Roma, 13 ago — «Salman Rushdie probabilmente perderà un occhio, i nervi del braccio sono stati recisi e il suo fegato è stato danneggiato. Le notizie non sono buone». E’ quanto riferito al New York Times da Andrew Wylie, agente dello scrittore anglo indiano pugnalato ieri nello Stato di New York.
Le condizioni di Rushdie sono gravi
Rushdie — noto per la fatwa che grava sulla sua testa lanciata contro di lui nel 1989 dall’ayatollah Khomeini — ha subito il gravissimo attacco mentre stava tenendo una lettura al Chautauqua County Education Center nello Stato di New York parlando degli Stati Uniti come rifugio sicuro per gli scrittori esiliati. L’aggressore ha accoltellato Rushdie, 75 anni, all’addome e al collo. Finito in manette, è stato identificato come il 24enne Hadi Matar, residente a Fairview, New Jersey.
L’aggressione
Secondo le prime ricostruzioni Matar si trovava in mezzo alla platea quando è saltato sul palco scagliandosi contro Rushdie e colpendolo «al collo e almeno una volta all’addome». «Era coperto di sangue, colava sul pavimento. Ho visto del sangue intorno ai suoi occhi e colargli giù per la guancia», ha riferito un testimone al NYT. Un medico presente in sala avrebbe prestato i primi soccorsi alla vittima dell’aggressione, fino all’arrivo dei soccorsi che lo hanno trasportato in ospedale in elicottero. Nell’attacco è rimasto ferito anche il moderatore della conferenza, Ralph Henry Reese, che non ha riportato lesioni preoccupanti: è infatti stato dimesso dopo poche ore dalla struttura ospedaliera che l’aveva preso in cura. In una dichiarazione inviata via e-mail, ha definito Rushdie «uno dei grandi difensori della libertà di parola e della libertà di espressione creativa».
L’agenzia iraniana Fars si augura che “tiri le cuoia”
Nell’attesa di reazioni ufficiali da parte delle autorità iraniane, l’agenzia Fars pubblica un editoriale sull’aggressione a Salman Rushdie, con l’auspicio che «tiri le cuoia». “«nche se finora non c’è nessuna notizia sulla sua morte, auguriamo che tiri le cuoia e con la morte di questo autore satanico il cuore ferito dei musulmani possa guarire dopo tutti questi anni». Lo riferisce Ansa.
Rushdie, una vita da condannato a morte
Salman Rushdie vive condannato a morte dal 1989, circa sei mesi dopo la pubblicazione del suo romanzo I versi satanici, in cui venivano romanzate alcune parti della vita del profeta Maometto con raffigurazioni che molti musulmani trovavano blasfeme e che suscitarono proteste in tutto il mondo, con devastazioni di librerie e roghi del volume incriminato. L’ayatollah Ruhollah Khomeini, la guida suprema dell’Iran dopo la rivoluzione del 1979, aveva emesso una fatwa il 14 febbraio 1989, ordinando ai musulmani di uccidere lo scrittore. Venne posta una taglia di 3 milioni di dollari sulla sua testa.
L’onda lunga della fatwa si è abbattuta anche sui collaboratori di Rushdie. Nel luglio 1991, Hitoshi Igarashi, che aveva tradotto il romanzo in giapponese del romanzo, fu pugnalato a morte mentre il suo traduttore italiano, Ettore Capriolo, venne gravemente ferito. Nell’ottobre 1993, William Nygaard, l’editore norvegese del romanzo, è stato raggiunto da tre colpi di arma da fuoco e gravemente ferito.
Rushdie aveva 41 anni e viveva nel quartiere di Islington, a Londra quando venne emessa la fatwa. Costretto a fuggire di casa, passò gli anni successivi a trasferirsi da un nascondiglio all’altro. In quanto cittadino britannico, per nove anni ha vissuto sotto la protezione del governo, fornita 24 ore su 24 dalla Squadra “A” del ramo speciale della Polizia metropolitana. La fatwa venne mantenuta dal governo iraniano dopo la morte dell’Ayatollah Khomeini fino al 1998. In quegli anni il signor Rushdie ha quindi ricominciato a riapparire in pubblico, partecipando a eventi di libri, feste e cenando fuori nei ristoranti. Nel 2000 Salman Rushdie si era trasferito negli Usa, dove risiede come cittadino americano. Nel 2005 l’attuale leader spirituale iraniano, Ayatollah Ali Khamenei, aveva rinnovato la fatwa nei confronti dello scrittore.
Cristina Gauri
3 comments
come dico ormai da decenni:
l’islam NON è compatibile con noi,in nessun modo.
non ci può essere alcuna convivenza nè coesistenza,
con gente che mette le fatwe,credenze religiose o tribali al di sopra della vita umana:
siamo TOTALMENTE incompatibili.
è necessario rendersene conto e agire di conseguenza,
renderci autonomi dalle loro materie prime,
rimandarli tutti quanti a casa loro,
(tutti….compresi gli islamici italiani di seconda o terza generazione)
e poi tirare su muri,fili spinati,campi minati e mine oceaniche
tra noi e loro:
lasciando che
preghino il loro allah – jeovah – visnu (o quel che è)
fino alla fine dei secoli….
mentre noi proseguiamo il nostro cammino verso le stelle.
Offendere profondamente il Credo di un popolo, di una Cultura e di una Tradizione, non è mai cosa bella, buona e giusta. Detto questo, chi e che cosa doveva guadagnarci da tale operazione? Non certo S.Rushdie, questo è chiaro.
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