Ad annunciare la morte dei terroristi è un portavoce del ministro della Difesa afgano, il generale Daulat Waziri, che riporta anche il numero ufficiale delle vittime della strage: “ci sono almeno 30 morti, compresi dottori, altro personale dell’ospedale e pazienti, e oltre 50 feriti” aggiungendo inoltre che “tutto è finito quando le forze di sicurezza afghane, entrate nell’edificio, e contando sull’appoggio della missione ‘Resolute Support’ della Nato, hanno ucciso i militanti del commando”. Le cifre ufficiali delle vittime sono state smentite dall’Isis, che nel frattempo ha rivendicato l’attacco tramite l’organo di stampa/propaganda “Amaq”, affermando che le vittime sarebbero oltre 100. Quasi certamente i numeri sono stati gonfiati di proposito da Amaq per aumentare l’efficienza della propaganda del califfato. I Talebani hanno invece negato ogni responsabilità e coinvolgimento nell’accaduto che non è da ritenere però scontato, in quanto sono stati i protagonisti degli ultimi due attentati che hanno coinvolto alcuni edifici militari causando la morte di sedici persone.
L’ospedale è già stato preso di mira in passato, quando un kamikaze si fece esplodere nel 2011. Il motivo di tanto accanimento sembra essere il fatto che nell’edificio vengono curati membri e parenti delle forze armate e delle forze di sicurezza, complici di non supportare la Jihad, e quindi il Califfato in questo caso, nella lotta contro l’Occidente.
Davide D’Anselmi