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L’incompetenza del trio Letta-Monti-Bonino: il caso marò rischia il tragico epilogo.

by Saverio Andreani
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maròRoma, 11 Gen – Dopo quasi un anno di governo Letta-Bonino-Mauro, per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone la situazione è diventata drammatica,

Finora i nostri governanti si erano trincerati dietro la scusa che la scottante vicenda dei due marò prigionieri in India era stata ereditata, dal governo Monti e che era impossibile cambiare strategia. La situazione a due anni di distanza è precipitata.

I due soldati prigionieri in India dal febbraio del 2012 e che la politica italiana non è mai riuscita a portare a casa, rischia di finire in un’ulteriore tragedia. Infatti ieri il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, aveva affermato che l’India ha dato assicurazione all’Italia che la vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre “non rientra nei casi in cui si può applicare la pena di morte”, e ancora “la questione della pena di morte applicabile ai marò è già da tempo totalmente esclusa”, ha ribadito l’inviato speciale del governo italiano, Staffan De Mistura, in India per seguire gli sviluppi del processo dei due militari italiani. Fatto sta che oggi le parole del ministro degli Esteri vengono smentite dal quotidiano “Hindustan Times” dove  si afferma che la polizia indiana Nia starebbe per ricevere il via libera da parte del ministero dell’Interno per presentare un rapporto sulla vicenda che coinvolge i marò, utilizzando una legge indiana per la repressione della pirateria che prevede la pena di morte. Il quotidiano “Hindustan Times” cita un alto responsabile governativo secondo il quale a riguardo “c’è accordo” fra i ministri del governo.

La situazione è entrata in fase di stallo tempo fa, si dice ancora, per l’esistenza di una assicurazione da parte del governo fornita dal ministero degli Esteri indiano all’Italia che il caso dei marò non rientrava fra quelli “rarissimi” a cui è applicabile la pena di morte. Stando ancora al giornale indiano Hindustan Time, la questione sarebbe rimasta finora irrisolta come riflesso delle garanzie in tale ultimo senso accordate dal capo della diplomazia di Delhi, che adesso sarebbe tuttavia giunto a un compromesso con i colleghi di gabinetto. A questo punto, il benestare per rinviare a giudizio i fucilieri di Marina italiani, per reati punibili con la pena di morte, potrebbe giungere alla Nia in qualsiasi momento.

Dunque un’ulteriore presa in giro da parte del governo Indiano, che si è trovato di fronte una controparte del tutto inetta ed incompetente ad affrontare una situazione cosi delicata sul piano internazionale e non bastano nemmeno le parole beffarde di Napolitano “Spero di rivedervi presto tra non molto al Quirinale” pronunciate lo scorso 20 dicembre. Per far si che la vicenda marò non fosse giunta a questo epilogo, bisognava agire prima aprendo un contenzioso internazionale, ma la Bonino ha preferito non far nulla per via dei lunghi tempi di richiesta.

Saverio Andreani

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