Roma, 13 gen – Scafisti e Ong vanno a braccetto, ora non sono neanche supposizioni ma esplicite ammissioni. L’immigrazione clandestina e tutti i suoi drammi vengono praticamente elogiati in uno sconvolgente report intitolato “Dal mare al carcere” pubblicato da Arci Porco Rosso e Borderline Europe e riportato anche su La Verità. Ma ancora peggio, viene elogiato il traffico di essere umani che, “per soldi o meno che sia”, va “difeso a prescindere”.
“Gli scafisti? Vanno difesi tutti, che lucrino o meno”, secondo la Ong
Già si potrebbe partire dalle basi, ovvero dai titoli. L’articolo pubblicato su Porco Rosso punta l’indice contro “la criminalizzazione dei cosiddetti scafisti“. Gli stessi scafisti che vengono censiti, per quanto riguarda il 2022, nel numero di arresti, ovvero 264, di cui la maggior parte risulta di nazionalità nordafricane. “Alcuni di loro lo fanno per lucro” dicono dalla Ong, ma “vanno difesi in ogni caso”. Il passaggio del report nel merito, recita, per maggiore precisione: “La nostra ferma convinzione è che l’atto di guidare una barca e di trasportare migranti non dovrebbe essere di per sé un crimine. Le ragioni dietro la decisione di qualcuno di guidare una barca – che sia per il proprio progetto migratorio, o sotto minaccia di violenza, o per incentivi monetari – non modifica questa posizione”.
In buona sostanza, gli “incentivi monetari” (usare le parole lucro o guadagno pareva troppo disumanizzante) non sono un problema. Non è un problema se si guadagna trasportando schiavi. Tralasciando proprio i disagi delle popolazioni coinvolte nella ricezione delle orde di clandestini, quelli è meglio non nominarli proprio. Anche perché un tema che ovviamente ricorre nelle parole dei sedicenti umanitari è “il razzismo dell’Europa”, vera emergenza da combattere. I “più umani” non potevano mancare che prendersela anche con Giorgia Meloni, riferendosi al momento in cui il presidente del Consiglio aveva risposto al tentativo di boicottaggio del governo francese, avviato dopo aver “accolto” una nave Ong con l’unico scopo di fare la predica all’Italia. Il premier in quella occasione disse: “Meglio isolare gli scafisti, non l’Italia”.
“Affermazioni odiose”, si legge nel report, “che alimentano la demonizzazione di chi non fa altro che condurre oltre la frontiera imbarcazioni di persone in fuga”. Insomma, lo scafista è un “capro espiatorio universale a cui si possa addossare la responsabilità della morte e della violenza che avviene alla frontiera marittima italiana”. Ci potremmo aggiungere un po’ di sano sarcasmo fantozziano: “Un santo, un apostolo”.
“Chiamateli capitani”
Chiamateli capitani, dicono da Porco Rosso e Borderline. Magari pure coraggiosi, per dargli un tono di mitologia, di avventurosità, in grado di attrarre ancora di più le nuove generazioni e di far fesse anche quelle più vecchie. In effetti l’espressione “cosiddetti scafisti” torna più volte, con forza e prepotenza, nel report e in tutti gli approfondimenti sulla questione. Potrebbe diventare quasi un nuovo mantra linguistico, l’ennesima trasposizione semantica di propaganda, assimilabile all’obbligo imposto ai giornalisti di non usare la parola “clandestini”. Basta, insomma, definire le cose per ciò che non sono. Tattica ormai rodata da anni, ma adesso pronta a una nuova evoluzione. I clandestini sono “migranti”, ora è il momento di trasformare gli scafisti in capitani. Così come, da tempo immemore, il traffico di essere umani viene definito salvataggio. Chissà quale sarà la prossima frontiera della neolingua immigrazionista e schiavista.
Stelio Fergola
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Gli scafisti vanno difesi tutti ? Per me vanno uccisi tutti; poi il modo per farlo lo scelgano pure le ONG purché sia immediato, economico, sicuro. La garanzia di successo è assicurata solo così. Non mi dispiacerebbe per le ONG che resterebbero senza quattrini però loro lavorano per la gloria e in nome dell’amore per il prossimo (dicono solo loro).
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