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Catania, se questa è l’Italia dell’accoglienza noi vogliamo remigrazione

by Emanuela Volcan
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Roma, 1 giu – Non più procrastinabile. Di fronte ad una sequela di omicidi e violenze di vario genere in continuo aumento l’unica strada percorribile è la remigrazione senza se, senza ma e senza ulteriori giri di parole. All’indomani dell’efferato assassinio di un giovane pasticcere a Catania per il quale è stato convalidato (almeno questo) l’arresto di un africano senza permesso di soggiorno, si riaccendono i riflettori sulla sicurezza delle nostre città e su ciò che occorrerebbe fare immediatamente.

Se questa è accoglienza meglio remigrazione

Paesi non troppo lontani ci insegnano cosa significa aprire le porte ad una immigrazione incontrollata (poco importa se legale o meno), ma a quanto pare dimostrare “buonismo” seguendo pedissequamente l’agenda woke è più importante di garantire civiltà e decoro. Solo qualche giorno fa (riportato anche dalle nostre colonne) a Ragusa sono state rinviate a giudizio 7 persone per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dal profitto che ne avrebbero ricavato. Il processo inizierà ad ottobre ed è la prima volta che una ONG (nella fattispecie la Mediterranea Saving Humans) finisce alla sbarra che da questo, però, si possa arrivare una condanna non è prevedibile e soprattutto non basterebbe comunque a fermare l’escalation di violenza. E il motivo è presto detto. Quanto fatto negli ultimi decenni con la complicità di governi e giudici pronti a tollerare un’invasione di schiavi 3.0 e di manovalanza per la delinquenza organizzata, ci ha condotto alla situazione odierna dove (e i fatti di Catania ne sono fulgido esempio) la violenza è quasi inevitabile, come un fastidioso dettaglio che a volte si condanna e altre si giustifica (“nella sua cultura è previsto”, “non conosce le leggi italiane”, ed altre nefandezze) e il clandestino pasce senza controlli.

Un omicidio evitabile

Santo Giambattista Re, 30 anni, diventato padre da soli quattro mesi, lavorava in una nota pasticceria del lungomare di Catania ed aveva appena finito il proprio turno, era primissimo pomeriggio, le 15 circa. Dirigendosi verso la propria auto pare (le indagini sono ancora in corso) avesse avuto un diverbio con il 37enne John Obama (almeno così si fa chiamare considerato che è privo di permesso di soggiorno e chissà se arrivato in Italia con barchino o su una “amorevole” Ong) che in quel luogo fa il parcheggiatore abusivo da anni (si avete letto bene, da anni e dunque con il beneplacito delle autorità). Ma non è noto solo per la sua, diciamo così, professione ma soprattutto perché è stato arrestato più volte ed anche sottoposto al Dacur (Divieto d’accesso alle aree urbane); nel suo curriculum anche l’aggressione a due vigili urbani che gli costò un breve soggiorno nelle patrie galere. Il Re, siamo sempre ancora nel campo delle ipotesi, pare avesse chiesto la restituzione delle vaschette con cui la stessa pasticceria offriva del cibo allo zimbabwese che per tutta risposta lo ha più volte colpito con un coltello alle braccia e all’addome sino ad ammazzarlo! Capite bene che non si può liquidare questo grave fatto di sangue con un “non si può morire così”, “non si può essere uccisi per una banalità”, come abbiamo letto in tanti commenti e tanti articoli. Queste morti hanno firme e responsabili ben precisi! Un soggetto straniero privo di titoli per stare nel nostro Paese al primo reato commesso va rispedito a casa propria, senza documenti deve tornare da dove è venuto; oltretutto esercitava un’attività lucrativa in maniera abusiva e continuativa sotto gli occhi di tutti, soprattutto di chi è chiamato a combattere l’abusivismo.

Unica soluzione remigrazione

Adesso con la grave accusa di omicidio volontario aggravato, e sempre che non si trovino attenuanti, verrà tolto dalla strada per un bel po’ ed anche qui una riflessione va fatta: quanto incide sulla spesa chi è chiuso nelle carceri italiane invece di scontare le pene nei propri Paesi? Unica soluzione la Remigrazione per iniziare un percorso che possa ripristinare sicurezza e decoro alle nostre città, un atto di coraggio che possa colpire e annientare il problema alla radice.

Emanuela Volcan

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