Roma, 15 lug — Alla fine è durata nemmeno un mese, anzi quasi mezzo, la Venere degli Stracci, l’opera dell’artista torinese Pistoletto che tanto, da subito, ha fatto discutere, installata in piazza Municipio a Napoli. La mattina del 12 luglio, intorno alle 5, l’opera è andata a fuoco: un vasto incendio ha interessato la montagna di stracci che campeggiava davanti alla scultura della Venere con mela dell’artista neoclassico danese Thorvaldsen. L’opera, immediatamente dopo l’installazione e già prima dell’inaugurazione ufficiale, aveva diviso napoletani e non – soprattutto turisti che assiepano Napoli dall’inizio dell’anno – circa l’installazione nel contesto urbano, in una piazza già essa distrutta da orride colate di cemento a danno di giardini e fontane, oltre al gusto secondo cui, se non a tutti è piaciuta, da poco è stata apprezzata.
Venere degli Stracci in fiamme, il cortocircuito dell’amministrazione Manfredi
Etica ed estetica a parte, ciò che paradossalmente colpisce è il cortocircuito dell’amministrazione Manfredi. Il Sindaco che attraverso la kermesse “Napoli contemporanea” puntava su una città che ha fatto registrare il tutto esaurito nelle strutture turistiche – e non certo (solo) grazie alla vittoria dello scudetto, né “grazie” ad interventi esterni, men che meno degli attuali amministratori – a “valorizzare la tradizione e la contemporaneità di Napoli per farla vivere nel futuro”, sembra essere vittima proprio delle sue stesse promesse, consueta demagogia di chi alla politica preferisce il politichese.
Dopo essere riuscito a non (voler) trovare un luogo idoneo all’installazione del capolavoro tipico e topico del Maradona dell’autoctono maestro Domenico Sepe, per il lavoro del Pistoletto l’ex Rettore della Federico II aveva promesso una sorveglianza di ventiquattr’ore al giorno: a questo punto, ci si dovrebbe almeno (fare finta di) chiedere dove fosse la sorveglianza promessa – e promossa – stamattina alle 5! O quantomeno cosa stesse facendo.
Caccia alle streghe
E non è la sóla – che ha tutta l’aria di una gran sòla rifilata – “promessa”. Per bocca del suo responsabile Locuratolo, dopo che la Fondazione Pistoletto avesse già lanciato l’allarme, aveva anche assicurato che i materiali utilizzati fossero ignifughi. Che, però, hanno preso fuoco. Dunque, adesso, giusto per gettare acqua sul fuoco, ci si spertica in altre promesse che hanno tutto (e solo) il sapore della caccia alle streghe: i responsabili saranno assicurati alla giustizia, senza contare che della creazione ci si era autoproclamatisi responsabili. Senza tenere conto che, a indagini ancora in corso da parte dei periti, la sentenza è già stata emessa (vizietto tipico e, ormai, identitario): incendio doloso.
E da Palazzo San Giacomo, dal cui ufficio il primo cittadino può sentire ancora il puzzo di fumo – tuona minaccioso e vendicativo: “ricostruiremo la statua!”. Al netto di cosa ne pensa Pistoletto, ci chiediamo: perché reagire in siffatta maniera nei confronti di chi, a dispetto o in rispetto del cancel culture, ha “solo” tentato di cancellare un pezzo di cultura? Perché ostinarsi e riproporla? Perché l’amministrazione da lui presieduta ha “solo” ugualmente cancellato la cultura popolare, artistica, locale e identitaria, espressa dalla statua dell’artista napoletano? Il cortocircuito che ha generato il rogo pare non sia soltanto quello che ha interessato Venere e stracci!
Un cumulo di stracci emblema della classe dirigente cittadina
E degli altri, simili atti vandalici di cui la Napoli sporca, insicura, violenta, invivibile pullula, il Sindaco non sembra neppure accorgersi: tuttavia, non c’è bisogno di recarsi nel quartiere Vasto, porta della città quando si arriva dalla via ferrata, o recarsi nella più turistica Galleria Umberto I, dove è possibile toccare con mano il degrado, ma è sufficiente anche solo affacciarsi dal balcone del proprio luogo di lavoro (e di valore) per assistere allo scempio, ormai quotidiano, che si consuma ai danni della seicentesca Fontana del Nettuno! Proprio dietro la statua bruciata e proprio davanti al Comune.
Qualcuno, appena trapelata la notizia che la Venere sarebbe stata installata a Napoli, aveva rilanciato la notizia che “quel cumulo di stracci” sarebbe stato l’emblema della città: di Napoli non so, dell’attuale classe dirigente senza ombra di dubbio!
Tony Fabrizio