Luca Matteo Barberis: “Gli algoritmi influenzano più dei giornali”
Negli ultimi anni, il modo in cui i cittadini ricevono informazioni politiche è cambiato radicalmente. I social network non sono più semplici strumenti di condivisione, ma veri e propri palcoscenici in cui si giocano narrative e percezioni. Notizie, opinioni e campagne elettorali si diffondono in tempo reale, spesso più rapidamente dei canali tradizionali. Ma chi decide cosa arriva al pubblico? E quanto gli algoritmi condizionano l’opinione pubblica?
Algoritmi e agenda politica
Piattaforme come X (ex Twitter), Facebook, Instagram e TikTok non mostrano ai cittadini tutte le notizie disponibili: selezionano i contenuti in base a engagement, tempo di visualizzazione, interazioni precedenti e interessi dichiarati.
Secondo il Reuters Institute Digital News Report 2024, oltre il 55% degli utenti tra i 18 e i 35 anni riceve la maggior parte delle notizie politiche dai social. Questa “curation algoritmica” contribuisce a creare filter bubble e conferma di bias cognitivi: gli utenti vedono sempre più contenuti che confermano le loro convinzioni, amplificando polarizzazioni e divisioni.
Per comprendere meglio l’impatto di questi meccanismi sulla politica, abbiamo intervistato Luca Matteo Barberis, uno dei social media manager più conosciuti in Italia e all’estero, con esperienza in competizioni sportive internazionali, grandi aziende e personaggi pubblici di rilievo.
Intervista: Barberis sull’influenza politica dei social
Domanda: Luca, quanto pesano oggi i social nella comunicazione politica?
Barberis: “I social sono diventati il primo touchpoint per la politica, soprattutto tra i giovani. Un post su Instagram, un video TikTok o un tweet possono raggiungere milioni di utenti in poche ore. I politici non comunicano più solo attraverso conferenze stampa o programmi televisivi: la narrazione passa dai feed personalizzati e dagli algoritmi. Chi sa usare questi strumenti strategicamente può influenzare davvero l’opinione pubblica.”
Domanda: Quali rischi comporta questo cambiamento?
Barberis: “Il rischio principale è la polarizzazione e la diffusione di disinformazione. Gli algoritmi premiano contenuti sensazionalistici che generano interazioni, anche quando non sono corretti. Questo crea bolle informative e fenomeni virali che possono alterare il dibattito politico, influenzando percezioni e scelte elettorali.”
Domanda: E per i partiti o le campagne politiche?
Barberis: “Devono costruire una strategia digitale coerente e autentica. Non basta pubblicare post: serve capire tempi, formati, tono di voce e modalità di interazione con la community. Gli algoritmi premiano la continuità e la rilevanza, quindi i contenuti devono essere studiati per generare engagement reale e non solo numeri superficiali.”
Opportunità e misurazione
Nonostante i rischi, i social offrono strumenti potentissimi per le campagne politiche. Consentono di segmentare il pubblico, misurare engagement in tempo reale e adattare i messaggi. Secondo Nielsen Digital