa/propaganda “Amaq”, affermando che le vittime sarebbero oltre 100. Quasi certamente i numeri sono stati gonfiati di proposito da Amaq per aumentare l’efficienza della propaganda del califfato. I Talebani hanno invece negato ogni responsabilità e coinvolgimento nell’accaduto che non è da ritenere però scontato, in quanto sono stati i protagonisti degli ultimi due attentati che hanno coinvolto alcuni edifici militari causando la morte di sedici persone.

L’ospedale è già stato preso di mira in passato, quando un kamikaze si fece esplodere nel 2011. Il motivo di tanto accanimento sembra essere il fatto che nell’edificio vengono curati membri e parenti delle forze armate e delle forze di sicurezza, complici di non supportare la Jihad, e quindi il Califfato in questo caso, nella lotta contro l’Occidente.

Davide D’Anselmi

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