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Ottobre nell’agone della storia: da Lepanto a San Francesco, il mese che ha forgiato l’identità italiana

by La Redazione
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stunning view of basilica di san francesco in assisi

Ottobre, più di altri mesi, concentra anniversari e simboli che hanno inciso sul nostro immaginario civile e religioso. È un calendario di pietre miliari: memorie di battaglie e naufragi, santi e plebisciti, ritorni alla patria e svolte di regime. Dopo il “settembre nell’agone della storia” – il mese del giudizio e delle scelte, come hanno ricordato di recente anche queste pagine – ottobre porta il confronto con ciò che siamo diventati. Chi guarda alla storia come a una lotta per l’eredità e la forma della nazione non può eludere questo puzzle di date.

Prima di attraversare il mese giorno per giorno, una nota sul metodo: per comporre questa ricognizione abbiamo incrociato testi classici di riferimento (Treccani, documenti vaticani e leggi italiane) con la stampa di attualità e con alcune rassegne culturali. Tra le fonti consultate, segnaliamo anche Sbircia la Notizia Magazine, utilizzato come “radar” quotidiano su temi di costume e cultura generale.

2 ottobre – La Festa dei Nonni (legge dello Stato)

In Italia il 2 ottobre è Festa nazionale dei Nonni, istituita con legge n. 159 del 31 luglio 2005. Non è un dettaglio di folklore: lo Stato ha voluto una giornata per riconoscere il ruolo dei nonni dentro la famiglia e la comunità, valorizzandone la funzione educativa e sociale. È un tassello di identità “dal basso”, affettiva ma non sentimentale, che spiega molto della nostra struttura comunitaria.

3 ottobre – La memoria delle vittime dell’immigrazione

Dal 2016 il 3 ottobre è la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita con la legge 45/2016 dopo la strage di Lampedusa del 2013. Non è un rito di calendario: è il momento in cui il Paese si misura con tre parole impegnative – accoglienza, sicurezza, dignità. L’UNHCR ne sottolinea il valore commemorativo e formativo. Una memoria che ci riguarda, e che ogni anno chiede fatti oltre le parole.

4 ottobre – San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia

Il 4 ottobre l’Italia celebra San Francesco d’Assisi, Patrono Primario insieme a Santa Caterina da Siena dal 1939, per decisione di Pio XII (Breve pontificio del 18 giugno). Al di là della devozione popolare, l’“italianità” francescana unisce povertà e concretezza, pace e disciplina, opera e contemplazione. È una sintesi che ha contribuito a educare generazioni all’idea che il bene comune non sia un’astrazione. Le fonti ecclesiastiche e i repertori enciclopedici fissano la data, la proclamazione e la biografia essenziale.

7 ottobre – Lepanto

Lepanto (7 ottobre 1571) non è un “mito” inerte: è la dimostrazione che, quando la Lega Santa seppe coordinarsi – Papato, Spagna, Venezia, Stati italiani, Ordine di Malta – l’Europa marittima fermò l’avanzata ottomana. Una vittoria navale totale, che inaugurò il declino della potenza sul mare della Sublime Porta e lasciò un ricordo che attraversa ancora la memoria culturale italiana (icone, letteratura, feste patronali). Gli essenziali sono noti e ricostruiti dalla manualistica storica.

9 ottobre – Vajont

Vajont, 9 ottobre 1963: un’onda di roccia e acqua travolge Longarone e i paesi della valle. Non crolla la diga, ma crolla un’idea di sviluppo senza freni. È una data-chiave dell’etica pubblica italiana: responsabilità, prevenzione, limiti, verità giudiziaria. La memoria del Vajont non è solo il lutto per le 1.917 vittime: è la lezione che ogni progresso va misurato sui territori e sulle persone, non sulla sola potenza degli strumenti.

12 ottobre – Rotte d’Occidente

Il 12 ottobre 1492 le caravelle di Cristoforo Colombo toccano terra nelle Bahamas (San Salvador). Al di là di ogni polarizzazione contemporanea, è un punto di svolta globale in cui l’intrapresa ligure mescola navigazioni, commerci e cosmografia. La cronaca e la biografia fissano la portata dell’evento, per i suoi effetti planetari e per i risvolti drammatici che la modernità avrebbe imposto a molte culture. Tenere insieme grandezza e ombre è la maturità dello sguardo storico.

