Questo articolo, che ripercorre la storia della Mille Miglia, è stato pubblicato sul Primato Nazionale di aprile 2018.
La prima edizione della «gara più bella del mondo», appellativo con cui è universalmente nota la Mille Miglia, partì da Brescia il 27 marzo del 1927 e si concluse, sempre a Brescia, dopo 21 ore 4 minuti e 28 secondi. La vittoria se l’aggiudicò una O.M. Superb 665 guidata da Giuseppe Morandi ad una media di 77 km/h.
Ma cosa aveva portato alla nascita di una delle gare più famose e difficili della storia dell’automobilismo? La passione di Franco Mazzotti e Aymo Maggi, giovani rampolli della nobiltà bresciana, e la ferrea volontà di contrastare l’industria automobilistica francese, che a quei tempi la faceva da padrona, contribuirono in maniera determinante alla creazione di questo famoso evento sportivo.
Durante le feste natalizie del 1926 i due giovani bresciani, insieme al giornalista Canestrini, a Renzo Castagneto e al Barone Monti, si trovarono d’accordo sul fatto che, per spostare l’attenzione del mondo dell’automobilismo sull’Italia e sulle vetture di produzione nazionale, era necessario creare una gara a cronometro che, partendo da Brescia, attraversasse la nazione per arrivare nella Città Eterna e ritornare nel capoluogo lombardo: immaginarono così un percorso che passava da Ravenna per arrivare a Pescara, correndo lungo la Riviera adriatica, per poi puntare verso l’Aquila, giungere a Roma e risalire infine verso Brescia passando da Siena, Firenze e Bologna. Il tutto per una distanza complessiva di 1.600 km. Si optò così per il nome di Mille Miglia e Canestrini disegnò il logo della manifestazione, utilizzato ancora oggi: una Freccia Rossa con scritto al suo interno il numero Mille.
La gara diventò subito un fiore all’occhiello delle politiche sportive del fascismo, tanto che Romano Mussolini vi partecipò per due volte, Italo Balbo era tra i più appassionati frequentatori del parterre e lo stesso Duce, pur non avendovi mai preso parte, seguiva le gesta della sua marca automobilistica preferita: l’Alfa Romeo. Quest’anno ricorrono anche i 90 anni dalla prima vittoria dell’Alfa e, nel corso dei decenni, si sono accumulate leggende e aneddoti sulla gara. Nel 1930 ci fu la vittoria di Nuvolari, dopo un incredibile recupero, su Varzi. Le cronache dell’epoca raccontano che il pilota mantovano inseguì il suo rivale a fari spenti nella notte per non dargli riferimenti. Nel 1931 Caracciola su Mercedes sgretolò tutti i record arrivando al controllo di Bologna alla media di 154 km/h, ben oltre il doppio della velocità media con cui era stata vinta la prima edizione appena 5 anni prima.
Il 1936 fu un anno particolare: a causa della Guerra etiopica, non partecipano piloti stranieri e, per rispetto dell’autarchia, vennero create classifiche speciali per le vetture non alimentate a benzina, sebbene la prima vettura alimentata a gassogeno, un’Alfa Romeo 1750 GS, avesse partecipato all’edizione del 1933, guidata dal Generale della Milizia Agostini.
Anche nel dopoguerra non mancarono colpi di scena e situazioni particolari. Nel 1947, a causa del razionamento, era difficilissimo trovare gli pneumatici. L’organizzazione permise quindi ai partecipanti, all’atto dell’iscrizione, di acquistare a prezzi fortemente scontati un treno di gomme Pirelli e dei buoni benzina. Il risultato fu che, delle 245 vetture iscritte, ne partirono solo 155 e gli pneumatici Pirelli non utilizzati andarono ad alimentare la borsa nera. L’anno successivo l’Alfa Romeo e la Ferrari si contesero le prestazioni di Nuvolari, ma alla fine la spuntò il Drake di Maranello e il Mantovano Volante si rese protagonista di una gara leggendaria: per un incidente all’altezza di Forlì, mentre si trovava in testa alla corsa, perse il parafango anteriore sinistro e danneggiò il cofano che, non potendosi più chiudere, fu rimosso completamente alla sosta di Roma. Poi a Livorno, in un secondo incidente, danneggiò la balestra posteriore e il sedile ma, nonostante tutto, continuò a mantenere il comando della gara con 29 minuti sul secondo. Infine, a Reggio Emilia il cedimento della sospensione lo costrinse al ritiro. La leggenda racconta che Ferrari aveva provato a fermare
Nuvolari già a Modena a causa dei seri danni alla vettura e, al diniego del pilota, aveva chiesto a un prete di mettersi davanti alla vettura di Nivola, ma questi lo aveva scartato ed era ripartito. Nel 1950 il conte Giannino Marzotto diventò, e lo è tuttora, il più giovane vincitore della Mille Miglia, entrando nella leggenda perché corse la gara in doppiopetto di grisaglia e cravatta intonata al colore della vettura. Nel 1957 si corse l’ultima edizione competitiva della gara: si decise di sospenderla a causa di un gravissimo incidente causato dallo scoppio di una gomma della Ferrari di de Portago. Le vittime, oltre al pilota, furono il navigatore Nelson e 9 spettatori, tra cui 5 bambini. Nel 1977 la Mille Miglia è rinata come gara di regolarità per vetture storiche, a cui possono partecipare automobili prodotte non oltre il 1957 e che abbiano partecipato alla gara dal 1927 al 1957.
Francesco Saponaro