
L’indagine che hanno portato all’arresto dei poliziotti e della banda è stata condotta dal Pm di Milano Antonio D’Alessio. I due sono accusati di concussione, mentre i rom arrestati, 23 in totale, devono rispondere dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata ad una serie di furti.
I proventi delle rapine potevano ammontare anche a 20mila euro a settimana, di cui una cospicua parte finiva nelle tasche degli agenti collusi che sono anche arrivati a minacciare la banda che seminava il panico tra i viaggiatori della stazione: “Se non ci date quello che avete preso, vi togliamo i bambini e vi facciamo arrestare”, queste le parole dei due agenti in servizio alla Squadra Mobile secondo le prime ricostruzioni.
Tra i 23 nomadi serbo-bosniaci arrestati ci sono anche molte donne. Due di loro, in particolare, sarebbero state tra i promotori dell’associazione per delinquere finalizzata ai furti perché avrebbero selezionato le persone che dovevano compiere i colpi: le vittime preferite erano quasi sempre turisti di origine straniera che venivano derubati con la scusa di aiutarli con i bagagli o mentre erano in coda nelle biglietterie o si fermavano a richiedere informazioni.
Nei capi di imputazione a carico dei due poliziotti, vengono indicati soltanto due episodi di spartizione del “bottino” con i rom, uno da 600 euro e l’altro da 1000 euro, ma l’ipotesi degli inquirenti è che i due agenti abbiano ottenuto altri soldi in relazione a molti altri furti commessi dalla banda. Alcuni rom hanno denunciato che l’attività di concussione degli agenti era “sistematica e risalente nel tempo”. I furti sarebbero stati commessi per circa un anno, a partire dall’ottobre del 2014.
In una recente intervista il capo della Squadra Mobile milanese, Alessandro Giuliano, ha spiegato che i due agenti facevano parte di di una sezione che produce grandi risultati nel contrasto ai crimini predatori e “se verranno provate le accuse sarà una cosa molto grave, un tradimento verso coloro che svolgono sempre egregiamente e con onestà le loro funzioni”.
Giuliano Lebelli
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ci risiamo curano i loro interessi