Roma, 24 set – Più che minacce sull’orlo della catastrofe, lo scambio di battute tra Donald Trump e il Cremlino assomigliano allo sbandierato trash talking di qualche spettacolo di wrestling. L’inquilino della Casa Bianca apostrofa la Russia definendola una “tigre di carta”, mentre il solito Dmtry Peskov ci tiene a ribadire che la Russia è “un vero orso”. Sullo sfondo ovviamente la guerra in Ucraina, sul cui esito il presidente americano parrebbe aver cambiato idea.
Il cambio di rotta di Trump su Russia e Ucraina
A dare il via alla cortesie reciproche è un post di Trump che, sbugiardando in parte anche se stesso, descrive una Russia in difficoltà nel conflitto in corso e vede come possibile una vittoria dell’Ucraina su tutta la linea: “Dopo aver compreso a fondo la situazione militare ed economica tra Ucraina e Russia e aver osservato i problemi economici che sta causando alla Russia, credo che l’Ucraina, con il sostegno dell’Unione Europea, sia in grado di combattere e riconquistare tutta l’Ucraina nella sua forma originale”. E incalzando, “La Russia combatte senza meta da tre anni e mezzo, una guerra che una vera potenza militare avrebbe dovuto vincere in meno di una settimana”. Appunto, una “tigre di carta”. Strano che il presidente americano lo scopra solo ora. Quasi un ideale contraltare alle irrealistiche dichiarazioni del britannico Richard Shirreff, ex generale Nato ora in pensione, per il quale – come riportato dalla stampa italiana – Mosca “sarebbe in grado di travolgere l’Europa in appena cinque giorni grazie a una prontezza militare già rodata dalla guerra in Ucraina”. Un allarmismo che non ha riscontro nei fatti, visto come la potenza militare russa sia stata al contrario fortemente ridimensionata nel corso dell’attuale conflitto.
Ma l’obbiettivo è sempre l’Europa
Tra le criticità economiche della Russia individuate da Trump, c’è anche l’approvvigionamento di benzina. Cosa che il Cremlino, tramite Peskov, non ha mancato di rimarcare malignamente: “Trump è un vero uomo d’affari, sta cercando di costringere il mondo interno a spendere più soldi per il petrolio e il gas americani”. Insomma, fine della luna di miele tra Trump e Mosca? Trump non è più l’eroe di alcun mondo multipolare? Una luna di miele c’è mai stata? Stati Uniti e Russia sono ai ferri corti? Scoppierà la terza guerra mondiale? Niente di tutto questo. Per capire cosa c’è dietro questo balletto, bisogna leggere con più attenzione quanto detto dal presidente americano, senza lasciarsi distrarre dal rumore di sottofondo. Il dato centrale, infatti, non sono le dichiarazioni di facciata, le liti per i giornali, quel guardarsi in cagnesco che nasconde convergenze comuni, quanto piuttosto la sottolineatura di Trump sul “sostegno dell’Unione Europea” che garantirebbe una vittoria ucraina. La guerra viene quindi scaricata sugli “alleati” europei, sorta di convitato di pietra all’interno della faccenda. Un modo per lasciare l’onere più pesante a questi ultimi, per poi passare all’incasso in futuro. Ovviamente badando che l’Europa non si riarmi troppo, o quantomeno non si riarmi abbastanza da costituire un pericolo per gli Stati Uniti.
Michele Iozzino