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Nazionale femminile: applausi e retorica per una sconfitta

by La Redazione
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Nazionale femminile

Roma, 24 lug – C’è un vizio tutto italiano, che resiste a ogni stagione politica: trasformare la sconfitta in trionfo. Ma solo a certe condizioni. E cioè, che sia una sconfitta “giusta”, cioè ideologicamente funzionale. Come quella della Nazionale femminile, che fuori dall’Europeo al 96’, viene comunque celebrata al Quirinale con applausi, medaglie morali e retorica a fiumi.

La Nazionale femminile tra applausi e retorica

E fin qui, pazienza. Ma poi arriva la vicecapitana Elena Linari, che approfitta dell’intervista post-partita per fare quello che ormai pare essere diventato lo sport preferito di certi ambienti: attaccare il governo. Parlando del suo coming-out del 2019 afferma: “La situazione non sta migliorando, è colpa del governo che abbiamo”, dice. “Due donne che si tengono per mano rischiano insulti e aggressioni. Stanno riportando avanti la famiglia tradizionale”. Ora, lasciamo perdere per un attimo il merito delle dichiarazioni. La domanda vera è: cosa c’entra tutto questo con una semifinale persa? Nulla. E infatti non è il calcio a interessare, ma il megafono. Il palco. Il momento perfetto per infilare lo spot ideologico nel flusso della cronaca sportiva, contando sull’applauso automatico.

La sconfitta addolcita

Non si tratta di negare problemi reali. Ma di constatare che ogni volta che una donna entra nella cronaca per meriti sportivi, deve automaticamente diventare portabandiera di battaglie politiche. Nessuno, per dire, avrebbe concesso la stessa indulgenza agli uomini. Immaginate la Nazionale maschile ricevuta al Quirinale dopo una semifinale persa. Apriti cielo. Si parlerebbe di fallimento, di occasioni buttate, di vergogna nazionale. E nessun giocatore si sognerebbe di usare il momento per dettare la linea politica del Paese. Il calcio femminile, invece, viene trattato con un paternalismo peloso: non contano i risultati, conta il messaggio. Non importa se hai vinto o perso: se sei allineata con l’ideologia dominante, sei automaticamente dalla parte giusta della cronaca.

L’Italia ha bisogno di vittorie

Ma è proprio questo il danno peggiore che si fa allo sport femminile: usarlo come cavallo di Troia culturale, invece che trattarlo come ciò che è – sport. Con regole, con avversari, con risultati. E con sconfitte, ogni tanto. Che si possono anche accettare senza farci sopra un comizio. In conclusione, l’Italia femminile meritava rispetto per il percorso fatto. Ma il rispetto vero sta anche nel riconoscere che si è perso. E che le sconfitte non vanno premiate solo perché sono sconfitte subite da donne. Il calcio, come tutti gli sport in cui compete una maglia azzurra (o tricolore) non ha bisogno di bandierine arcobaleno. Ha bisogno di vittorie. Tutto il resto è dannoso.

Vincenzo Monti

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