Roma, 2 gen – Gianluigi Paragone è stato espulso dal Movimento 5 Stelle: tra le motivazioni che hanno spinto il collegio dei probiviri (formato da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadonea) prendere tale provvedimento, il suo voto contrario alla legge di Bilancio. Secondo quanto riporta Agi, a Paragone è stata inoltre contestata la sua astensione nel voto sulle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte. I probiviri hanno poi impugnato il suo aver disatteso gli accordi presi al momento della sua candidatura al Senato nelle liste M5s. Paragone ha presentato una memoria difensiva, che il Collegio giudicante ha valutato come insufficiente: il testo non è risultato idoneo a superare le contestazioni a lui rivolte.

La reazione del senatore

“Sono stato espulso dal nulla. C’era una volta il 33%, ora…”, è il commento ” a caldo” di Gianluigi Paragone apparso su Facebook dopo aver saputo del provvedimento. “Quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla. Sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo”, ha poi dichiarato al TgCom24. “Ormai il M5s si è accomodato nel palazzo, è un Movimento che si è messo le pantofole. Sto ricevendo tanti messaggi: c’è una grande rabbia di quegli attivisti che pensavano che il Movimento fosse anti-sistema”. Poi la promessa: “Racconterò alcuni retroscena di questa espulsione, perché ci sono particolari succosi”. E su Di Maio: “E’ l’uomo che ha accumulato più poltrone di qualsiasi altro”.

L’espulsione era nell’aria

Un’espulsione arrivata tutt’altro che a ciel sereno, data la frequenza degli scontri tra Di Maio e Paragone. L’ultimo proprio una settimana fa, il 27 dicembre scorso, quando l’ex conduttore ha attaccato i parlamentari pentastellati che nel 2019 non hanno restituito parte del proprio stipendio, o lo hanno fatto parzialmente. Paragone aveva diffuso pubblicato un video sulla propria pagina Facebook facendo i nomi dei colleghi “in debito” del movimento e contro chi sia era “dimenticato” di rendicontare le proprie spese, puntando il dito in particolare contro il leader Luigi Di Maio: “Il capo politico dov’era? Non lo sapeva o ha fatto finta di non vedere?”, attaccava.

“Se invochi il rispetto del programma devi andare a processo. Perché sei un rompicoglioni e i rompicoglioni non piacciono più al M5S. E allora visto che ai probiviri piace il rispetto delle regole sarà bene che anch’io chieda il rispetto delle regole verso che coloro che non hanno pagato nulla…”. La risposta dei probiviri, abbiamo visto, non è stata quella che Paragone si aspettava.

Il numero dei senatori grillini si assottiglia

Con questa espulsione si impoverisce ulteriormente il numero dei senatori del Movimento 5 Stelle al Senato, dopo il benservito del mese scorso di Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi passati alla Lega. E esattamente un anno fa venivano espulsi i senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis per aver commesso “reiterate violazioni dello statuto” mentre a giugno era era stato il turno della senatrice Paola Nugnes. nei mesi scorsi il Movimento aveva visto due ulteriori “migrazioni”: la senatrice del M5s Gelsomina Vono aveva aderito al gruppo Italia Viva mentre a novembre la senatrice Elena Fattori era passato al gruppo Misto. Insomma, il Movimento continua a fare acqua da tutte le parti, il numero dei pentastellati a Palazzo Madama si assottiglia di mese in mese e non si escludono altri forfait nelle prossime settimane.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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