
Fermo restando che la movida leccese andrebbe regolamentata, fa specie che l’amministrazione si sia immediatamente mobilitata per le lamentele dell’attore, annunciando provvedimenti e incassando le offese ai cittadini senza batter ciglio.
A difesa di Depardieu sono intervenuti l’assessore alle politiche ambientali, Andrea Guido, e il sindaco Paolo Perrone, primo cittadino e “top beggione”, il nuovo status che imperversa all’ombra del barocco e che identifica i leccesi giovani, belli e rampanti. Perrone ha provveduto a contattare personalmente la compagna dell’attore francese, preoccupato di perdere un ospite di tal portata, a maggior ragione ora che Lecce è candidata a rappresentare la Capitale europea della cultura per il 2019. Non sappiamo quanto opportuna e prolifica possa essere la rincorsa del sindaco, ma lui è stato eletto, con ampia maggioranza, e ha il dovere di agire come meglio crede. In fondo un po’ di silenzio, al furioso Depardieu, farebbe effettivamente bene. Potrebbe approfittarne per fare una passeggiata all’alba, quando la città è pervasa da una luce così limpida da dare un senso anche ai film di Ozpetek, potrebbe camminare lentamente fra quei vicoli che dice di amare così tanto, osservare i palazzi, i balconi intarsiati, le statue; potrebbe godere di quel “carnevale di pietra” come lo definì Vittorio Bodini, e in tutto quel silenzio ascoltare, finalmente, la voce della pietra leccese che gli sussurra “Gerard, Lecce è città di arte, se ne fotte di chi arriva e di chi parte”.
Francesco Pezzuto
