
Si comincia finalmente a distinguere fra furbi e parassiti da una parte e dall’altra le piccole imprese e le famiglie in difficoltà che non ce la fanno a tirare avanti.
Poi c’è la grande evasione. La più odiosa, perchè superflua. La più dannosa perchè fa si che un immenso patrimonio venga dirottato verso i paradisi fiscali. Ma non solo. Secondo i calcoli più recenti, è anche la più imponente. E’ opinione comune, infatti, che gli evasori “milionari”, in quanto pochi, finiscano per sottrarre al fisco meno risorse rispetto alla mare aid piccoli evasori. In realtà, a dar retta ai dati pubblicati da repubblica (aggiornati all’anno 2012), l’evasione attribuita ai lavoratori autonomi e alle piccole imprese è di “appena” 8,2 miliardi di euro l’anno. Il che spiega il fallimento di ogni campagna legalitaria promossa da Befera & Co., che negli ultimi anni ha tartassato i piccoli esercenti (e col redditometro fa le pulci anche ai pensionati con la minima) riuscendo a riportare all’ovile poco più di qualche miliardo.
Le cifre “grosse” riguardano invece proprio le grandi società: sempre secondo Repubblica (che cita dati della Confcontribuenti) al terzo posto tra i grandi ladri si collocano Srl e Spa, responsabili di un buco tributario di 22,4 miliardi di euro l’anno. Medaglia d’argento alle aziende che afruttano extracomunitari e clandestini, o che tengono lavoratori a nero (33, 4 miliardi). Infine, sul gradino più alto del podio, si posizionano le cosiddette “Big Company”, responsabili del furto sistematico di ben 38 miliardi di euro l’anno. E mentre Befera si scervella nel cercare di capire come mai un falegname fa la cresta di cento euro sulla fattura, quattro o cinque finanziarie in giacca e cravatta prendono il largo ogni anno verso le Isole Cayman
Francesco Benedetti