Roma, 4 giu – Si sgonfiano i maranza. Annunciano una nuova “invasione” a Peschiera del Garda per il 2 giugno, ma ci pensa qualche risoluto cittadino a farli tornare alla realtà e farli scappare a gambe levate.
La fallita “invasione” dei Maranza a Peschiera del Garda
A suonare il corno dell’adunata era stato l’autoproclamato “re dei maranza di Brescia” Aquila con un video su Tiktok. Il precedente ovviamente è quello del 2 giugno 2022, quando Peschiera era stata messa a ferro a fuoco da sciami di immigrati che avevano di colpo trasformato il lungolago della città veneta in una specie di Banlieue. C’è da dire che da quel 2 giugno 2022 i tentativi di replica non erano mai andati troppo a buon fine. Anche quest’anno i numeri si erano certamente ridimensionati, con appena qualche centinaio di ragazzini a rispondere all’appello di Aquila. La cosa da segnalare non è il calo numerico, ma il cambio di registro e soprattutto il finale. Alle immagini da guerriglia urbana, da saccheggio apocalittico, alle grida “Peschiera è Africa”, siamo passati a fughe da centometristi, piagnistei social e perfino accuse di razzismo. Per portare a casa questo ribaltone è bastato un nutrito gruppo di persone, decise a dare alla prepotenza tribale dei maranza pan per focaccia. La cosa più divertente è seguire questa evoluzione andandosi a vedere i video social dei diretti interessati, con i maranza che prima minacciano: “Veronesi vi veniamo a prendere”. E poi si lamentano per aver avuto la peggio, puntando su una retorica vittimistica e auto-assolutoria: “Questa cosa non va bene, l’Italia non ci sta aiutando, non ci sta preservando, non ci aiuta a integrarci”. Discorsi, questi, che in parte la stampa italiana ha fatto propri, riducendo il tutto a scontri tra giovani immigrati bisognosi di comprensione contro gruppi ultras di estrema destra.
Una lezione sulla cittadinanza attiva
Al di là dei risvolti involontariamente comici, tutto questo ha molto da insegnarci, soprattutto in vista del referendum sulla cittadinanza tra qualche giorno. Dimezzare i tempi di ottenimento, spingere sempre più verso un modello immigrazionista, significa provare a vendere come soluzione ciò che è in realtà il problema. Lo vediamo nel doppio atteggiamento dei maranza, orgogliosamente “altro” quando possono, in cerca di accoglienza e comprensione dall’Italia quando le cose vanno male. Se da una parte quanto successo ci insegna cosa la cittadinanza non dovrebbe essere, dall’altro ci dà un ottimo esempio di cittadinanza attiva: scendere in strada, dare l’esempio, vivere la propria città, difenderla se necessario, non girarsi dall’altra parte. La risposta allo sradicamento è appunto il radicamento, un rifiore contro l’avanzata del deserto.
Michele Iozzino