«La televisione ci ha convinto che saremmo stati tutti miliardari, divi del cinema e rock star»
Roma, 11 set – Quando nell’ultimo anno del vecchio millennio Fight Club – film generazionale estremamente critico verso l’alienazione consumistica – usciva nelle sale cinematografiche, l’americano SixDegrees, primo social network della storia, spegneva due candeline. Più o meno nello stesso periodo esplodeva invece nei salotti delle case occidentali la passione per i reality show. Narciso, affogato in un lago nel quale si stava specchiando, avrebbe trovato sollievo alle sue pene interiori riconoscendosi nella percezione degli altri. O forse no: in un recente saggio edito dai tipi di Passaggio al Bosco Roberto Giacomelli, già autore (anche) dei romanzi “Il Licantropo” e “Il divoratore di anime”, analizza in maniera tagliente – proprio partendo dalla suddetta figura mitologica greco-romana – l’attuale società dell’apparire.
Disturbo del singolo, problematica di massa
L’agile volume si chiama – appunto – “Lo specchio di Narciso. Dalla fragilità imposta alla potenza dell’Essere”. Ma torniamo per un attimo alle parole di Tyler Durden. In quella particolare fase del capitalismo si stava preparando il terreno per il passaggio da una (bassa) civiltà dell’avere verso un mondo nel quale ogni persona, non più assillata dal concetto di proprietà, sarebbe stata via via portata a costruire la propria immagine sul giudizio altrui.
Appunto, i social. O meglio: il loro abuso. Perché se tutti noi abbiamo provato almeno una volta l’ormai famosa scarica di dopamina che sussegue il ricevimento di un like, altra cosa è la “dipendenza dolorosa che genera solitudine affettiva”. Come quella di Narciso, lentamente lacerato per l’infatuazione, provocata dalla dea Nemesi, nei confronti della propria bellezza. Così il narcisismo, una volta disturbo del singolo, secondo la precisa ricostruzione di Giacomelli, si presenta oggi come problematica di massa.
Non esiste più una sola realtà
L’immagine ha sostituito la realtà. Scrive l’autore – analista, docente e maestro di arti marziali – nelle prime pagine del libro: “Il grado di immedesimazione nella finzione scenica è massimo, si vive un film come un attimo di verità e i fatti reali – visti nei telegiornali – sono vissuti con il distacco di una narrazione fantastica. Il reale, in sostanza perde la sua caratteristica fondamentale: l’indipendenza della percezione soggettiva. Non esiste più una sola realtà, ma le sue infinite versioni”.
Un concetto, se vogliamo, simile a quello espresso da Guido Taietti nel suo libro Stregoneria Politica: “Il virtuale è oggi il reale. Quel che accade offline è quasi sempre residuale”.
Dagli eroi a Narciso
Ma come si è arrivati a questo punto? Per secoli la società organica (dell’Essere) ha ordinato il continente europeo curando il rapporto con il sacro, “filtrato attraverso quello privilegiato con la natura”. Ma il “vuoto spirituale causato dalla mancanza di miti ed eroi”, processo nel quale le religioni rivelate non risultano esenti da colpe, ha spianato la strada al capitalismo.
Dalla potenza dell’Essere all’egoismo dell’avere, fino alla figura – ancora più debole – del narcisista (apparire), figlio di un’umanità occidentale regredita al livello infantile del tutto e subito. L’archetipo dell’eroe sostituito da quello della vittima: il politicamente corretto “protegge i narcisi dal confronto con il reale, costruendo regole assurde e ridicole” mentre il mercato “famelico e spietato, si nutre di paure e debolezza”. Anche perché, con ogni evidenza, una personalità fragile è più facile da manipolare.
Essere, avere, apparire
Sono comunque varie le tematiche trattate da Giacomelli nel suo ultimo libro: l’autore ci parla di sesso e pornografia, di un certo utilizzo malato della tecnica (più che innalzare l’uomo e spingerlo verso la conoscenza dei suoi limiti oggi molto spesso lo intorpidisce), si sofferma sulla figura dell’influencer. Ragiona quindi sul dilagare della violenza incontrollata e senza senso, generata dalla negazione dell’aggressività, “fattore naturale di adattamento all’ambiente indispensabile per la sopravvivenza”. Particolarmente interessante il capitolo in cui viene analizzata la proliferazione dei reality, seguiti “da moltitudini di estimatori del brutto e del volgare”.
La realtà sostituita dalla sua rappresentazione. Ma la storia, ovviamente, non finisce qui. E una rivoluzione – dal latino revolvere, tornare all’origine – interiore è sempre possibile. Serve il coraggio di sapersi dominare, ovvero ciò che è mancato a Narciso. Liberarsi da queste invisibili catene come sfida primaria del soldato politico. Perché, per dirla con lo stesso autore del libro, “solo il piacere di Essere consente il lusso di non apparire”.
Marco Battistini