Roma, 24 set – “Lo stato non ci ha abbandonati, lo stato siamo noi, voi e il cittadino che ha donato un euro!” così il sindaco Pirozzi risponde alle domande dei giornalisti, con una calma ed una determinazione propria di chi non abbandona i propri cittadini e cerca di scavalcare le istituzioni che da, un anno a questa parte, hanno abbandonato il popolo di Amatrice, di Norcia, di Visso e di tutte le città colpite dal sisma del 24 Agosto 2016.
Pirozzi ha ringraziato la solidarietà degli italiani, manifestatasi soprattutto nelle raccolte fondi autonome come quella “Adotta un’opera” istituita dal Comune di Amatrice i cui dati vengo riportati nella seguente nota comunale: “Si tratta di 308.028,38 euro destinati alla ricostruzione dell’Ospedale ‘Francesco Grifoni’, di 48.165,92 euro destinati alla ricostruzione dell’Istituto Alberghiero, insieme agli 850.000 euro, sempre devoluti per l’Alberghiero, donati dalla catena di ristorazione giapponese Saizeriya. A questi fondi si aggiungono i 456.812,23 euro già trasferiti al Commissario nei giorni scorsi per la costruzione della scuola”.
La situazione delineata dal sindaco Pirozzi è lucida e illustra perfettamente il rapporto tra lo Stato, inteso come le istituzioni superiori alle piccole realtà comunali, ed il singolo cittadino. Un rapporto deteriorato dalla sfiducia di quest’ultimo la cui pazienza è stata continuamente messa alla prova nell’ultima decade della grande crisi. Un esempio è il dibattito sul referendum durante lo scorso autunno, con l’inverno alle porte e gli sfollati lasciati al gelo, la priorità del governo fu quella di fare una propaganda mediatica ai limiti della censura sul famoso “Sì” dimenticando completamente la situazione che stavano vivendo i terremotati. Solo alla vittoria schiacciante del “No” questi vennero ricordati e fu in occasione del discorso pronunciato da Renzi durante le sue dimissioni, trattando nuovamente gli sfollati come un oggetto utile al suo messaggio di (non) addio straripante di retorica. Forse avrebbe fatto meglio a mandare anche lui un Sms.
Davide D’Anselmi