Roma, 8 lug – Partiti dal Bangladesh con la febbre, arrivati a Roma con test falsi. E adesso è scattato l’allarme, perché su un volo provenienti da Dacca sono stati riscontrati 36 casi positivi. Sull’aereo arrivato dalla capitale bengalese c’erano in totale 258 passeggeri a bordo. In pratica un viaggiatore su otto aveva il coronavirus. La scoperta ha indotto il ministro della Salute Roberto Speranza, in accordo con la Farnesina, a bloccare tutti i voli provenienti dal Bangladesh. Provvedimento restrittivo che si unisce alla quarantena obbligatoria già prevista per le persone che arrivano in Italia da nazioni extra Ue ed extra Schengen. “Dopo tutti i sacrifici fatti non possiamo permetterci di importare contagi dall’estero. Meglio continuare a seguire la linea della massima prudenza”, ha detto Speranza.
Certificati falsi
Decisione tempestiva o tardiva? Sia come sia, se fossero stati individuati e isolati tutti i casi positivi la questione si porrebbe relativamente. Il problema è che, stando a quanto ricostruito da Il Messaggero, i contagiati dal coronavirus arrivati a Roma nelle ultime settimane da nazioni extra-Ue potrebbero essere centinaia. Si ipotizza addirittura che siano 600, in base alle statistiche degli analisti che si occupano di indagini epidemiologiche alla Regione Lazio. Non sono insomma numeri certi, ma verosimili perché basati sulla percentuale calcolata in base ai contagiati rilevati sul volo atterrato a Fiumicino lo scorso lunedì, proveniente appunto dal Bangladesh.
Ma come mai nessuno ha fermato questi passeggeri? E’ probabile, altrimenti si sarebbe verificata un’inquietante falla nei controlli, che molti viaggiatori abbiano mostrato certificati di negatività al Covid rilasciati dalle cliniche locali della nazione asiatica. Documenti probabilmente falsi o artefatti anche perché, sempre secondo quanto ricostruito dal quotidiano romano, in Bangladesh basterebbero tra i 36 i 52 euro per acquistare un’attestazione sanitaria falsa.
Falle nei controlli?
“Tutti possono comprare questo certificato, è molto facile, c’è grande corruzione”, ha dichiarato Mohammed Taifur Rahman Shah, presidente dell’Associazione Italbangla, a Il Messaggero. Oltretutto imbarcarsi a Dacca è piuttosto facile: basta mostrare un documento che attesti la propria negatività al test del coronavirus nelle 72 ore precedenti. Ma il presidente dell’associazione Italbangla, intervistato da AdnKronos, evidenziando la mala gestione del Bangladesh ha parlato pure di mancanza di controlli da parte del governo italiano. “Sicuramente sono stati fatti errori dal governo del Bangladesh, che ha lasciato passare tutti, e da quello italiano che non ha controllato chi entrava in Italia”, ha dichiarato Shah. “Nel nostro Paese la situazione legata ai contagi è un disastro, non ci sono cure mediche e la gente sta cercando di scappare con ogni mezzo», ha precisato Shah.
Eugenio Palazzini
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[…] e dei Trasporti. Dopo i numerosi casi di coronavirus importati dall’estero, soprattutto dal Bangladesh, ecco il divieto di ingresso e transito in Italia per chi nei 14 giorni antecedenti ha soggiornato […]
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