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Francia, Lucas Chevalier e il like della discordia: l’antifascismo vomita odio, la destra dà segnali di vita

by Marco Battistini
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Roma, 12 nov – Grandi polemiche nel calcio francese. No, per una volta nessuna uscita fuori luogo (e fuori tempo massimo) dell’ex cittì transalpino – con l’ossessione dell’Italia – Raymond Domenech. Il 2006 è ormai lontano e sul finire di questo primo quarto di secolo a far gridare allo scandalo sono sempre – di più – i social network. Anche quando si parla di pallone. L’ultimo a finire nel tritacarne mediatico è stato il portiere del Paris Saint-Germain Lucas Chevalier. La sua colpa? Un like su Instagram a un post di sostegno all’estrema destra. Almeno, così dicono.

Il post di Julien Aubert

Nel video della discordia il repubblicano Julien Aubert, esponente del partito fondato nel 2015 dall’ex presidente della République Nicolas Sarkozy, forza politica facente parte del Partito Popolare Europeo (insieme a Forza Italia, tanto per intendersi), spiegava ai suoi follower il perché e il percome sia preferibile votare il Rassemblement National di Marine Le Pen rispetto ai tipi di La France insoumise, movimento guidato da Jean-Luc Mélenchon. In soldoni: meglio la destra identitaria – oggi probabilmente più normalizzata che radicale – rispetto all’estrema sinistra.

Quindi il like, risalente a qualche giorno fa, del classe 2001 che in estate ha preso il posto di Gianluigi Donnarumma nello scacchiere tattico della squadra campione d’Europa.

Le offese antifasciste e la spiegazione di Chevalier

Apriti cielo. Come da prassi lo screenshot dell’apprezzamento ha fatto il giro dei social francesi, mobilitando l’antifascismo da smartphone nella tanto scontata quanto riprovevole campagna d’odio. Prese di posizione, critiche e gli immancabili insulti. A quanto pare allargati alla famiglia del calciatore, anche razzisti. In chiave anti-bianca, ovviamente.

Così è intervenuto – sempre su Instagram – il diretto interessato. In una storia, cospargendosi il capo di cenere, Chevalier ha spiegato la casualità del gesto: “Non è piacevole svegliarsi dopo un riposino pre-partita e trovare la mia foto ovunque, solo perché ho messo un like per sbaglio scrollando con il mio cellulare”. Il numero uno del Psg  fa sapere che il concetto espresso da Aubert fa parte di un “orientamento politico che ovviamente non condivido. Non mi permetterei mai di pensare cose del genere”. Permetteci la battuta: scelto da Luis Enrique per le capacità podaliche, con un avvio di stagione contrassegnato da qualche errore di troppo tra i pali, a dirla tutta sembra davvero più a suo agio con i piedi che con le mani.

Il vento cambia?

Nonostante il passo indietro del nazionale transalpino, lo stesso Aubert ha commentato: “Vero o falso che sia, è preoccupante che nel 2025, in una democrazia, si sia costretti a nascondere le proprie opinioni politiche. Il ‘reato di opinione’ è tipico delle dittature fasciste o staliniste”. Ora, al di là del passaggio decisamente forzato e stantio sul fascimo-degli-antifascisti (d’altronde ogni mondo è paese) è interessante notare come un esponente de Les Républicains, erede della fazione politica francese più importante insieme ai socialisti, abbia in qualche modo preso le difese del ‘fascista’ – che lo sia o meno ha poca importanza, ormai l’etichetta è stata appiccicata – Chevalier. 

Fino a un paio di anni fa tutti si sarebbero accodati alle dichiarazioni di condanna. Tanto più in un contesto come quello dell’Hexagone, dove nel giugno 2024 Kylian Mbappé e Markus Thuram – non proprio due giocatori qualunque – sfruttando la vetrina dell’Europeo, avevano espressamente chiesto ai propri connazionali di votare contro gli estremisti. Di destra, ça va sans dire.

Se da una parte l’oliato modus operandi antifa rimane sempre lo stesso, dall’altra non possiamo non notare – in particolar modo dopo l’omicidio Kirk – una differente sensibilità politica da parte del centrodestra europeo rispetto a certe dinamiche mediatiche. Tu chiamali se vuoi, segnali di vita.

Marco Battistini

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