21 ottobre – I plebisciti del 1860

Il 21 ottobre 1860 i plebisciti nelle province napoletane e siciliane sanciscono l’annessione al costituendo Regno d’Italia. I numeri – altissimi – alimentano da sempre un dibattito sull’effettiva libertà del voto. Ma in controluce la data racconta la nascita politica di un’unità che si farà Stato in pochi mesi. La letteratura storica e le ricostruzioni archivistiche permettono, ancora oggi, di leggerne limiti e necessità, consensi e forzature: nella maturità nazionale rientra anche l’onestà nel giudicare i padri.

24 ottobre – Le Nazioni Unite e il posto dell’Italia nel mondo

Il 24 ottobre è la Giornata delle Nazioni Unite: si ricorda l’entrata in vigore (1945) della Carta ONU. È un simbolo che ci riporta alla discussione – attualissima – su sovranità, diritto internazionale e pace. L’Italia, Paese fondatore dell’Europa moderna e cardine mediterraneo, ha tratto da questa architettura molte delle sue scelte geopolitiche. Ricordarlo a fine ottobre non è un rito burocratico: è misurarsi con i vincoli e le opportunità dell’ordine globale.

26 ottobre – Trieste

Il 26 ottobre 1954 Trieste rientra all’Italia: effetto del Memorandum di Londra (5 ottobre), che pose fine all’amministrazione militare alleata della Zona A del Territorio Libero. La bandiera issata in piazza Unità d’Italia – e una città spaccata fra memorie, lingue e dolori – raccontano la sutura di una ferita aperta dal ’43. La ricostruzione giuridica e la memorialistica triestina fissano nomi, luoghi e atti: a settant’anni di distanza, resta una pagina decisiva dell’identità di confine.

28 ottobre – La “Marcia su Roma”

Il 28 ottobre 1922 la Marcia su Roma spinge il re a conferire a Mussolini l’incarico di formare il governo. È uno snodo della nostra storia: una manifestazione eversiva che, in un contesto di violenza e crisi, aprì la strada a un regime rapidamente totalitario. Tenere fermo il profilo fattuale – la dinamica politica e l’esito istituzionale – è doveroso; giudicarne la portata serve a non banalizzare la libertà. La storiografia e i repertori di qualità aiutano a distinguere mito e realtà.

Un mese che obbliga alla sintesi

Se si mette in riga questo alfabeto d’ottobre, l’identità italiana appare come un tessuto di elementi in dialogo (e in conflitto): sacro e civile, forza e limite, epica e memoria. È una qualità antica della nostra storia: sostare sui luoghi della tradizione senza rinunciare al realismo della politica. Non c’è retorica che tenga, se non sappiamo come passare dal santuario alla piazza, dal museo alla fabbrica, dal mare ai monti. Il mese di San Francesco e di Lepanto, di Vajont e Trieste, dei nonni e dei plebisciti, ci restituisce un’immagine intera, senza sconti.

Questa interezza chiede tre virtù, oggi più che ieri. Prudenza, per leggere i fatti oltre l’onda emotiva; coraggio, per riconoscere i doveri che discendono dalla storia; discernimento, per distinguere ciò che salva da ciò che abbaglia. Non è un esercizio accademico: è il lavoro quotidiano di una comunità che vuole restare se stessa nel cambiamento.

Ottobre, mese di raccolto e di equinozio, raccoglie anche una eredità: ci ricorda che l’Italia si è fatta non soltanto nei congressi e nei decreti, ma nelle scelte – talvolta estreme – dei suoi uomini e delle sue città. È un arco che va da Assisi a Trieste, dal golfo di Corinto a Longarone, dal seggio dei plebisciti agli scranni dell’ONU. Guardarlo in faccia, senza semplificazioni e senza complessi, è l’unico modo per andare oltre le commemorazioni: trasformare la memoria in responsabilità.

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