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Boom di società italiane nel Regno Unito: un segnale che non possiamo ignorare

by La Redazione
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bridge over river in city

Negli ultimi anni, mentre l’Italia discute ancora di riforme mai compiute, burocrazia pesante e pressione fiscale ai massimi europei, una parte sempre più ampia del tessuto produttivo guarda all’estero. E c’è un Paese che continua ad attirare imprenditori, freelance e PMI italiane come un magnete: il Regno Unito.

Brexit o non Brexit, Londra resta oggi una delle destinazioni più ambite da chi vuole lavorare con regole chiare, tasse prevedibili e un ambiente economico orientato alla crescita, non alla stagnazione. Aprire un’attività in Inghilterra è molto più semplice perché in Inghilterra si utilizza un modello molto diverso da quello italiano, dove spesso chi vuole fare impresa viene trattato più come un sospetto che come una risorsa.

Il modello britannico: meno tasse, meno burocrazia, più libertà

L’Inghilterra continua a distinguersi per una caratteristica semplice ma rivoluzionaria per chi viene da un Paese come l’Italia: la libertà economica.
Costituire una società richiede pochi documenti, si fa interamente online e, soprattutto, non comporta costi nascosti o contributi obbligatori da pagare anche se non si fattura.

La tassazione è chiara e si paga solo sul profitto reale. In Italia, al contrario, anche un professionista con attività limitata è schiacciato da anticipi, acconti e contributi minimi che arrivano puntuali anche quando il cassetto è vuoto.

Il Regno Unito, invece, premia chi crea valore, non chi conosce i cavilli fiscali.

Brexit non ha frenato nessuno: anzi, ha rafforzato il modello

Molti osservatori pensavano che la Brexit avrebbe indebolito il Regno Unito, portando alla fuga degli investitori. Non è andata così.
Il Paese ha rivisto le proprie regole in piena autonomia, ha aumentato la soglia per la registrazione IVA e ha reso la burocrazia imprenditoriale ancora più digitale e trasparente.

Lontano dai vincoli normativi dell’Unione Europea, Londra continua a dimostrare che la libertà regolamentare può creare un ambiente competitivo e dinamico.
Per un imprenditore italiano, abituato a permessi infiniti e scadenze continue, il confronto è impietoso.

I settori dove il mercato inglese offre vantaggi reali

Il Regno Unito è oggi uno dei poli più importanti al mondo per tutto ciò che riguarda innovazione, digitale e servizi professionali.
Chi lavora nella consulenza, nell’e-commerce, nel marketing, nella tecnologia o nella formazione online trova un terreno fertile, un pubblico internazionale e una cultura che premia la velocità, non l’appartenenza a vecchie logiche di sistema.

E non è un caso che moltissime aziende italiane che operano nel B2B scelgano una società inglese per presentarsi ai partner europei o americani.
Una Ltd con sede a Londra, infatti, gode di una credibilità immediata. Soprattutto rispetto a un Paese percepito sempre più come un sistema burocratico rigido e poco meritocratico.

Come si apre una società inglese: meno ostacoli, più responsabilità

L’apertura avviene tramite la Companies House e richiede pochi passaggi essenziali: la scelta del nome, la registrazione online e l’indirizzo legale. Da quel momento, la società è già operativa.
L’apertura del conto aziendale, la gestione contabile e le dichiarazioni fiscali si realizzano attraverso sistemi digitali intuitivi.

Il punto cruciale non è la difficoltà della procedura, ma la serietà nella gestione.
Aziende leader, come AccountsCo, nella gestione aziendale nel Regno Unito, ti aiutano nella gestione delle scadenze, perché non rispettarle comporta sanzioni o chiusura automatica della società.
È un sistema che non perdona la superficialità, ma ricompensa chi lavora con metodo.

Perché gli italiani continuano a partire: il confronto è impietoso

Molti imprenditori italiani si trovano davanti a un paradosso: continuare a investire in un Paese che ostacola la crescita oppure espandersi verso un modello più semplice e competitivo.
Scegliere il Regno Unito non è un tradimento, ma spesso una necessità per sopravvivere su un mercato globale in cui l’Italia fatica a tenere il passo.

Mentre da noi serve ancora un labirinto di adempimenti per aprire un’attività, in Inghilterra bastano poche ore.
Mentre in Italia il costo del lavoro e i contributi sociali pesano come zavorre, nel Regno Unito la flessibilità permette alle nuove imprese di crescere più rapidamente.
E mentre la burocrazia italiana soffoca l’iniziativa, il sistema inglese continua a valorizzarla.

Conviene aprire una società in Inghilterra?

Per molti, la risposta è sì.
Il Regno Unito rimane un ecosistema imprenditoriale avanzato, stabile, competitivo e orientato alla meritocrazia.
Offre un contesto che premia chi produce valore, non chi sopravvive nonostante gli ostacoli del sistema.

Aprire una società inglese può essere una scelta strategica per tutte le imprese italiane che vogliono crescere, operare a livello internazionale e liberarsi da un sistema che spesso frena più di quanto favorisca.

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