Home » Francia, Bayrou a fine corsa: Macron ostaggio del caos

Francia, Bayrou a fine corsa: Macron ostaggio del caos

by Sergio Filacchioni
0 commento
Francia crisi politica Bayrou Macron

Roma, 9 sett – Roma, 9 sett – François Bayrou è caduto. Dopo appena nove mesi, il quinto primo ministro in due anni si è dovuto arrendere a un’Assemblea nazionale spaccata, che lo ha sfiduciato con 364 voti contro 194. La sua missione – governare senza maggioranza e riportare ordine nei conti francesi – era in realtà una “missione impossibile”.

Bayrou e il governo che non poteva nascere

Dal suo arrivo a Matignon, Bayrou era seduto su una polveriera: un Parlamento diviso in tre blocchi che lui stesso definì in “guerra civile”. Nessuna coalizione possibile, nessun compromesso duraturo. La proposta di bilancio per il 2026 – con un maxi-risanamento da 44 miliardi – è stata la scintilla che ha fatto esplodere la situazione. Il Rassemblement National ha fiutato l’occasione di nuove elezioni, la sinistra ha scelto la radicalizzazione con Mélenchon, i socialisti hanno tentato di posizionarsi come alternativa di coabitazione. Risultato: Bayrou a terra, Macron di nuovo con le spalle al muro. All’Eliseo, il presidente francese esclude un nuovo scioglimento anticipato dell’Assemblea dopo il disastro del 2024, ma le opzioni sul tavolo sono tutte fragili. Può tentare di imporre un fedelissimo, rischiando una bocciatura immediata. Può aprire alla sinistra, ma dovrebbe affrontare veti e piazze infuocate. Sullo sfondo resta l’ipotesi che tutti fingono di non vedere: le dimissioni dello stesso Macron. La realtà è che ogni premier designato sarebbe già un condannato a morte politica. Intanto il Rassemblement National prepara le liste per un eventuale ritorno alle urne e sogna la conquista definitiva di Parigi.

L’Europa resta a guardare

Il terremoto francese non è solo un fatto interno. La Francia è la seconda economia dell’eurozona e la sua paralisi riflette la crisi dell’intera Unione. Bruxelles, ostaggio della propria inerzia, continua a inseguire dossier – Ucraina, Big Tech, competitività – senza mai decidere davvero. Ora vede crollare anche il partner che più di altri tentava di imporre una leadership. Le difficoltà di Macron e quelle di von der Leyen hanno la stessa radice: una distanza crescente tra popoli e istituzioni, un’Europa che non sa più guidare né convincere perché troppo impegnata a difendere il sé burocratico e amministrativo. Quello che accade oggi a Parigi non è un incidente parlamentare: è il sintomo di un sistema politico che si disgrega, in Francia come in Europa. Un’élite incapace di governare, prigioniera dei propri giochi di palazzo, mentre gli europei affrontano una crisi senza precedenti: energetica, migratoria, demografica e militare.

Accogliere il superamento di questo sistema

Come ha scritto Julien Rochedy – saggista e polemista francese, ex Front National – bisogna distinguere tra il contesto storico e i politici che tentano di cavalcarlo. Qualcuno oggi esulta per il caos politico che ha investito la nazione che più di tutte ha guidato il fronte dei “volenterosi” negli ultimi mesi. Ma è proprio qui il punto: quando Macron si mette a parlare di riarmo, non è lui a generare il processo, è solo trascinato da esso. Come può pretendere di incarnare una Francia (e un’Europa) “radicata e carnale” dopo essere stato l’incarnazione dell’impotenza, del mondialismo liquido, della fuga dalla Storia? Lo stesso vale per la von der Leyen e per l’intera classe dirigente europea, organica a un sistema nato per evitare la politica e oggi travolto dal ritorno prepotente della Storia. Sostenere il movimento in corso non significa quindi sostenere Macron, ma accogliere il suo superamento. Perché ogni nuovo contesto storico esige un ricambio radicale della classe dirigente. È una legge della Storia.

Sergio Filacchioni


You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati