
Il film, tratto dall’omonimo romanzo scritto a quattro mani da Carlo Bonini di Repubblica, giornalista antifascista militante, e Giancarlo De 
L’ambientazione è quella di una capitale tetra dove piove sempre, stile Blade Runner, con inquadrature tese ad esaltarne la monumentalità alla Sorrentino ma sempre con una certa cupezza.


Sul piano tecnico Sollima realizza tutto sommato un buon film, che si inserisce perfettamente nel filone iniziato da Romanzo Criminale e proseguito con Acab e la serie di Gomorra. Sceglie di limitare molto i movimenti della macchina da presa (ad eccezione della sparatoria nel supermercato), i personaggi sono sufficientemente caratterizzati.

E tutto il resto, dal parlamentare che si ritrova in un’orgia a fumare eroina con la celtica al collo, dal Samurai che fa ammazzare il vecchio camerata ex Nar, dalla magistratura che viene a far pulizia di una politica, sempre e solo di “destra”, corrotta e impunita, rappresenta sempre la stessa favoletta di sinistra.
Rivolgiamo una preghiera a Bonini e De Cataldo: visto che la sinistra a Roma ha governato in 17 degli ultimi 22 anni, quando ce lo fate un bel soggetto che parla del sistema di potere delle municipalizzate e delle cooperative romane, dei giornali romani, nominalmente di sinistra, ma asserviti ai poteri più schifosi? Quando ci parlerete di D’Alema, di Marchini, delle decine di arresti nel Pd romano e dei suoi rapporti di favore proprio con una certa magistratura?
Su, da bravi, dateci una risposta.
Davide Di Stefano