Home » Il feticcio della legalità e la morte della politica

Il feticcio della legalità e la morte della politica

by Adriano Scianca
3 comments

1429275475375.jpg--rosy_bindiRoma, 1 apr – Il pastrocchio di ieri sugli “impresentabili”, con persone condannate per fatti politici – come Simone Di Stefano – mescolati insieme a esponenti del malaffare, della corruzione, della mafia, testimonia una più generale crisi delle categorie politiche che attraversa la nostra nazione. Gran parte della colpa ce l’ha il Movimento 5 Stelle che, pur fondato da un condannato con una vasta collezione di denunce, ha deciso di ridurre la politica alla sola “onestà-tà-tà-tà”. Ma i grillini sono solo figli dello spirito del tempo, forgiato dal qualunquismo ipocrita di trasmissioni come Le Iene. Di questo spirito del tempo fanno anche parte i tecnocrati che, nei momenti di crisi, spuntano sempre fuori a salvare la nazione. Proprio così, Grillo e Monti vanno a braccetto. In antitesi dal punto di vista caratteriale, sono invece convergenti su un comune obiettivo: l’estinzione della politica. Per i tecnocrati il politico deve essere sostituito dall’esperto. Per i grillini addirittura dall’onesto. In entrambi i casi, l’essenza della politica e la sua funzione specifica sfuggono completamente.

Fateci caso, nei dibattiti televisivi non si discute più di fini, ma al massimo di mezzi (in realtà si discute per lo più di vacuità che non riguardano neanche i mezzi, ma tweet, battute, pettegolezzi, faide interne etc). Questo perché si dà per scontato che i fini siano gli stessi per tutti gli schieramenti. Una volta le domande della politica erano: “Quali cose devo fare? E perché?”. Oggi, nel migliore dei casi, la domanda è: “Come faccio a fare le cose?”. Non esistono tanti progetti di società quanti sono gli schieramenti, ne esiste uno, i politici si dividono solo nel vantarsi di essere gli unici a saperli realizzare.

Ovviamente l’elettore, che magari aspetta l’autobus per un’ora, non vuole sentire tanti discorsi ideologici e si accontenta di qualcuno che faccia funzionare la mobilità cittadina. Giusto. Ma come fare per far passare gli autobus? L’ente che li gestisce deve essere pubblico o privato? Bisogna investire più per i mezzi del centro o delle periferie? Insomma, non esistono problemi neutri, tutto va deciso in base a categorie politiche. Categorie che devono essere diverse da schieramento a schieramento, altrimenti siamo di fatto al partito unico. È più o meno la situazione che stiamo vivendo. È questo il motivo per cui riduciamo il dibattito a un legalitarismo banale e insensato. E intanto cessiamo di essere sovrani senza sentire nessun grillino scandire “sovranità-tà-tà-tà”.

Adriano Scianca

You may also like

3 comments

roberto Pecchioli 1 Giugno 2016 - 7:09

ADriano Scianca riesce spesso a sintetizzare cose importanti. La “legalità” è un altro degli imbrogli per far dimenticare il resto. Le cose sono giuste o sbagliate, non legali o illegali. Kelsen e Bobbio sono pessimi maestri. I 5 stelle poi sono la più classica opposizione di sua maestà.

Reply
Paolo 4 Giugno 2016 - 12:08

I 5 Stelle, a mio avviso, sono stati e sono ad un tempo una conseguenza ed un’ eclatante punto di arrivo del “peggio” che si può concepire, riguardo alla mentalità italiana ed al modo di approcciarsi alla politica che, nonostante una certa maturazione nell’ ultimo decennio, caratterizza ancora la massa dei nostri connazionali : vale a dire quell’ atteggiamento tra il dilettantisco e l’ emotivo “di pancia”, che spinse nientemeno che un personaggio come Churchill a dire
“Gli Italiani affrontano le partite di calcio come guerre, e le guerre come partite di calcio”.

I 5 Stelle sono riusciti nell’ intento di canalizzare e raccogliere questo “flusso” immenso, costituito da quella massa enorme di elettori che in passato votarono sempre ostinatamente a sinistra, e che delusi dal loro partito tradizionale, hanno trovato nel M5S il naturale sbocco e punto di arrivo.

Gente che, come dicevo prima, ha una concezione della politica e della vita sociale molto superficiale, “di pancia”, attaccata unicamente al concetto orwelliano “quattro gambe buono, due gambe cattivo”; che piuttosto che votare a destra (anche solo come voto di protesta) si farebbe tagliare una mano (perché la destra è “fascista” e dunque a destra vivono e prosperano solo mostri); gente, fondamentalmente animata ed angosciata dal desiderio, dalla frenesia, dalla frustrazione di dover sentirsi sempre, in ogni momento e per forza di cose “dalla parte giusta” in tutto e per tutto.

Gente che è, oggi, più o meno come la sinistra la costruì, in passato. Il gregge di “pecoroni” versione XXI Secolo.

Reply
Ettore 7 Giugno 2016 - 7:46

Complimenti, in questo articolo si trasmette in modo chiarissimo un messaggio importante e che si presta a essere frainteso.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati