
“La tecnica è basata sull’utilizzo dell’effetto piroelettrico, cioè la formazione temporanea di cariche elettriche di segno opposto, per accumulare su un supporto ad hoc molecole presenti in tracce, che divengono così rilevabili tramite uno strumento di lettura a scansione, ad esempio uno scanner in fluorescenza”, spiega Simonetta Grilli dell’Ino-Cnr. “Immaginando le proteine di gliadina, principali componenti del glutine, come delle piccole lampadine disperse in un liquido, il nostro metodo riesce ad accumularle su una superficie micrometrica (1 millesimo di millimetro), centuplicando il livello di luce rilevabile rispetto a quanto avviene con un dispensatore convenzionale”.

Il lavoro è stato sviluppato nell’ambito di un Progetto di ricerca nazionale finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, nell’ambito del Fondo per gli investimenti della ricerca di base, con un coinvolgimento fortemente interdisciplinare. “Il nostro obiettivo ora è di miniaturizzare il sistema di accumulo piroelettrico per renderlo più compatto e fruibile da personale non specializzato, senza ricorrere a lunghe e dispendiose analisi in laboratorio”, conclude Pietro Ferraro, responsabile del gruppo di ricerca e neo-direttore dell’Icib-Cnr, “che si inserisce molto bene nella nuova missione dell’Istituto di cibernetica”.
Chi: Icib-Cnr, Isa-Cnr, Ino-Cnr, Ibp-Cnr, Imm-Cnr.
Che cosa: nuova tecnica di rilevazione del glutine per applicazioni in campo biomedico, ambientale e alimentare. Studio pubblicato su Nature Communications col titolo: “Active accumulation of very diluted biomolecules by nano-dispensing for easy detection below the femtomolar range” doi:10.1038/ncomms6314
Francesco Meneguzzo
