Pechino, 16 set – Un AK-47 Kalashnikov, il più famigerato fucile dell’era moderna, è stato ritrovato nella giornata di ieri al centro di Piazza Tienanmen, luogo simbolico di scontri, proteste e rivoluzioni e dunque di tutta la storia cinese. Proprio per questo la piazza viene strettamente sorvegliata da telecamere e forze dell’ordine che difficilmente si sarebbero lasciati sfuggire una persona con un mitragliatore in mano. La foto del Kalashnikov è riuscita a rimbalzare da una parte e l’altra dei social di tutto il mondo e la forte provocazione potrebbe rivelare significati più nascosti riguardanti la delicata politica interna del presidente cinese Xi Jinping.
Un gesto simile potrebbe essere stato organizzato proprio da membri appartenenti alle forze armate cinesi, minacciate dall’esautorazione di ben 120 ufficiali nel corso degli ultimi 6 mesi, di cui alcuni appartenenti, come riportato da Il Giornale, alla Commissione centrale militare, composta da 11 ufficiali e rappresentante il “cuore delle forze armate cinesi”. Le maggiori accuse che giustificano questa esautorazione sono quelle di corruzione, ma è un discorso pronunciato ad agosto, in occasione dell’anniversario della fondazione dell’Esercito popolare di liberazione, a rivelare le vere intenzioni di Xi Jinping: “Come indicato dal compagno Mao Zedong, il nostro obiettivo è quello di avere un partito che controlli l’esercito e non un esercito che controlli il partito”.
Dunque un maggior controllo delle forze armate potrebbe essere la vera motivazione delle recenti “purghe” militari, con l’obiettivo di ristabilire una gerarchia che riporti nel gradino più alto il Partito Comunista Cinese. L’accusa di corruzione sembra infatti molto generica, specie per membri storici appartenenti alla commissione sopracitata come il generale Fang Fenghui, a confermare la genericità delle accuse il fatto che in altri casi la scelta non è stata per niente giustificata, come l’esautorazione del generale Zhang Yang, anche lui appartenente alla Commissione centrale militare.
La situazione interna cinese si è sempre retta su un delicato equilibrio, come in tutti i paesi in cui vige il comunismo, tra il partito e l’esercito che ora rischia di rompersi. L’avvertimento è stato lanciato ed il presidente Xi Jinping dovrà prendere con molta serietà una provocazione che suona più come una minaccia per le sue recenti azioni.
Davide D’Anselmi
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