Roma, 13 mar – Lo avevamo anticipato nella scorsa rubrica ed è puntualmente successo: il Napoli dei lamenti e delle strategie sbagliate avrebbe rischiato presto di dire addio allo scudetto con il sorpasso della Juve. E in meno di una settimana la squadra di Allegri è tornata Padrona d’Italia, lanciata verso la conquista del settimo scudetto consecutivo. Adesso è appena un punto in classifica sopra il Napoli, ma domani può salire a quattro se batte l’Atalanta a Torino nel recupero della gara rinviata per neve. Il Napoli invece è stato fermato sullo 0 a 0 a San Siro dall’Inter dopo aver perso sabato scorso 4 a 2 al San Paolo con la Roma, proprio nel giorno in cui la Juve aveva battuto la Lazio all’Olimpico con la rete di Dybala al minuto 93: la gestione degli uomini e delle risorse tra i due allenatori è decisamente sbilanciata in favore di Allegri, capace di ruotare i suoi uomini e di mettere in panchina anche i campioni come aveva fatto recentemente proprio con l’argentino, tornato adesso con le stimmate del trascinatore.
Con l’Udinese Allegri ha avuto ottime conferme, tra gli altri, da Marchisio, Sturaro, Rugani e De Sciglio: anche a San Siro Sarri ha giocato invece con gli stessi giocatori e fatto praticamente gli stessi cambi, passando per la solita minestra riscaldata della sostituzione di Hamsik con Zielinski. Allegri vuole le rose lunghe, Sarri no; Allegri ha equilibrio, gestione delle situazioni e degli eventi; Sarri, come abbiamo scritto anche recentemente, agita spesso teorie complottiste sui danni che subirebbe il Napoli in favore della Juve e poi ha fatto l’errore capitale di farsi eliminare dall’Europa League per concentrarsi sulla conquista dello scudetto, creando un’ansia da prestazione micidiale ai giocatori e all’ambiente. Allegri invece è dentro in tutte le competizioni, le vuole vincere tutte perché sostiene (a ragione) che vincere aiuta a vincere e concentrarsi sull’obiettivo del momento, allenta la tensione.
Coincidenza curiosa, ma non casuale, la Juve ha effettuato il sorpasso sull’inerzia del trionfo di Londra con la grande rimonta, l’eliminazione del Totthenam dalla Champions e il passaggio ai quarti di finale. Non è quindi un caso se il club di Andrea Agnelli continua ad essere padrone in Italia e rappresentare ai massimi livelli e per distacco dagli altri club, il calcio italiano in Europa. Allegri ha portato due volte la Juve in finale di Champions League, perso con due corazzate come Barcellona e Real Madrid. Un’altra volta è uscito, forse immeritatamente, agli ottavi con un altro top club come il Bayern Monaco.
I numeri degli juventini sono decisamente importanti: unica squadra tra i maggiori cinque club europei ad aver vinto tutte le partite nel 2018: 8 su 8. Imbattuti da 22 partite, miglior striscia positiva dal marzo del 2015. Tra le grandi che la Juve dovrà affrontare da qui alla fine della stagione, solo la Roma sarà in trasferta. L’avversario più temibile leggendo la classifica attuale, il Napoli, giocherà invece contro gli juventini il prossimo 22 aprile a Torino. Intanto, tra dichiarazioni autolesionistiche di Sarri (“lo scudetto è cosa solo della Juve”, disse dopo la Roma), lamenti sui calendari con una presunta programmazione scorretta e la squadra che si inceppa, l’appuntamento di aprile, per tutto il Napoli rischia di essere soltanto un altro episodio di un continuo rinvio con la grande storia maradoniana.
Paolo Bargiggia