Non è necessario essere esperti di statistiche per sapere che il mondo del lavoro in Italia ha subito trasformazioni radicali negli ultimi 15-20 anni. I dati comunque lo confermano inequivocabilmente: un recente report della CGIA Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre), che ha preso in considerazione i dati forniti dall’INPS e di Infocamere/Movimprese, ha messo in evidenza che negli ultimi 10 anni il numero degli artigiani italiani si è ridotto di circa 400.000 unità. Da 1,77 milioni di unità registrate nel 2014 si è infatti passati a 1,37 milioni (un calo del 22%). Tra il 2023 e il 2024, la diminuzione è stata di 72.000 unità. Fatto sta che oggi in Italia ci sono più avvocati che idraulici.
La principale ragione del calo è intuitiva: i giovani oggi tendono a privilegiare i percorsi di studio universitari e le cosiddette “professioni intellettuali”. I lavori manuali – o artigiani, che dir si voglia – sono da molti percepiti come meno “prestigiosi” o, comunque, meno remunerativi.
Detto questo, di manualità c’è ancora un gran bisogno: un impianto elettrico che non funziona, la sostituzione di una parabola per la TV, un rubinetto che perde o una lavastoviglie che fa i “capricci” non sono problemi che si possono risolvere con una laurea in economia e commercio, in filosofia o in giurisprudenza.
La crisi del settore artigianale
L’Italia è indubbiamente un Paese dalla lunga tradizione artigianale. Il Made in Italy artigiano è sempre stato uno dei protagonisti delle fiere nazionali e internazionali. Ma la fotografia scattata recentemente dalla CGIA mostra una realtà che oggi è molto diversa da quella di 15-20 anni fa: molte botteghe e laboratori chiudono e non ci sono più eredi che prendono in mano le redini dell’attività.
Il tutto non si spiega soltanto con la maggiore attrattività dei lavori intellettuali, ma anche con il fatto che oggi i costi da sostenere sono molto più pesanti di un tempo, per non parlare della concorrenza globale.
Peraltro, al di là della questione puramente economica, con il declino dell’artigianato, viene meno anche una parte del patrimonio culturale del nostro Paese.
Per amor di verità, si deve sottolineare che vi sono alcune professioni artigianali in controtendenza come per esempio i parrucchieri, le estetiste, i gelatai, i pizzaioli e gli informatici.
Le professioni intellettuali sono sempre più attrattive
Il cambiamento culturale degli ultimi decenni è stato profondo. Le professioni “intellettuali”, in particolare quelle legate alla laurea, sono state sempre più valorizzate. L’idea che pian piano si è formata è che soltanto con gli studi universitari è possibile avere soddisfazione e successo. I lavori fisici e manuali, quindi, sono sempre stati più considerati come una sorta di ripiego, una scelta di “serie B”.
Il risultato, con il passare degli anni, è che il settore legale, quello amministrativo e quello della consulenza sono sempre più gettonati, mentre sempre meno persone scelgono di fare l’elettricista, l’idraulico, il falegname o il sarto.
Nel lungo termine questa situazione potrebbe portare a un notevole squilibrio nel mondo del lavoro: ci saranno sbocchi sufficienti per tutti i nuovi laureati? E chi riparerà una finestra, un rubinetto o una presa elettrica?
La crisi è anche figlia del cambiamento nelle abitudini di consumo
La crisi dell’artigianato – e di molte piccole realtà commerciali – è legata anche al cambiamento nelle abitudini di consumo. Oggi sempre più persone fanno i loro acquisti online sulle grandi piattaforme di e-commerce come Amazon o Asos. La conseguenza è un drastico calo delle piccole realtà come le sartorie e i tanti negozi di quartiere, già provati dalla presenza di supermercati e ipermercati. E che dire delle edicole? In Italia, negli ultimi 15 anni sono scomparsi 27.000 chioschi.
In sostanza, molti lavori fisici stanno diminuendo perché oggi, con pochi clic, è possibile ricevere comodamente a casa prodotti a prezzi competitivi o leggere un giornale in formato digitale.
Una dinamica simile si osserva anche nel settore dell’intrattenimento: lo si è visto nel mondo del cinema a causa dello streaming ma anche nel mondo videoludico, sia nei videogiochi classici ma anche nel mondo del gioco; Anni addietro infatti le sale da gioco fisiche erano un luogo di svago e di socialità, ma oggi è disponibile una vasta selezione di giochi onlineai quali si può accedere tramite uno smartphone, un tablet o un personal computer.
Si può invertire la tendenza?
Invertire la tendenza non è certamente semplice. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di attuare politiche che aiutino a valorizzare i lavori manuali, magari attraverso incentivi fiscali, percorsi formativi gratuiti e campagne di sensibilizzazione mirate a restituire il giusto prestigio alle professioni artigiane.
La digitalizzazione può avere un ruolo positivo e non deve essere vista come una “nemica”, ma come un’opportunità. Non mancano infatti artigiani che stanno promuovendo i propri prodotti su piattaforme online, raggiungendo clienti ben lontani dai confini locali. In sostanza si tratta di far convivere in equilibrio la tradizione e l’innovazione.