Home » “Un giorno torneremo a sorridere”: la Palestina tra guerra, calcio e un sogno mondiale infranto

“Un giorno torneremo a sorridere”: la Palestina tra guerra, calcio e un sogno mondiale infranto

by Marco Battistini
0 commento

Roma, 13 giu – Non è mai solo calcio. Non lo è in tempo di pace nelle sue complesse dinamiche sociali, figurarsi quando le vicende del rettangolo verde vanno ad incrociarsi con la drammaticità della guerra. E in Palestina, per chi se lo fosse dimenticato, si continua a morire sotto al fuoco della “punizione collettiva” del governo israeliano. 

Ricordare al mondo la Palestina

Ma si può giocare a pallone pensando alle bombe? Al quesito ha già risposto – un anno e mezzo fa, poco prima della Coppa d’Asia – l’ex commissario tecnico dei Leoni di Canaan, il tunisino Makram Daboub: «Non è facile concentrarsi sulla partita. I ragazzi controllano ogni minuto le notizie sui telefonini. Lo fanno ovunque. Abbiamo una grande responsabilità: siamo gli ambasciatori del nostro paese, dobbiamo ricordare al mondo che la Palestina esiste».

Fondata ad inizio anni ‘60 ma riconosciuta ufficialmente dalla Fifa solamente nel 1994, la selezione mediorientale nella sua terza partecipazione alla competizione continentale arriva fino agli ottavi di finale, eliminata dai padroni di casa del Qatar. I futuri campioni d’Asia – gli organizzatori dell’ultimo mondiale hanno poi sconfitto Uzbekistan, Iran e Giordania – passano infatti ai quarti grazie a un rigore, per così dire, discutibile.

Il sogno mondiale

Costretta per cause di forza maggiore a giocare le proprie partite casalinghe in Giordania, la Palestina si stringe attorno alla sua selezione. Susan Shalabi, vicepresidente della Federcalcio ha affermato: “Nonostante il genocidio di Gaza la volontà di vivere come una Nazione è ancora intatto. La squadra è diventata un simbolo delle nostre aspirazioni nazionali, del desiderio di vivere in pace”.

Ancora calcio, dalla Coppa d’Asia alle qualificazioni mondiali, sempre questioni di massime punizioni alquanto dubbie. Dopo aver superato un girone da quattro alle spalle della ben più quotata Australia ma davanti a Libano e Bangladesh, la compagine guidata dal giovane tecnico Ihab Abu Jazar – classe 1980 – in settimana si è giocata il passaggio alla quarta fase (che mette in palio due posti diretti per Canada-Messico-Stati Uniti 2026).

Serviva la vittoria, ma contro l’Oman è arrivato solamente un pareggio. Avanti nel punteggio – e con un uomo in più – fino al sesto minuto di recupero la selezione palestinese è stata condannata da un rigore generoso, concesso per un lievissimo contatto in area di rigore.

Palestina, la storia di Ahmad Taha

Come una storia nella storia, il protagonista sfortunato dell’episodio è stato il terzino Ahmad Taha. Non un giocatore qualunque, ma – sebbene abbia nel curriculum solamente due gettoni in nazionale – una nuova icona sportiva per la Palestina. Il ragazzo è nato nel 2001 a Kafr Qasimlocalità tristemente famosa per un noto massacro. Arabo con cittadinanza israeliana, gioca nella squadra della sua città natale, militante nella seconda divisione locale. Ma soprattutto è il primo calciatore di un campionato israeliano a rispondere alla chiamata dei Leoni di Canaan

Apriti cielo: c’è chi si è rifiutato di stringergli la mano – i colleghi del Maccabi Jaffa – e chi (il ministro dell Sport Miki Zohar) dall’alto della sua carica istituzionale ha definito la situazione inaccettabile. Ma, com’è giusto che sia, la federazione israeliana non può prendere provvedimenti nei confronti di Taha. La Fifa in tal senso è chiara: ogni atleta ha diritto di scegliere quale nazionale rappresentare tra quelle per cui detiene la cittadinanza.

Tra guerra, calcio e un sogno mondiale infranto. “Un giorno torneremo a sorridere” ha dichiarato al termine di Palestina-Oman un calciatore in maglia bianca. Dal canto suo Ahmad Taha ha dimostrato grande coraggio e senso di appartenenza. Verrà perdonato per il fallo da rigore perché no, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore

Marco Battistini

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati